Matteo Messina Denaro, la conferenza dei Carabinieri: "Non ha opposto resistenza", i dettagli dell'arresto
La conferenza stampa dei Carabinieri sull'arresto del boss Matteo Messina Denaro: come si è arrivati alla cattura del super latitante
Dopo la notizia del clamoroso arresto di Matteo Messina Denaro, si sta tenendo in questi istanti la conferenza stampa dal Comando Legione Carabinieri “Sicilia” in cui verranno approfonditi i dettagli della vicenda.
- L'arresto di Matteo Messina Denaro
- Il lavoro di indagine dei Carabinieri
- Il super boss non ha opposto resistenza
- La posizione della clinica e del complice
- Come si presentava Messina Denaro
- La lotta alla mafia non è finita
L’arresto di Matteo Messina Denaro
Come ormai noto, il super boss di Cosa Nostra latitante da 30 anni è stato arrestato questa mattina presso la clinica La Maddalena di Palermo, dove si recava sotto falso nome per sottoporsi a cure chemioterapiche.
Ad arrestarlo sono stati gli uomini del Ros insieme a quelli del Gis e dei comandi territoriali. L’edificio era stato messo in sicurezza già nella notte tra domenica 15 e lunedì 16 gennaio, per tutelare tutti gli altri pazienti.
“Come ti chiami?”, gli hanno chiesto i carabinieri. “Sono Matteo Messina Denaro“, avrebbe risposto secondo quanto riferito dall’Ansa. Il capomafia, fatto uscire senza manette ai polsi, è stato poi portato in caserma dai Carabinieri, quindi all’aeroporto Boccadifalco e da lì in un carcere di massima sicurezza.
Il lavoro di indagine dei Carabinieri
A prendere la parola per primo è stato il procuratore distrettuale di Palermo, Maurizio De Lucia, che ha subito voluto dichiarare come l’arresto di Matteo Messina Denaro potrà in qualche modo “saldato in parte il debito nei confronti delle vittime delle stragi di mafia“.
Il Generale Pasquale Angelosanto, comandante dei Carabinieri dei Ros, è poi entrato nei dettagli di un percorso investigativo durato anni: “Nell’ultimo periodo abbiamo acquisito elementi di indagine che ci hanno portato a rivolgere la nostra attenzione su questo aspetto relativo alla sua salute, che stesse frequentando una struttura sanitaria per curare la sua malattia”.
Gli istanti dell’arresto del super boss latitante dal 1993
Il lavoro è stato caratterizzato da “rapidità e riservatezza”: insieme con la Procura, sono stati analizzati diversi interventi fin quando non è arrivata l’autorizzazione all’intervento. Ad agire è stata la componente Gis, “in uniforme, con le insegne dell’Arma, perché agivamo in una struttura ospedaliera e dovevamo garantire la sicurezza a chi avrebbe avuto accesso alla struttura”.
Il Generale ha specificato poi che la ricerca del latitante si è concentrata nelle prime ore del mattino, grazie al sacrificio di tanti Carabinieri che hanno lavorato senza sosta anche durante le feste di Natale.
Fondamentali anche le intercettazioni: “Senza non si possono fare le indagini di mafia” ha sottolineato il procuratore
Il super boss non ha opposto resistenza
A prendere la parola è stato poi il Colonnello Alberto Arcidiacono ed è entrato nello specifico dell’operazione che ha portato all’arresto di Matteo Messina Denaro. Un intervento sviluppato su più fasi e che ha previsto un grosso dispiegamento di uomini dell’Arma.
Il super boss è stato identificato in una strada vicina all’ingresso dell’ospedale, presidiata dai militari: “Non ha opposto resistenza, si è subito dichiarato e non ha finto di essere il soggetto la cui identità ha utilizzato – dobbiamo verificare per quanto tempo”.
Guardandolo, ha aggiunto, si è subito avuta certezza della sua identità: “Non abbiamo visto atteggiamenti di fuga. avrà cercato di adottare delle cautele per sfuggire, ma il dispositivo usato era molto più ampio, anche quella zona era presidiata dai militari”.
La posizione della clinica e del complice
Al procuratore De Lucia è stato chiesto poi quale sia la posizione della clinica La Maddalena di Palermo, se cioè si tema che Matteo Messina Denaro possa aver goduto di un aiuto da parte della struttura sanitaria.
“Andava con documenti perfettamente compatibili, ad una prima lettura sembrano del tutto legittimi e legali. Non abbiamo ragione di ritenere che godesse di complicità nella clinica” ha detto il procuratore, sottolineando però che gli accertamenti sono partiti da qualche ora.
Diversa la posizione del secondo soggetto arrestato in mattinata, in flagranza di reato per aver agevolato la latitanza di un soggetto pericoloso giudicato colpevole di fatti gravissimi. È un nome conosciuto alle autorità, ma solo per un caso di omonimia: “Pensiamo che il latitante si accompagnasse solo a soggetti totalmente incensurati”.
Come si presentava Messina Denaro
Grande curiosità anche per le generalità e l’aspetto fisico di Matteo Messina Denaro, scomparso dal mondo 30 anni fa e riapparso questa mattina. Ora si sa che è malato, ma “le sue condizioni di salute sono compatibili con il carcere” ha specificato il pm Guido.
Quando è stato fermato, il suo aspetto fisico era in linea con quello dei fruitori delle prestazioni sanitarie di un centro di eccellenza come quello della Maddalena: “Era ben vestito, di buon aspetto, indossava beni di lusso”. Tra questi, un orologio da circa 35.000 euro.
Per quanto riguarda il nome falso, la carta di identità presentava il nome e le generalità di un’altra persona ma la sua foto: “Non si rilevano falsificazioni grossolane e sembra autentico. dovremo fare accertamenti per capire se è un documento falsificato”.
La lotta alla mafia non è finita
L’arresto di Matteo Messina Denaro, è stato specificato in conferenza stampa, non è una vittoria definitiva sulla Mafia: “Non è sconfitta. L’errore più grave è pensare che la partita sia finita. Non lo è. È un passaggio importante”.
Allo stesso modo, è ritenuta importante la reazione della gente nei pressi della clinica: “Hanno gioia. Mi risulta che in tanti abbiano applaudito i Carabinieri” ha detto il procuratore.
[NOTIZIA IN AGGIORNAMENTO]