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ECONOMIA

Mutui sempre più alti, perché la Bce aumenta (ancora) i tassi di interesse e le previsioni per i prossimi mesi

Le rate dei mutui a tasso variabile continuano ad aumentare dopo l'ennesimo intervento della Banca Centrale Europea. Ecco cosa aspettarsi nel 2023

Pubblicato:

Silvia Marchetti

GIORNALISTA

Si occupa principalmente di politica, cronaca, economia e spettacolo su riviste e siti di informazione nazionali, appassionata di musica e di calcio.

Le rate dei mutui continuano ad aumentare e molte famiglie italiane cominciano a essere in forte difficoltà con i pagamenti. Quello che sta accadendo è una conseguenza dell’ennesimo incremento dei tassi di interesse voluto dalla Banca Centrale Europea, un’azione ritenuta necessaria “per assicurare un tempestivo ritorno dell’inflazione all’obiettivo di medio termine del 2%”.

A essere ritoccati sono i mutui a tasso variabile, destinati (se gli aumenti della Bce dovessero proseguire anche nel 2023) a essere meno convenienti rispetto a quelli a tasso fisso. Ma cosa accadrà nei prossimi mesi? Come devono comportarsi gli italiani che hanno acceso un mutuo o che intendono farlo a breve? Ecco le previsioni degli esperti.

Perché la rata del mutuo è aumentata

Per capire bene cosa sta accadendo in questi ultimi mesi, basta prendere in considerazione un mutuo variabile da 200 mila euro da restituire in 25 anni, sottoscritto a giugno 2022 con un tasso (Tan) di partenza pari a 0,90%. La rata da giugno a ottobre è aumentata di ben 137 euro, in seguito alle decisioni della Bce.

Su un prestito da 126mila euro con scadenza 25 anni sottoscritto a gennaio, invece, l’aumento della rata da inizio anno è stato del 39%, pari a 180 euro in più al mese.

Questi due esempi concreti consentono di fotografare una situazione preoccupante e le conseguenze sulle tasche delle famiglie italiane. Si tratta del quarto aumento dei tassi in appena cinque mesi, con il costo del denaro dell’area euro salito al 2,5%, il livello più alto da dicembre 2008.

La presidente della Bce, Christine Lagarde

La Bce aveva già incrementato i tassi il 27 luglio (+0,5%), il 14 settembre (+0,75%) e il 2 novembre (+0,75%). E ora annuncia ulteriori rialzi, “perché l’inflazione continua a essere di gran lunga troppo elevata”.

Le intenzioni di Lagarde e della Bce

L’obiettivo della Banca Centrale Europea è, come detto, quello di ridurre l’offerta di moneta e in questo modo cercare di frenare l’inflazione per riportarla verso valori considerati ottimali, ossia al 2%. L’ultimo dato dell’area euro sull’incremento dei prezzi, relativo a novembre, segna infatti un allarmante e desolante +10%. 

Si era paventato, per fine anno, un nuovo incremento dei tassi dello 0,75%, ma all’ultimo la Bce “si è accontentata” di un +0,50%. Una magra consolazione per chi deve comunque pagare le rate del mutuo variabile, ormai salito alle stelle.

Le decisioni verranno comunque prese di volta in volta, valutando l’impatto delle misure già messe in campo negli scorsi mesi. Intanto, la presidente della Bce, Christine Lagarde, ha spiegato che il contesto di stabilità finanziaria è peggiorato da giugno scorso e che “è ragionevole aspettarsi che la Bce aumenti i tassi di mezzo punto percentuale alla volta“.

“Non stiamo svoltando, non stiamo vacillando, stiamo mostrando determinazione in un viaggio che continua”, ha precisato Lagarde riferendosi al contrasto all’inflazione.

Tasso fisso e tasso variabile, cosa scegliere

A settembre il costo medio dei mutui fissi distanziava quello dei mutui variabili di circa 150 punti (1,5%). Nei primi 15 giorni di dicembre, invece, il margine si è ridotto (3,35% contr0 2,90%).

