Malagò contro il Governo Meloni: “Mi impediscono di ricandidarmi a presidente del Coni". E risponde a Vannacci
Lo sport italiano è uscito rinfrancato dalle Olimpiadi di Parigi 2024: il bottino della spedizione azzurra è stato di 40 medaglie, di cui 12 d’oro. Un risultato migliore di quello ottenuto a Tokyo, 3 anni fa. Merito di tutto questo, oltre che degli atleti, è di Giovanni Malagò, presidente del Coni, il cui mandato però è in scadenza. È lui stesso a polemizzare contro il Governo di Giorgia Meloni che, secondo lui, non gli permette di ricandidarsi.
- Giovanni Malagò contro Giorgia Meloni: l'attacco
- Malagò saluta il Coni, le ipotesi sul suo futuro
- Perché il presidente del Coni ce l'ha con il Governo Meloni: c'entra una legge
- Ricandidatura di Giovanni Malagò: l'affondo del ministro Andrea Abodi
- Olimpiadi di Parigi 2024: il bilancio di Malagò e la risposta al generale Vannacci
Giovanni Malagò contro Giorgia Meloni: l’attacco
Il numero uno dello sport italiano attacca senza mezzi termini la premier e il Governo da lei presieduto.
“È possibile che dopo questi risultati e a pochi mesi da Milano-Cortina io non sia nemmeno in condizione di ricandidarmi mentre altri sì?”, questo il messaggio che lancia Malagò.
Il presidente del Coni, Giovanni Malagò. Alle sue spalle il bottino dell’Italia di ori, argenti e bronzi alle Olimpiadi
Malagò saluta il Coni, le ipotesi sul suo futuro
Intervistato a “Zona Bianca” su Rete4, il presidente del Coni ha fatto chiarezza sul suo futuro, di fatti ormai segnato.
Il prossimo per Malagò sarebbe infatti il quarto mandato, evenienza non prevista dalla legge. Di fatti nel giugno 2025 dovrà lasciare, suo malgrado, la presidenza del Comitato Olimpico Nazionale Italiano a 90 giorni dall’inaugurazione di Milano-Cortina, il 6 febbraio 2026. Il presidente uscente ha portato l’esempio di Luca Pancalli, a capo del comitato paraolimpico dal 2003.
Chi al suo posto? Tanti i nomi fatti finora, compreso quello di Luca Zaia che però non convince del tutto gli ambienti sportivi. E Malagò? Di lui si era parlato per un’ipotetica candidatura a sindaco di Roma o alla presidenza della Figc. “Assolutamente no. Sono una persona seria. Il mio mandato scade a maggio 2025, come si può pensare di fare altre cose?”, ha risposto.
Perché il presidente del Coni ce l’ha con il Governo Meloni: c’entra una legge
In realtà anche un terzo mandato sarebbe stato impossibile, qualche anno fa. Giovanni Malagò ha spiegato come il Movimento 5 Stelle promulgò una legge che lo rese possibile, legge che però ora è stata cambiata da questo Governo.
In sostanza, i presidenti delle Federazioni possono essere rieletti, a patto che abbiano i due terzi dei voti. “Una norma che però vale per tutti tranne che per il Coni…”, fa notare amaramente.
“Tutto questo ha un sapore curioso”, argomenta, sottolineando come uno dei cavalli di battaglia della stessa premier Giorgia Meloni sia il fatto che “devono essere le persone che ti vanno a votare a giudicare”.
Ricandidatura di Giovanni Malagò: l’affondo del ministro Andrea Abodi
Sono giorni questi in cui politica e sport vanno a braccetto, si legano e si scontrano. Ha fatto molto discutere infatti il botta e risposta tra il presidente del Coni e il ministro dello Sport, Andrea Abodi.
Questi, parlando dell’altro, lo ha dipinto come alla fine di un percorso, a fine ciclo. In più ha aggiunto che “dalla poltrona si dovrà pur alzare“.
L’attacco non è stato apprezzato da Malagò che, alla conferenza stampa di chiusura dei giochi olimpici, ha risposto: “È stato fuori luogo”, ricordando come abbia ricevuto feedback “positivi dal 90% degli organismi sportivi, atleti inclusi”.
Olimpiadi di Parigi 2024: il bilancio di Malagò e la risposta al generale Vannacci
A Olimpiadi chiuse, inevitabile che il presidente del Coni tracci il suo personale bilancio, di certo positivo. “Siamo un Paese multidisciplinare, abbiamo preso medaglie in 20 sport diversi, grazie al lavoro di federazioni, parte tecnica e atleti, coordinato dal Coni”, ha detto.
Ha poi lodato Sergio Mattarella per la scelta di invitare al Quirinale anche le medaglie di legno e tornato sui casi politici più spinosi di Parigi 2024, dalla querelle Roberto Vannacci-Paola Egonu al caso Imane Khelif.
“Il generale Vannacci, che peraltro non conosco, è libero di pensare quello che crede. Ma Paola Egonu è italianissima. Se uno pensa che se si ha la pelle diversa non si è italiani, allora è una perdita di tempo solo commentare”, ha tagliato corto. Su Khelif ha detto di non voler entrare in vicende politiche e che rispetta gli organismi sportivi che le hanno dato l’ok per partecipare. “È un’atleta che da 7-8 anni gareggia per l’Algeria. Ha fatto diversi campionati del mondo, a volte ha vinto, ma a volte ha perso e anche al primo turno”, ha chiosato.