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Paolo Del Debbio e le accuse di essere di destra: "Mio padre deportato durante il fascismo, votavo a sinistra"

Paolo Del Debbio ricorda gli anni vissuti in seminario, l'entrata in Fininvest, il voto "verso sinistra" e Silvio Berlusconi

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Mirko Vitali

GIORNALISTA

Giornalista esperto di politica e attualità, attento anche ai temi economici e alle dinamiche del mondo dello spettacolo. Dopo due lauree umanistiche e il Master in critica giornalistica, lavora e collabora con diverse testate e realtà editoriali nazionali

I due anni passati al seminario, l’entrata nel mondo berlusconiano, il padre deportato, il lavoro in tv e tanto altro: Paolo Del Debbio si è raccontato a ruota libera in un’intervista concessa al Corriere della Sera.

Paolo Del Debbio: gli anni passati in seminario e l’idea di farsi prete

“Ho passato nel seminario arcivescovile di Lucca due anni, tra i 16 e i 18. I più belli della mia vita”, ha raccontato il giornalista e conduttore televisivo, aggiungendo che proprio in quel periodo ha scoperto la passione per la filosofia: “Ho letto tutto il possibile, compresa la Summa di san Tommaso. Due anni di studio matto e disperatissimo. Lì è nata una passione che non mi ha mai abbandonato”.

Del Debbio ha anche rivelato che aveva pensato di farsi prete. E poi? “Mi attraeva quel clima di silenzio, di studio, di non dispersione. Poi però ho sentito il richiamo dell’amore fisico. E per tutta la vita mi sono dibattuto tra le due cose”.

Paolo Del Debbio

“Non datemi del fascista, è l’unica critica che non accetto”

Il giornalista ha confessato che non risponde mai alle critiche sul suo conto, eccetto a una: quando gli danno del fascista. Su quella non transige. Famoso un suo sfogo in tv: “Sul fascismo a me non dovete rompere i cogl**ni, sono figlio di un deportato“.

“Possono dirmi di tutto – ha ribadito al CorSera -, possono attaccare le mie trasmissioni, non ho mai reagito alle critiche; ma sul fascismo no. Per me l’antifascismo e il rispetto del popolo ebraico non vengono da un’idea astratta ma dall’esperienza del mio babbo a Luckenwalde. Avevo sei anni. Grazie ai racconti di papà e di nonna, che aveva aiutato i partigiani, ho capito, fin da prima dell’età della ragione, quale fosse la parte che aveva ragione”.

Il padre gli narrò che nel campo di prigionia si moriva di fame e che i nazisti mostravano le ciotole piene di cibo per i cani. “Come a dire – ha aggiunto il conduttore – che loro, gli italiani, erano cose; e se c’era qualcuno, erano gli animali. La reificazione, la riduzione degli uomini a cose, era stata già denunciata da Marx. I nazisti la realizzarono scientificamente”.

L’entrata di Paolo Del Debbio in Fininvest: “Votavo i socialisti”

Del Debbio ha anche ricordato di come entrò in Fininvest. Ci mise lo zampino Gina Nieri, che sarebbe diventata sua moglie. Fu lei che organizzò un incontro con Fedele Confalonieri. Come andò? Il dirigente così si espresse: “Abbiamo bisogno di gente che ha studiato e che pensa. Non so bene cosa farle fare. Intanto la prendo, poi vediamo”. “Sono stato il suo assistente per un po’ di anni – ha aggiunto Del Debbio -. E nel novembre ’93 mi chiesero di comporre il gruppo che doveva scrivere il programma di Forza Italia“.

All’epoca il giornalista era poco più che trentenne. “Non avevo mai fatto politica se non al liceo… Cosa votavo? Dal partito socialista in là”, ha spiegato. E quando gli è stato chiesto se con “in là” intendesse verso destra, ha risposto il contrario, ossia “verso sinistra”.

“Radicale. Non credevo nella Dc – ha sottolineato -. Avevo conosciuto don Gianni Baget-Bozzo, che diceva: l’unità politica dei cattolici li ha deresponsabilizzati, privandoli di pensiero”.

Infine ha speso parole di stima nei confronti di Silvio Berlusconi che, a sua detta, non va ricordato “solo per la genialità, ma per un’altra cosa, ancora più rara. Di solito uno pensa, l’altro organizza, il terzo realizza. Lui faceva tutte e tre le cose: gli veniva un’idea, organizzava il modo di realizzarla, e la realizzava”.

Fonte foto: ANSA

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