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Oliviero Toscani è morto a 82 anni stroncato dall'amiloidosi, addio al fotografo delle campagne provocatorie

L'amiloidosi ha ucciso Oliviero Toscani: morto a 82 anni il fotografo delle campagne pubblicitarie shock. Dai Benetton agli attacchi a Giorgia Meloni

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Mauro Di Gregorio

GIORNALISTA

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Approdato a QuiFinanza e Virgilio Notizie dopo varie esperienze giornalistiche fra Palermo e Milano. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Oliviero Toscani è morto. L’amiloidosi, infine, ha portato via a 82 anni il fotografo più irriverente che abbia mai lavorato in Italia. Toscani era stato trasportato in codice rosso al pronto soccorso dell’ospedale di Cecina, vicino Livorno, a causa di un peggioramento delle sue condizioni. Poco dopo era scivolato nell’incoscienza. Tre giorni dopo il ricovero, è spirato.

Le campagne pubblicitarie di Oliviero Toscani

Il milanese Toscani, classe 1942, cominciò a far parlare di sé nel 1973 quando fotografò un fondoschiena femminile in hot pants e vi pose sopra l’ormai celeberrima scritta “Chi mi ama mi segua”. Si trattava di una campagna pubblicitaria per il marchio Jesus Jeans.

Da lì in poi fu un crescendo. Toscani, in particolare, si legò professionalmente al marchio Benetton e le sue campagne pubblicitarie furono più un manifesto politico che una mera réclame.

Seni neri che allattano neonati bianchi, primi piani di genitali maschili e femminili di tutte le etnie, figli morenti di Aids che ricevono l’ultimo abbraccio dei genitori, modelle anoressiche, mutilati…

E poi i baci: il bacio fra un prete e una suora, quello fra l’allora Papa Joseph Ratzinger e l’imam della moschea del Cairo, la cui gigantografia venne srotolata a due passi da Piazza San Pietro. Il bacio fra Barack Obama e il leader cinese Hu Jintao e tanti altri ancora.

Per Oliviero Toscani, la parola d’ordine era “provocare”, ma non in maniera sterile: l’obiettivo era rompere i tabu per imprimere una spinta al dibattito pubblico verso sentieri inesplorati.

L’amiloidosi

Alla fine dell’agosto scorso, Oliviero Toscani concesse un’intervista al Corriere della Sera per parlare del dramma che l’aveva colpito.

“Alla fine di giugno mi sono svegliato con le gambe gonfie. Ho cominciato a fare fatica a camminare. All’ospedale mi hanno diagnosticato un problema al cuore”, disse.

Poi gli esami e il responso: amiloidosi, una malattia che provoca l’accumulo delle proteine sui punti vitali, bloccando le funzioni dell’organismo. “E si muore. Non c’è cura”, disse.

L’11 gennaio la moglie comunicò che Toscani non era più cosciente, alle prime ore di giorno 13 è sopraggiunta la morte.

La militanza politica

Oliviero Toscani non ha mai fatto mistero del suo orientamento politico progressista. Negli anni non ha risparmiato critiche ai politici, soprattutto di destra. Da Luca Zaia considerato votabile solo da chi è “ubriaco” a Silvio Berlusconi (“per fortuna è morto… ci ha rubato la dignità sociale”).

Non filò sempre tutto liscio: dopo una serie di insulti rivolti a Matteo Salvini venne citato in giudizio e condannato in Cassazione. “Pago volentieri per dire quello che penso”, commentò il fotografo.

Le stoccate più dure, condite da insulti, le riservò negli ultimi mesi della sua esperienza terrena a Giorgia Meloni (“ritardata”, “brutta”, “volgare”, “fastidiosa”, “fascista”).

“I miei insulti a Giorgia Meloni? Posso andare avanti mezza giornata a dire quello che penso di lei. Mi dà fastidio”, ammise candidamente.

Fonte foto: IPA

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