La Russia non sta perdendo la guerra in Ucraina: il retroscena sulla strategia di Vladimir Putin per vincere
Il generale italiano Marco Bertolini spiega perché tutto starebbe andando secondo i piani di Mosca e come potrebbe finire il conflitto in Ucraina
La Russia ha dichiarato di avere come unico obiettivo della guerra in Ucraina la “sicurezza del Donbass“. A spiegare perché questo “non è un cambio di programma” della “operazione militare speciale” di Vladimir Putin è il generale Marco Bertolini, ex comandante del Coi, il Comando operativo di vertice interforze, oggi generale in ausiliaria e candidato con Fratelli d’Italia nel 2019, che ha analizzato in un’intervista all’Adnkronos cosa sta succedendo nel conflitto nell’Europa dell’Est.
- Qual è il vero obiettivo di Vladimir Putin: è ancora il Donbass
- Perché la Russia non attacca il centro di Kiev: il retroscena
- Il 9 maggio finisce davvero la guerra? Cosa è emerso finora
- A chi convengono i negoziati di pace: chi ne uscirebbe vincitore
Qual è il vero obiettivo di Vladimir Putin: è ancora il Donbass
Il presidente russo “sta mantenendo fede alla sua intenzione iniziale. Un obiettivo cui la Nato, comunque, non ha mai creduto, perché abbiamo visto anche altre operazioni in Ucraina: verso Kiev, quelle che dalla Crimea si sono spostate verso Odessa, fermandosi a Mykolaiv, e la forte pressione su Mariupol, che se non è caduta poco ci manca”, ha dichiarato.
Mariupol rientra nell’obiettivo Donbass, e per questo “deve essere controllata”. Le operazioni a Kiev e Odessa, invece, “non hanno mai affondato profondamente”, ma non per la debolezza dell’esercito russo.
Perché la Russia non attacca il centro di Kiev: il retroscena
Secondo l’ex generale, infatti, il fatto che la capitale ucraina non sia stata interessata dai combattimenti, mentre è stata colpita la periferia, è perché è nell’interesse della Russia fare in modo che l’esercito ucraino rimanga in città e non si concentri nelle aree del Donbass.
Si tratta di operazioni che “per i russi stanno andando bene“, considerando che hanno “ottenuto il controllo di Izyum, a Sud di Kharkiv, e da questa posizione sono in grado di chiudere alle spalle gli ucraini che stanno fronteggiando le unità delle due repubbliche del Donbass insieme a quelle russe di supporto”.
Il 9 maggio finisce davvero la guerra? Cosa è emerso finora
Marco Bertolini ha detto di credere alla volontà di Vladimir Putin di arrivare a un negoziato che ponga fine alla guerra in Ucraina, ma solo una volta raggiunti i suoi obiettivi, cioè “liberare” le repubbliche di Donetsk e Lugansk.
Il 9 maggio, tuttavia, potrebbe non finire la guerra. Si tratta di una data simbolica, che tuttavia mostra che i negoziati stanno andando avanti, nonostante il “giro di interventi di Volodymyr Zelensky ai parlamenti europei e la riunione con Joe Biden a Bruxelles”.
Se la diplomazia “sta andando avanti”, ha spiegato l’ex generale del Coi, “dobbiamo essere grati a Paesi come la Turchia, che sono riusciti a mantenere una posizione terza”.
A chi convengono i negoziati di pace: chi ne uscirebbe vincitore
“Entrambe le parti sanno benissimo che al di fuori dei negoziati non c’è una possibilità di concludere le operazioni. Negoziati in cui sia Russia che Ucraina potrebbero vantare davanti all’opinione pubblica di aver vinto qualcosa”, ha precisato.
Da una parte Vladimir Putin potrebbe dire di aver vinto con l’indipendenza del Donbass, la sovranità russa sulla Crimea e il mancato ingresso dell’Ucraina nella Nato.
Dall’altra Volodymyr Zelensky potrebbe dire di aver vinto una “grande battaglia politica”, mostrando al mondo “il coraggio del suo popolo e di aver mantenuto l’indipendenza pur rinunciando alla Nato e a qualche porzione di territorio”.
In condizioni normali, senza le influenze di altri Paesi nel conflitto, “entrambe le parti potrebbero così ritenersi soddisfatte e chiudere. Ma purtroppo non sono in gioco solo loro”, ha fatto notare il militare.
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