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Jovanotti contro gli "econazisti" al Jova Beach Party: dure parole per le accuse di lavoro nero e greenwashing

Il cantante risponde alle accuse di greenwashing e di promozione del lavoro nero al Jova Beach Party, e non risparmia insulti contro le voci critiche

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Mirko Ledda

EDITOR E FACT CHECKER

Scrive sul web da 15 anni, muovendo i primi passi come ghost writer e facendo attività di debunking delle notizie false. Si occupa principalmente di pop economy, con particolare attenzione ai temi legati alla tecnologia e al mondo digitale, all'industria alimentare e alla sanità.

Non si arresta la pioggia di polemiche sul Jova Beach Party, il tour di Jovanotti che sta interessando le spiagge italiane. Il cantautore è accusato di promuovere il lavoro nero e di compiere attività di greenwashing. Lo stesso artista ha replicato alle critiche attraverso una lunga diretta su Instagram.

Jovanotti replica alle accuse sul lavoro nero al Jova Beach Party

Jovanotti si trova a Fermo, da dove ha spiegato, attraverso i social, che la notizia della sospensione del concerto per via di 17 lavoratori non in regola sarebbe stata una fake news.

La Trident, la società che produce e organizza il Jova Beach Party, aveva già smentito di avere assunto delle persone in nero, spiegando che il blitz dell’Ispettorato del lavoro di Ascoli Piceno sarebbe stato dovuto a “inadempienze formali”.

Lo stesso artista, nel corso della diretta, ha ribadito che il lavoro nero è “una piaga enorme, una cosa molto seria”. Spiegando di lavorare con la Trident dal 1988.

“Non abbiamo mai avuto una contestazione sul piano della legge del lavoro. Ma so che siamo nell’occhio del ciclone” perché il Jova Beach Party starebbe “mettendo in moto il livore locale e micro vendette in qualche modo politiche”.

Lavoro nero al Jova Beach Party: rispondono gli organizzatori

L’ad Maurizio Salvadori, intervenuto nella diretta Instagram di Jovanotti, ha spiegato che la società si affida oggi a 20 società che offrono servizi, dall’audio al palco, al facchinaggio.

“Oggi per trovare i 700 facchini che ci servono dobbiamo farli arrivare anche da 200 o 300 km con i pullman, e da sei, sette, otto società diverse che noi conosciamo, che lavorano nell’abito della musica da anni se non da decenni, ed è impensabile che facciano lavorare in nero”, ha spiegato.

“Si tratta di un’accusa veramente pesante, per chi cerca di lavorare sempre al meglio. Non esiste lavoro nero al Jova Beach Party”, ha ribadito, ammettendo però che “può esistere qualche infrazione formale“.

“Ci hanno dato 1.400 euro di multa perché non avevamo transennato l’area del cantiere, in una parte mancava il nastro bianco e rosso, probabilmente si era strappato, e pagheremo”, ha assicurato.

Greenwashing al Jova Beach Party: Jovanotti contro gli ambientalisti

Riguardo le accuse di greenwashing, cioè di spacciare l’evento per ambientalista e rispettoso della natura, Jovanotti ha spiegato che “il Jova Beach Party non mette un pericolo nessun ecosistema, non devastiamo niente, le spiagge non solo le ripuliamo, ma le portiamo a un livello migliore di come le troviamo”.

Greenwashing è una “parola che mi fa ca**re, così come mi fa schifo chi la pronuncia. Perché è una parola finta, è un hashtag, e gli hashtag sapete dove dovete metterveli“.

“Il Jova Beach Party è un lavoro fatto bene: se pensate che non sia fatto bene venite a verificare, venite qua. Non diffondete fuffa. Il mio pubblico è fantastico, ha una coscienza alta rispetto all’ambiente”, ha spiegato ancora.

L’artista non ha risparmiato parole pesanti verso le persone più critiche. “Se voi, econazisti che non siete altro, volete continuare ad attrarre l’attenzione utilizzando la nostra forza, sono fatti vostri”.

“Il nostro è un progetto fatto bene che tiene conto dell’ambiente, parla di obiettivi di sostenibilità e realizza quelli che è in grado di realizzare con gli strumenti messi a disposizione dalle leggi, dal buonsenso, dalla volontà”, ha continuato.

Una foto dal palco del Jova Beach Party di Lignano Sabbiadoro.

Jova Beach Party: le polemiche per il concerto sulle dune di Fermo

Il video pubblicato sui social non ha fermato tuttavia le tanti voci critiche, che sottolineano come il tour non sia certo un’opera di beneficienza, ma che faccia profitti anche sulle spalle di tanti volontari.

Le associazioni ambientaliste sottolineano poi come i grandi eventi, e non solo il Jova Beach Party, siano un grosso pericolo per gli ecosistemi. Come le dune di Fermo, area di nidificazione del fratino, che sarebbero state danneggiate dal concerto di Jovanotti.

Nelle polemiche è intervenuto anche il WWF, che ha condotto gli accertamenti ambientali e dato il benestare per la serie di concerti del Ragazzo Fortunato.

“Ogni location è stata sottoposta a screening ambientale, una procedura finalizzata ad evidenziare le caratteristiche ecologiche del sito prescelto in termini di habitat e specie presenti, nonché i possibili impatti“, spiega l’associazione.

Sul caso specifico di Fermo e del fratino, “non si registrano nidificazioni dal 2017” e il concerto è stato “calendarizzato in una data di sicurezza” in questo senso.

Insomma, il mondo ambientalista rimane fortemente diviso davanti a un maxi evento che porta migliaia di persone in spiagge che si trovano a ridosso di oasi naturalistiche.

Si tratta in realtà di spiagge che, pur trovandosi vicino ad aree protette, hanno subito devastanti processi di antropizzazione e sono particolarmente affollate nei mesi estivi.

Difficile dunque quantificare oggi quali siano i danni dovuti al solo concerto di Jovanotti – e ai maxi eventi in spiaggia – e quali debbano invece essere addossati alla mancanza di misure a lungo termine per proteggere i nostri arenili dalle speculazioni edilizie e dalle concessioni balneari.

Fonte foto: ANSA

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