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Infanticidio di Voghera, parla il padre di Elisa Roveda: i parenti si erano dati una regola per lei

Il padre di Elisa Roveda, la madre che ha strangolato il figlio a Voghera, ha parlato della condizione della figlia e svelato la regola dei parenti

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Cristiano Bolla

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista esperto di cinema, televisione, nuovi media e spettacolo, scrive anche di cronaca e attualità. Laureato in Scienze e Tecnologie delle Arti e dello Spettacolo con Master in Drammaturgia e Sceneggiatura, ha lavorato per diverse produzioni prima di muovere i primi passi nelle redazioni di testate giornalistiche di Torino e Milano. Attualmente collabora anche con importanti riviste di settore.

La tragedia di Voghera, dove ieri una madre di 44 anni ha strangolato il figlio di appena un anno, riaccende i riflettori sulle difficoltà vissute da molte donne nella sua stessa condizione, la depressione post-partum. A parlare dopo l’accaduto è il padre della donna, Elisa Roveda, svelando anche come la famiglia stava cercando di aiutarla.

La regola dei parenti di Elisa: “Mai da sola”

Sarebbero bastati solo pochi minuti. A riferirlo è Marco Roveda, padre della 44enne che nella giornata di ieri ha ucciso il figlio Luca. Secondo le prime ricostruzioni, tutto è accaduto nei pochi istanti tra l’uscita di casa del marito Maurizio Baiardi e l’arrivo della nonna del bambino.

I parenti si erano infatti dati questa regola: uno di loro doveva sempre stare con Elisa, affetta da una grave forma di depressione post-partum. “Non voleva stare da sola, non si poteva lasciarla da sola” ha detto ai giornalisti, aprendosi sulle loro difficoltà familiari.

Elisa Roveda è ricoverata e piantonata nel reparto psichiatria del policlinico San Matteo di Pavia

Secondo l’uomo, il marito avrebbe sbagliato “a lasciarla da sola prima che arrivasse la mia ex moglie, doveva chiamarmi”. Invece in quei minuti Elisa ha agito: “Suonavo il citofono, Elisa non rispondeva, avrei dovuto suonare ai vicini e farmi aprire perché magari proprio in quei secondi…” sono le parole della madre, riprese da TgCom24.

La madre di Luca “da un mese non era più lei”

I parenti della donna insistono molto su questo punto: “Da un mese e mezzo non era più lei, a volte sembrava come se mia figlia sentisse il peso dell’essere madre”. Elisa si era anche presa una pausa dal lavoro, proprio per gestire questa sua situazione.

La depressione l’aveva stravolta, nell’ultimo periodo: “Non dormiva, non guidava. Magari a volte le dava fastidio il bambino, ma non si era mai sfogata con lui” ha aggiunto il padre ai microfoni dei giornalisti accorsi a Voghera.

A rendere ancora più tragico l’accaduto, come emerso, è il fatto che quel bambino la coppia lo aveva fortemente voluto e cercato. “Erano sposati dal 2017. Mio nipote era un bel bambino, cercato da tempo” ha detto Marco Roveda, parole confermate anche dai vicini secondo i quali Elisa era “una madre amorevole e premurosa“.

Che cos’è la depressione post-partum: cause e sintomi

Alla base dell’infanticidio di Voghera c’è una malattia spesso sottovalutata, silenziosa ma potenzialmente drammatica che colpisce dal 10 al 15% delle donne dopo il parto, secondo i dati del Ministero della Salute. Il 50% risulta ancora depresso dopo 6 mesi, se non trattate.

La depressione post-partum, per il dizionario medico, è “uno stato di tristezza estrema e perdita di interesse nelle solite attività associata che si verifica nelle prime settimane o nei primi mesi dopo il parto”. Oltre a stati depressivi pre-esistenti, le possibili cause sono connesse anche a problemi correlati alla gravidanza, come parti pretermine o difetti congeniti dei nascituri.

I sintomi vanno dall’estrema tristezza al cattivo umore, stanchezza estrema, ansia, difficoltà a interagire, mancanza di interesse, paura di fare male al bambino e – come nel caso di Voghera – pensieri omicidi o suicidi. Fondamentale è il ricorso all’aiuto dei medici, che potrebbero prescrivere psicoterapia e antidepressivi.

Fonte foto: ANSA

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