Manca l'acqua al supermercato: fissato un limite all'acquisto. Il caso a Reggio Emilia
Un supermercato di Reggio Emilia ha deciso di fissare un limite massimo agli acquisti di acqua per famiglia: cosa sta succedendo in Italia
Al supermercato Conad Le Vele di Reggio Emilia, nel fine settimana, sono spuntati dei cartelli per segnalare che in quell’esercizio era possibile acquistare fino a un massimo di 6 casse d’acqua per famiglia.
Perché il supermercato ha deciso di limitare gli acquisti di acqua
A spiegare la decisione di limitare gli acquisti di acqua è stata Paola Ancilla Rondanini, direttrice e legale rappresentante del centro commerciale Conad Le Vele di viale Regina Margherita 33 a Reggio Emilia.
Alla ‘Gazzetta di Reggio’, Paola Ancilla Rondanini ha spiegato: “L’obiettivo è cercare di dare l’acqua a tutti. In questo periodo l’arrivo dell’acqua non è regolare e ci sono altri problemi. Per esempio, società che imbottigliano l’acqua ci hanno fatto sapere che hanno difficoltà ad aggiungere anidride carbonica per ‘gasare’ l’acqua. Inoltre, ci sono i problemi dei trasporti e della produzione”.
La direttrice del supermercato ha aggiunto: “L’acqua arriva un po’ a singhiozzo nei fine settimana e quindi abbiamo deciso di mettere un tetto massimo per dare a tutti la possibilità di acquistarla”.
La regola del supermercato
Al supermercato Conad Le Vele di viale Regina Margherita 33 a Reggio Emilia è possibile acquistare un massimo di 6 casse d’acqua a famiglia per volta.
La direttrice Paola Ancilla Rondanini ha assicurato: “Se un cliente si presenta con più bottiglie del previsto in cassa è invitato a lasciare quelle in eccesso”.
Acqua frizzante: l’allarme di Sant’Anna
A lanciare per prima l’allarme sull’acqua frizzante era stata Acqua Sant’Anna, che ha dovuto fermare le linee di produzione dei prodotti gassati a causa delle difficoltà incontrate nel reperire l’anidride carbonica.
Alberto Bertone, presidente e amministratore delegato di Acqua Sant’Anna, ha dichiarato nei giorni scorsi: “L’anidride carbonica è introvabile e anche tutti i nostri competitori sono nella stessa situazione. Siamo disperati, è un altro problema gravissimo che si aggiunge ai rincari record delle materie prime e alla siccità che sta impoverendo le fonti. Le aziende di C02 ci spiegano che preferiscono destinare la produzione al comparto della sanità. Saremmo disposti a pagarla di più anche se già costava carissima ma non c’è stato verso di fare cambiare idea ai nostri fornitori. Così l’acqua gassata rischia di finire: una volta finiti gli stock nei magazzini di supermercati e discount, non ci saranno più bottiglie in vendita”.