Franco Cioni condannato per aver ucciso la moglie malata terminale: riconosciute attenuanti morali e sociali
Franco Cioni è stato condannato a 6 anni e 2 mesi per l'omicidio della moglie malata. Riconosciute le attenuanti morali e sociali per l'altruismo
Franco Cioni è stato condannato a 6 anni e 2 mesi per aver ucciso la moglie Laura Amidei il 14 aprile 2021. La sentenza lieve ha riconosciuto al colpevole di omicidio delle attenuanti morali e sociali. Infatti, si legge nelle motivazioni, il contesto nel quale è stato eseguito l’omicidio. Amidei infatti era malata terminale e all’uomo (74 anni) è stato riconosciuto “l’altruismo” del porre fine alla vita della moglie.
- La sentenza di condanna di Franco Cioni
- La motivazione dell’omicidio
- Le attenuanti e la coscienza sociale sul fine vita
La sentenza di condanna di Franco Cioni
Nella motivazione della condanna a 6 anni e 2 mesi i giudici scrivono che non si può non considerare “l’altruismo” di Franco Cioni. L’uomo, 74 anni, è stato condannato per aver ucciso la moglie Laura Amidei il 14 aprile 2021 a Vignola (Modena).
La donna era malata terminale e il gesto dell’uomo è stato considerato nell’insieme dei comportamenti tenuti nel tempo. Secondo i magistrati infatti l’imputato ha mostrato “dedizione, vicinanza e sostegno umano alla consorte per tutta la sua malattia”.
La motivazione dell’omicidio
La corte d’assise riconosce quindi le motivazioni dell’omicidio, anche se condanna il gesto. I giudici hanno tenuto conto del contesto nel quale è maturato l’omicidio. Un contesto non solo personale, ma anche sociale, ovvero “che si interroga sulla drammaticità di un gesto assunto in condizioni di assoluta solitudine personale dal coniuge legato da un incondizionato rapporto d’amore”, si legge.
Franco Cioni aveva subito confessato l’omicidio e spiegato ai Carabinieri che “non potevo più vederla così”. Sulla decisione della donna di morire in stato avanzato di malattia però non ci sono conferme (come avvenuto invece nel caso della donna di Torino che ha scelto il suicidio assistito in Svizzera), se non quella di Cioni che racconta come, fin dai primi momenti di malattia, la moglie gli avesse detto di non voler finire in una casa di riposo.
Le attenuanti e la coscienza sociale sul fine vita
Nell’ultima udienza del processo sono state riconosciute le attenuanti generiche rispetto alle aggravanti scattate con il Codice rosso, previsto in casi di violenza sulle donne e femminicidio come per l’omicidio di Pierina Paganelli.
Inoltre è stato sottolineato come in ampi settori della società civile stia emergendo una sensibilità rispetto al fine vita. Il caso si presenta comunque come una decisione altrui rispetto a una volontà inesprimibile e per questo il riconoscimento delle attenuanti, si legge, non mira a superare la condotta illecita, quando più a “consentire un’articolazione motivata e coerente della pena”.