Come spiega un report di Mutui On Line, se gli indici di riferimento continueranno a evolvere con i trend attuali e il mutuo a tasso variabile assorbirà questo ulteriore aumento di 50 punti base, “è possibile che a gennaio i mutui a tasso fisso siano addirittura meno costosi dei variabili“.

In tal caso, converrebbe investire su un mutuo a tasso fisso e valutare la surroga nel caso in cui mutasse il trend degli ultimi mesi.

Col tasso fisso, si pagherebbero interessi ancora superiori al 3%, anche se il variabile costerà di più e soprattutto, visto che l’epoca d’oro del fisso poco sopra l’1% difficilmente potrà tornare, quando la situazione economica diventerà più stabile i costi diminuiranno e allora si potrà giocare la carta della surroga.

Le conseguenze dei continui rialzi

I tassi della Bce, che riguardano quello che pagano le banche per scambiarsi tra di loro denaro depositato presso la Banca Centrale, a cascata finiscono per influenzare il costo di qualunque tipo di finanziamento.

Dunque, a farne le spese, non sono soltanto le famiglie. Anche le imprese, di fronte a tassi più alti, si ritroveranno finanziamenti sempre più costosi e restrittivi da parte delle banche e meno possibilità di investimenti, meno innovazione e meno crescita.Sil

L’aumento del costo del denaro ha avuto subito effetto anche sullo spread, cresciuto di quasi 14 punti a 206,7 con il rendimento del Btp decennale schizzato al 4,13%. E, come se non bastasse, il mercato valuta i titoli italiani addirittura più rischiosi di quelli greci.

Un nuovo allarme sugli interessi

Attualmente, la situazione non è molto chiara. Ci si affida alle stime e alle previsioni degli esperti, molti dei quali all’orizzonte non vedono nulla di buono. Lo spettro del 6% per gli interessi sulle rate dei mutui appare sempre più vicino. A lanciare l’allarme è una recente analisi condotta dalla Fabi, la Federazione dei bancari.

“Se i tassi medi si sono attestati, nel mese di ottobre, a quota 3,2%, quando il costo del denaro era al 2%, sul mercato – ha commentato il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni- alcuni intermediari propongono, già oggi, mutui con interessi superiori al 5%”.

“La decisione della Banca Centrale farà alzare i tassi di interesse sui mutui alle famiglie, ad eccezione di quelli a tasso fisso già contratti con le banche. Le famiglie italiane, comunque, non devono rinunciare al sogno della vita, l’acquisto della casa, perché quando i tassi d’interesse caleranno e diventeranno più favorevoli, sarà possibile estinguere il vecchio mutuo con uno nuovo più vantaggioso“, ha rassicurato Sileoni.

Ora, per le famiglie, è importante capire fino a che punto si è in grado di assorbire altri aumenti della rata: per questa ragione, gli esperti consigliano di fare ricorso all’ammortamento del mutuo.

Quando inizieranno a scendere i tassi dei mutui

Secondo Bankitalia, l’aumento della Bce di 50 punti base dovrebbe produrre nei prossimi mesi una crescita delle rate dei mutui variabili, con un aggravio di quasi 35 euro al mese per un finanziamento medio.

Per il 2023-2024 ci si aspetta un ulteriore aumento dei due indici di riferimento dei tassi di interesse sui mutui, ovvero Euribor e Eurirs, rispettivamente parametri legati ai mutui a tasso variabile e a tasso fisso.

Secondo le stime di un report dell’Abi (Associazione bancaria italiana) i tassi di interesse per un finanziamento dovrebbe arrivare a toccare i 3 punti percentuali per marzo 2023, per poi raggiungere il 3,5% entro dicembre dello stesso anno. Il tutto dovrebbe poi stabilizzarsi nel 2024, assestandosi intorno al 3%.

Le previsioni elaborate dall’Abi sono però basate sulle attuali previsioni circa i livelli di inflazione. Le stime al momento prevedono un’inflazione media per il 2022 dell’8,1%, che dovrebbe poi calare al 5,5% nel 2023 e al 2,3% nel 2024.

Fonte foto: IPA

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