Liliana Resinovich e le parole di Claudio Sterpin sul possibile omicidio: i dettagli sui sacchi e sul cadavere
Claudio Sterpin torna a parlare della morte di Liliana Resinovich e accende nuovamente i riflettori su alcuni dettagli: dal ritrovamento del cadavere ai sacchi neri
Claudio Sterpin torna ad accendere i riflettori sulla morte di Liliana Resinovich. Secondo lui si tratterebbe di omicidio e, ai microfoni di Mattino Cinque, lunedì 8 aprile ha ribadito i dettagli e i dubbi sui sacchi neri in cui è stato ritrovato il cadavere della donna.
Queste le sue dichiarazioni in diretta: “Già a gennaio 2022 dicevo che era stata portata nel boschetto, la notte tra il 4 e il 5 gennaio: (se il cadavere fosse rimasto, ndr) più di una notte sarebbe stato divorato dai cinghiali. Sui sacchi neri non hanno trovato nemmeno un’impronta, del dna di Liliana. Se si è vestita con i guanti, una volta messa qua doveva mangiarseli, perché non sono stati trovati. Se uno ragiona con la propria testa si rende conto che è materialmente impossibile più di una notte o due, tre sono troppe“.
E ancora, su un possibile coinvolgimento del marito Sebastiano Visintin nella vicenda: “Non punterò mai il dito contro Sebastiano. Non è compito mio”.
Quindi, l’ipotesi che a lasciare il cadavere nel bosco siano state almeno due persone: “Io guardo le cose come si sono svolte: Liliana è stata trovata qui il 5 gennaio. Non c’erano impronte. Lei non si è toccata.”
“Vuol dire che altri l’hanno messa qui, nei sacchi neri. Qui c’è la mano di più di una persona, uno solo non ce la fa. C’era una rete alta due metri che separava dal sentiero: non è escluso che abbiano lavorato in coppia”, ha aggiunto Sterpin.
Poi un altro dettaglio: “L’altopiano carsico è pieno di casette che hanno la cantina che mantiene tutto l’anno la stessa temperatura. Ne conosco alcune, sono cantine scavate nella roccia: un altro posto idoneo per conservare qualsiasi cosa a temperatura costante senza bisogno di frigoriferi”.