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CRONACA ESTERA

Olga Kharlan riammessa ai Mondiali di scherma: l'ucraina era stata sospesa per non aver salutato atleta russa

Dietrofront della federazione mondiale di scherma, che aveva inizialmente sospeso la sciabolatrice ucraina (e tutta la squadra) dai Mondiali in corso

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Ubaldo Argenio

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista esperto di cultura, sport e cronaca, scrive anche di attualità, politica e spettacolo. Laureato in Scienze della Comunicazione, inizia a collaborare con testate locali di Benevento per poi passare a testate nazionali, per le quali si è occupato principalmente di approfondimenti sportivi e culturali. Lavora anche come editor.

Olga Kharlan, la sciabolatrice ucraina che era stata esclusa dai Mondiali per essersi rifiutata di stringere la mano all’avversaria russa Anna Smirnova, è stata riammessa dalla federazione e potrà continuare a gareggiare nel torneo.

L’incontro con Anna Smirnova

L’incontro dal quale sono nate molte polemiche si è tenuto nella mattinata di ieri – giovedì 27 luglio – durante i Mondiali di scherma in corso a Milano.

Al termine della gara tra la sciabolatrice russa Anna Smirnova e la campionessa ucraina Olga Kharlan, conclusosi con la vittoria di quest’ultima con il punteggio di 15-7, l’atleta del Paese invaso si è rifiutata di stringere la mano all’avversaria.

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La Kharlan ha teso la spada invece della mano, comportamento tra l’altro contemplato dal protocollo Covid della Fie (Federazione internazionale di scherma). La Smirnova però si è rifiutata di accettare il saluto, decidendo quindi di bloccare la pedana per 45 minuti, in segno di protesta.

La squalifica di Olga Kharlan

Inizialmente Olga Kharlan, che informato il giorno prima la Fie della sua intenzione di non dare la mano all’avversaria russa, chiedendo di non essere sanzionata, era tornata tranquillamente negli spogliatoi, convinta di doversi preparare per l’incontro successivo.

Proprio la Fie però, scavalcando la decisione di campo dell’arbitro, ha deciso di squalificare la sciabolatrice ucraina per il mancato saluto. Una decisione che ha gettato nello sconforto non solo l’atleta ma tutta la squadra ucraina, che temeva di essere estromessa dal Mondiale dato che, da regolamento, un team non può iscriversi al tabellone in caso di squalifica di un suo membro.

Il caso ha sollevato un polverone che non si è limitato al mondo dello sport, arrivando prima ai sospetti della federazione ucraina (“Le nostre ragazze sono state sorteggiate contro due atlete russe, non può essere una coincidenza”), e poi alle accuse di Mykhailo Podolyak, consigliere di Volodymyr Zelesnky, secondo il quale in più occasioni, sui propri sociale, la Smirnova ha mostrato sostegno per l’esercito russo “che sta uccidendo gli ucraini e distruggendo le nostre città”.

Il dietrofront della Fie

Anche il governo italiano, con una lettera inviata dal ministro per lo Sport Andrea Abodi al Coni, alla federscherma e al comitato organizzatore dei Mondiali, ha chiesto spiegazioni su quanto definito una “grave decisione con riguardo anche alle tempistiche di approvazione del regolamento sulla base del quale era stata assunta”.

Anche il Cio (il Comitato olimpico internazionale) era intervenuto in più occasioni a sostegno delle prese di posizione degli sportivi ucraini, e alla fine la Fie si è trovata “costretta” a fare marcia indietro, rimangiandosi quanto affermato e riammettendo la sciabolatrice ucraina nel tabellone.

Polemica finita? Macché. Il Comitato Olimpico russo, ha a sua volta diffuso un comunicato con il quale ha accusato il Cio di fare il doppio gioco: “la dichiarazione in questione indica che il Cio ha scelto una posizione nel conflitto politico, iniziando ad agire nell’interesse di una parte”. Per i vertici dello sport russo infatti le indicazioni del Cio “hanno mostrato chiaramente la duplicità delle cosiddette raccomandazioni, dei criteri, dei parametri”.

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