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Omicidio Sharon Verzeni, il racconto del super testimone e il mistero del dna mancante: cosa non torna

Il punto sulle indagini dell'omicidio Sharon Verzeni: dalle tracce assenti di Dna dell'assassino alle dichiarazioni contraddittorie del supertestimone

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Claudio Carollo

GIORNALISTA

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di cronaca e attualità economico-politica, interessandosi nel tempo di tematiche sociali e sport. Ha collaborato con diverse testate nazionali, con esperienze anche in radio.

Continua ad aleggiare il mistero sull’omicidio di Sharon Verzeni. Mentre i Ris sono al lavoro per analizzare i 40 profili genetici raccolti da familiari e residenti per confrontarli con il Dna dell’assassino, secondo le ultime informazioni l’autore del delitto non avrebbe lasciato materiale biologico da poter comparare. Dalle indiscrezioni sull’autopsia emergerebbe, infatti, come sul corpo della barista 33enne, uccisa a Terno d’Isola nella notte del 30 luglio, non ci siano tracce finora evidenti dell’omicida. Circostanza che ostacola il lavoro degli investigatori, complicato ancora di più dalle dichiarazioni di quello che dovrebbe essere il supertestimone, che però assicura di non aver visto né sentito nulla.

L’autopsia su Sharon Verzeni

Stando alle ricostruzioni del Corriere della Sera, l’esame autoptico effettuato del medico legale dell’ospedale Papa Giovanni XXIII, Matteo Marchesi, non ha dato riscontri di tracce di Dna sotto le unghie della vittima.

L’accoltellamento sulla 33enne sarebbe stato compiuto in modo netto e rapido e per questo la speranza degli inquirenti è che qualche segno di materiale biologico dell’assassino possa essere rimasto almeno sugli abiti della donna, ancora sotto esame.

L’inizio di via Castegnate, a Terno d’Isola, dove la 33enne Sharon Verzeni è stata uccisa a coltellate

Le indagini sull’omicidio

Il responsabile dell’Unità di medicina legale dell’ospedale bergamasco non avrebbe elementi sufficienti per tracciare le caratteristiche dell’assassino, se è uomo o donna, se mancino o ancora se più alto rispetto alla media.

Mancano, infatti, testimoni e immagini dell’omicidio, fondamentali per capire anche se Sharon Verzeni sia stata sorpresa alle spalle con tre coltellate ai polmoni o se sia stato letale il fendente ricevuto al torace.

Il supertestimone

Un contributo fondamentale alle indagini potrebbe darlo quello che è stato individuato, al momento, dagli inquirenti come il supertestimone dell’omicidio di Sharon Verzeni: si tratta del 76enne Antonio Laveneziana, residente in un monolocale che affaccia su via Castegnate, a circa 150 metri dal luogo del delitto. L’uomo ha vari precedenti penali e da tre anni si è trasferito con la moglie dalla sua Puglia a Terno d’Isola per stare più vicino alla figlia e al nipotino.

Laveneziana appare nelle immagini delle telecamere del bar tabaccheria sopra il quale vive, nei minuti dell’omicidio, ma interrogato dai carabinieri aveva inizialmente dichiarato di dormire.

Di fronte al video che lo ritraeva mentre fumava nel balcone, il 76enne ha cambiato versione, affermando di non aver visto niente “e non sarei in grado di riconoscere nessuno, anche perché ho fatto la cataratta a tutte e due gli occhi”, ha aggiunto.

E alla domanda se avesse sentito le urla di Sharon Verzeni ha risposto mostrando l’apparecchio acustico: “Di notte lo tolgo perché mi dà fastidio e, senza, non ci sento” ha dichiarato.

Gli investigatori sono al lavoro sulle dichiarazioni inizialmente contraddittorie del pensionato, ma sospettano che, più che l’omicida, il 76enne possa avere intravisto la sagoma in bicicletta ripresa dalle telecamere mentre si allontanava velocemente da via Castegnate, in un orario compatibile con l’omicidio. La bicicletta di quello che potrebbe essere il vero testimone oculare della morte di Sharon Verzeni.

Fonte foto: ANSA

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