Morta di mesotelioma perché abbracciava il padre operaio in una fabbrica di amianto: maxi-risarcimento
La donna è stata esposta a lungo alle fibre di eternit sostituendo la madre nelle faccende di casa, come la pulizia degli indumenti di lavoro del padre
Per tutta la vita ha fatto la casalinga e non avrebbe avuto altro modo di entrare in contatto con le fibre di amianto se non tramite gli indumenti da lavoro del padre operaio. È la conclusione alla quale sono arrivati i giudici della corte d’Appello di Venezia condannando una ditta veneta a 700mila euro di risarcimento alla famiglia di una 58enne di Venezia uccisa dal mesotelioma pleurico. Lo riporta il Corriere della Sera.
La causa
È stata la donna stessa a fare causa all’azienda dove lavorava il padre dopo aver contratto la malattia associata nella quasi totalità dei casi alla prolungata esposizione all’amianto.
A marzo del 2017 la 58enne raccontava in tribunale di aver vissuto per 21 anni a casa dei genitori nel centro storico di Venezia, da quando è nata nel 1959 fino al 1980, quando è andata a convivere con suo marito.
La vicenda
Il padre ha lavorato per 15 anni come operaio nella “Prodotti Cemento Amianto spa” del Veneziano, diventata successivamente Edilit srl, e rientrando a casa tutte le sere abbracciava le figlie, come fa un papà qualsiasi, con ancora addosso gli indumenti impolverati dalle fibre di amianto.
Gli stessi vestiti che la moglie provvedeva a pulire insieme alle figlie, tra i quali la tuta ricoperta di fibre di amianto che veniva battuta con il battipanni e poi messa a lavare.
Crescendo negli anni la donna ha cominciato a sostituire completamente la madre nelle faccende di casa, aumentando così le circostanze nelle quali ha inalato la polvere di eternit che l’ha portata alla malattia.
Per il resto della sua vita non ha mai svolto altre occupazioni che l’avrebbero potuta esporre all’amianto.
La sentenza
Neanche dopo un mese dall’inizio della causa la 58enne è stata uccisa dal mesotelioma, ma la sorella e il marito hanno portato avanti la battaglia fino a ribaltare la sentenza di primo grado che nel 2019 scagionò la Edilit srl.
La quarta sezione civile della corte d’Appello di Venezia ha riconosciuto, infatti, il nesso di causa ed effetto tra il lavoro del genitore e la morte della donna, condannando l’azienda a risarcire la famiglia della donna con oltre 700mila euro, a cui si aggiungono 98mila euro di quote ereditarie e 25mila di spese legali. La decisione della Corte d’appello potrà ancora essere impugnata di fronte alla Corte di Cassazione.