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Matteo Messina Denaro in carcere all’Aquila, il boss al 41 bis con altri mafiosi e membri delle Brigate rosse

Matteo Messina Denaro al 41 bis nel carcere dell'Aquila. Il boss trasferito da Palermo con un volo militare. La struttura ospita altri boss mafiosi

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Mauro Di Gregorio

GIORNALISTA

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Approdato a QuiFinanza e Virgilio Notizie dopo varie esperienze giornalistiche fra Palermo e Milano. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Carcere duro per Matteo Messina Denaro: pare che l’ultimo padrino di Cosa possa trovarsi all’Aquila, detenuto in regime di 41 bis nella stessa struttura che ospita altri boss mafiosi e brigatisti. Il trasferimento nella serata di lunedì 12 gennaio con un volo militare.

Matteo Messina Denaro al 41 bis all’Aquila

Il padrino è atterrato all’aeroporto di Pescara attorno alle 22:00. Da lì una colonna di mezzi delle forze dell’ordine lo ha trasferito in altra località, presumibilmente nel carcere del capoluogo abruzzese. La notizia è stata diffusa dal quotidiano pescarese ‘Il Centro’.

La scelta di quella struttura carceraria è stata dettata dal fatto che è attrezzata per ospitare detenuti in regime di 41 bis, ma anche per il fatto che l’ospedale della città ospita un ottimo centro oncologico.

Nella foto gli ultimi identikit di Matteo Messina Denaro e la foto segnaletica scattata subito dopo l’arresto.

Matteo Messina Denaro è infatti malato di cancro ed è stato arrestato nella clinica Maddalena di Palermo mentre si accingeva a sottoporsi a un ciclo di chemioterapia.

Matteo Messina Denaro varca dunque le porte di un carcere dopo una latitanza durata 30 anni, proprio mentre i carabinieri setacciano palmo a palmo la sua ultima abitazione a Campobello di Mazara.

La magistratura lo ritiene tra i mandanti della strategia stragista che ha flagellato l’Italia tra il 1992 e il 1993. Messina Denaro è stato condannato per la strage di Capaci e per quella di via D’Amelio e per gli attentati del 1993 a Roma, Firenze e Milano.

È ritenuto colpevole inoltre per decine di omicidi tra i quali quello del piccolo Giuseppe Di Matteo il cui corpo fu poi sciolto nell’acido.

Il tumore di Matteo Messina Denaro determinante per le indagini

La malattia del padrino è proprio uno degli elementi determinanti che hanno portato al suo arresto. Da alcune intercettazioni è emerso infatti come il latitante fosse malato di tumore.

Il procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e Paolo Guido, che hanno coordinato le indagini, hanno dunque aperto un filone d’inchiesta sulle prenotazioni sanitarie negli ospedali e nelle cliniche private dell’Isola.

In particolare hanno cercato le prenotazioni di uomini di mezza età affetti da patologie oncologiche.

Gli altri detenuti al 41 bis nel carcere dell’Aquila

Nel carcere dell’Aquila sono detenuti, fra gli altri, esponenti di spicco di Cosa nostra come il boss di Brancaccio Filippo Graviano, Carlo Greco e Ignazio Ribisi. Vi sono poi affiliati alla ‘ndrangheta come Pasquale Condello e camorristi come e Ferdinando Cesarano.

Detenuta al 41 bis all’Aquila anche Nadia Desdemona Lioce delle Nuove brigate rosse. La Lioce sconta l’ergastolo per gli omicidi di Marco Biagi e Massimo D’Antona.

Fonte foto: ANSA

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