Il telefono di Leonardo La Russa non si può sequestrare: sim intestata a Ignazio, ma la Procura ha un piano B
Gli inquirenti non possono sequestrare il telefono del figlio di Ignazio La Russa, accusato di violenza sessuale, perché intestato al padre: il punto
Si complicano le indagini sulla presunta violenza sessuale della quale è accusato Leonardo Apache La Russa, figlio del Presidente del Senato. Il suo telefono a quanto pare non può essere sequestrato per analisi. Ricostruire quanto successo quella sera, dal suo lato, ora è più difficile.
- Perché il telefono di La Russa Jr non è sequestrabile
- Il pm valuta richiesta al senato per il telefono
- Le parole della 22enne che accusa Leonardo Apache
- La reazione dello staff di La Russa
- La premier Meloni critica Ignazio La Russa
Perché il telefono di La Russa Jr non è sequestrabile
Stando a quanto riportato da Ansa, è confermata una voce già circolata nei giorni scorsi: tra i materiali analizzabili dagli inquirenti sul caso La Russa non potranno esserci i messaggi recuperati dal telefono dello stesso 21enne accusato.
La scheda sim usata da Leonardo Apache, infatti, è intestata al padre Ignazio La Russa: il suo status non solo di seconda carica dello Stato, ma anche di parlamentare ne impedisce il sequestro perché coperta dalle garanzie previste.
L’indagine condotta dalla pm Rosaria Stagnaro e dall’aggiunto Letizia Mannella e condotta dalla Squadra Mobile si concentra quindi per ora sulle chat tra la presunta vittima 22enne e le amiche, così come sull’ascolto delle stesse e di altri testimoni presenti al club Apophis di Milano.
Il pm valuta richiesta al senato per il telefono
In un aggiornamento della vicenda reso noto da Ansa nel primo pomeriggio di venerdì 14 luglio, si apprende che la Procura di Milano starebbe valutando una richiesta alla Giunta per l’autorizzazione a procedere del Senato per sequestrar il cellulare di Leonardo Apache, intestato al padre Ignazio La Russa.
Prima di avanzare la richiesta al Parlamento, gli inquirenti vorrebbero però dare possibilità al giovane di consegnare spontaneamente il telefono per consentire le analisi e le indagini sulla vicenda.
Le parole della 22enne che accusa Leonardo Apache
Nei giorni scorsi, la ragazza si è presentata davanti agli inquirenti per raccontare la sua versione dei fatti. Tutto sarebbe accaduto dopo una notte in discoteca lo scorso 18 maggio: la 22enne ha raccontato di essersi svegliata confusa nel letto di Leonardo Apache la Russa, suo ex compagno di liceo.
Ha poi dichiarato di non ricordare nulla di quanto accaduto quella notte, parole che stanno facendo ipotizzare il ricorso ad una cosiddetta droga dello stupro. Uno scenario che sarebbe stato confermato anche nella testimonianza di un’amica, che ha detto alla 22enne che “Fino a quando lui ti ha offerto il drink tu eri normale, poi sei diventata strana”.
La querela è stata presentata il 3 luglio e da lì sono partite le indagini: al momento risulta indagato solo Leonardo Apache La Russa e non il dj che avrebbe preso parte alla presunta violenza di gruppo. Dalla visita medica effettuata dalla ragazza, sono emersi segni compatibili con uno stupro.
La reazione dello staff di La Russa
Attraverso una nota, lo staff di Ignazio La Russa ha diffuso che il presidente, dopo la nomina dell’avvocato Vinicio Nardo da parte del figlio Leonardo, “si è astenuto e si asterrà da qualsiasi commento diretto o indiretto sulla vicenda, avendo piena fiducia nell’operato dei magistrati della Procura di Milano. Da un punto di vista mediatico, risulta, però, ormai passato il segno“.
Lo staff del senatore sottolinea che “più volte sono state pubblicate su quotidiani, giornali online e sui social, le foto di un altro figlio del presidente, col nome del fratello, nonché ricostruzioni artefatte a fini suggestivi della vita giovanile dei fratelli La Russa”.
La premier Meloni critica Ignazio La Russa
Pochi giorni fa, nell’occhio del ciclone ci era finito lo stesso Ignazio La Russa perché, subito dopo l’apparizione sui giornali del caso riguardante suo figlio, in una nota si era detto perplesso di fronte a una “denuncia presentata dopo 40 giorni dall’avvocato estensore che – cito testualmente il giornale che ne dà notizia – occupa questo tempo ‘per rimettere insieme i fatti'”.
La Russa ha insistito sul fatto che la ragazza avrebbe consumato cocaina prima dell’incontro col figlio, sostenendo inoltre che “incrociata al mattino, sia pur fuggevolmente da me e da mia moglie, la ragazza appariva assolutamente tranquilla“. Parole che, tra gli altri, hanno incontrato le critiche della premier Giorgia Meloni.
“Capisco molto bene, da madre, la sofferenza del presidente Ignazio La Russa – ha detto dopo il vertice Nato a Vilnius – anche se non sarei intervenuta nel merito della vicenda“. La Meloni ha aggiunto di “sodalizzare per natura con una ragazza che denuncia” e di non porsi “il problema dei tempi”.