Matteo Messina Denaro, interrogatorio di Andrea Bonafede: il prestanome del boss non parla davanti al giudice
Andrea Bonafede, due giorni dopo l'arresto, è stato sottoposto all'interrogatorio di garanzia nel carcere di Palermo: ha scelto il silenzio
Dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro, la vita del ‘vero’ Andrea Bonafede è inevitabilmente cambiata. Colui che, da incensurato, ha prestato l’identità al boss di Cosa Nostra (negli ultimi anni di latitanza) è finito in carcere a Palermo e lì, mercoledì 25 gennaio, è stato sottoposto all’interrogatorio di garanzia. L’accusa, nei confronti del 59enne geometra di Campobello di Mazara (paesino in provincia di Trapani), è di associazione mafiosa. Bonafede si è avvalso della facoltà di non rispondere.
L’interrogatorio
L’interrogatorio di garanzia nei confronti di Andrea Bonafede è iniziato intorno alle ore 11 di mercoledì 25 gennaio nel carcere Pagliarelli di Palermo.
Presenti anche il procuratore Maurizio De Lucia e il pm della Direzione distrettuale antimafia, Piero Padova.
Il giudice per le indagini preliminari (gip) a condurre l’interrogatorio nell’aula bunker del carcere è Alfredo Montalto.
Bonafede si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Il suo legale, Aurelio Passante, ha dichiarato: “L’ho trovato bene. Aspettiamo la conclusione delle indagini”, come riportato dall’Ansa.
L’accusa
Andrea Bonafede è accusato di associazione mafiosa per aver prestato la sua identità a Matteo Messina Denaro.
Secondo i pm, sarebbe un uomo d’onore riservato, un personaggio al quale il boss si sarebbe rivolto per l’acquisito del covo in cui ha abitato e della Giulietta con cui si spostava, oltre ai documenti di identità falsi.
Cos’è l’interrogatorio di garanzia
Una volta stabilita l’ordinanza che dispone la misura cautelare – nel caso di Andrea Bonafede è l’arresto in carcere -, questa viene eseguita e si innesca un complesso sistema di controlli con funzione di garanzia nei confronti della misura restrittiva stessa.
Il primo controllo è dato dall’interrogatorio di garanzia della persona sottoposta a misura cautelare, entro pochi giorni dal provvedimento.
Andrea Bonafede è stato arrestato il 23 gennaio su disposizione del gip di Palermo, su richiesta del procuratore capo Maurizio De Lucia e dell’aggiunto Paolo Guido.
L’interrogatorio (che in questo caso è avvenuto il 25 gennaio, quindi quasi immediatamente), ha una funzione difensiva: mira a una prima verifica dell’effettiva sussistenza e permanenza delle ragioni cautelari e dei presupposti applicativi. Infatti è condotto dal giudice e non dal pm (che è di parte, rappresentando l’accusa).
Quest’ultimo, così come l’avvocato difensore (Aurelio Passante, nel caso di Bonafede), ha la facoltà di presenziare.
La mancata concessione dell’interrogatorio comporta la perdita di efficacia della misura e l’immediata liberazione del soggetto.
Dopo l’interrogatorio, il gip decide se confermare la misura, revocarla o sostituirla.