Paolo Carù trovato morto a Gallarate, il Guardian inserì il suo negozio di dischi tra i più famosi al mondo
Addio a Paolo Carù, trovato morto nella sua casa di Gallarate. Era proprietario di uno dei negozi di vinili più famosi al mondo secondo il Guardian
Il mondo della musica dice addio a Paolo Carù, proprietario di uno dei negozi di vinili più famosi al mondo e fondatore del mensile musicale Buscadero. L’uomo, che aveva 77 anni, è stato trovato senza vita nella sua abitazione a Gallarate, in provincia di Varese. Sul posto sono intervenuti i soccorsi nel tentativo di salvarlo, ma una volta arrivati è parso subito chiaro che non ci fosse più nulla da fare. Presenti anche i carabinieri per i rilievi del caso. Ancora sconosciute le cause della morte.
Chi era Paolo Carù
Paolo Carù ha dedicato oltre mezzo secolo alla promozione e alla diffusione della cultura musicale. Un impegno per la vita condotto dal suo negozio di dischi in vinile a Gallarate, ereditato dal padre nel 1967, quando Carù aveva solo 20 anni.
Nel 1980 il collezionista ha co-fondato, insieme ad Aldo Pedron e altri, il Buscadero — il nome è un omaggio al film L’ultimo buscadero di Sam Peckinpah — rivista musicale incentrata sul rock classico che ha contribuito in modo significativo a stimolare l’interesse per il rock e la musica americana in Italia e nel mondo.
Tutt’oggi il magazine viene pubblicato in edicola a cadenza mensile, guadagnandosi così un posto di tutto rispetto tra le più “antiche” testate italiane musicali.
Carù Dischi, famoso in tutto il mondo
Situato in piazza Garibaldi, accanto alla libreria gestita dalla moglie Anna, il negozio di Paolo Carù è diventato nel corso degli anni un punto di riferimento per intere generazioni di appassionati alla musica rock, provenienti non solo da tutta Italia, ma anche dal resto d’Europa.
Il suo impegno nel promuovere artisti e band indie lo ha reso una figura di rilievo nel panorama musicale internazionale, tanto da essere inserito dal Guardian nella lista dei negozi di vinili indie più famosi al mondo.
E anche quando i vinili sono diventati un prodotto di nicchia, Paolo Carù non si è mai perso d’animo.
“Ho lasciato i dischi negli scaffali perché ritengo che l’appassionato, dopo aver scaricato musica liquida, ha bisogno di un oggetto fisico da toccare”, dichiara nel 2016 in un’intervista Corriere della Sera, rilasciata in occasione dei 50 anni di attività.
“E non c’è niente di meglio di un bel disco con la sua copertina – sottolinea – Ora il vinile è tornato di moda, soprattutto tra i giovani”.