"Femminicidio" parola dell'anno 2023 per Treccani: perché è stata scelta, quando è stata usata la prima volta
Treccani ha acceso i riflettori sulla violenza di genere: la parola dell'anno 2023 è "femminicidio", 118 le donne uccise dal 1° gennaio al 27 dicembre
118 donne uccise dal 1° gennaio al 27 dicembre 2023. Numeri che fanno rabbrividire, e che hanno spinto la Treccani a scegliere come parola dell’anno proprio “femminicidio“. Da Giulia Donato a Vanessa Ballan, passando per Giulia Cecchettin: cosa ha spinto l’enciclopedia a puntare i riflettori sulla violenza di genere.
- La scelta della Treccani
- I femminicidi nel 2023
- Cosa dice la definizione di "femminicidio" sulla Treccani
- Quando è comparsa per la prima volta la parola "femminicidio"
La scelta della Treccani
Treccani ha scelto “femminicidio” come parola dell’anno 2023 nell’ambito della campagna di comunicazione #leparolevalgono, volta a promuovere un uso corretto e consapevole della lingua da parte dell’Istituto dell’enciclopedia italiana.
La scelta, spiega in un comunicato, “evidenzia l’urgenza di porre l’attenzione sul fenomeno della violenza di genere, per stimolare la riflessione e promuovere un dibattito costruttivo intorno a un tema che è prima di tutto culturale: un’operazione pensata non solo per comprendere il mondo e la società che ci circondano, ma anche per contribuire a responsabilizzare e sensibilizzare ulteriormente lettori e lettrici su una tematica che inevitabilmente si è posizionata al centro dell’attualità”.
I femminicidi nel 2023
Il primo femminicidio del 2023 è del 4 gennaio: Giulia Donato è stata uccisa a Pontedecimo (vicino Genova) dal fidanzato Andrea Incorvaia, guardia giurata che le ha sparato con l’arma regolarmente detenuta e che poi si è a sua volta suicidato.
Il caso più eclatante è sicuramente quello di novembre, con Giulia Cecchettin uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta, scappato e arrestato dopo una settimana in Germania: oggi è detenuto nel carcere di Verona, in attesa del processo.
Tra gli ultimi, invece, quello di Vanessa Ballan, uccisa da Bunjar Fandaj in provincia di Treviso.
Cosa dice la definizione di “femminicidio” sulla Treccani
Ma cosa dice esattamente la definizione del termine “femminicidio” sulla Treccani?
Eccola di seguito:
Uccisione diretta o provocata, eliminazione fisica di una donna in quanto tale, espressione di una cultura plurisecolare maschilista e patriarcale che, penetrata nel senso comune anche attraverso la lingua, ha impresso sulla concezione della donna il marchio di una presunta, e sempre infondata, inferiorità e subordinazione rispetto all’uomo.
Quando è comparsa per la prima volta la parola “femminicidio”
Valeria Della Valle, direttrice scientifica – insieme a Giuseppe Patota – del vocabolario Treccani, ha spiegato che il termine femminicidio ha fatto la sua comparsa nella lingua italiana nel 2001.
Treccani l’ha registrato tra i neologismi nel 2008 e “da allora si è esteso a macchia d’olio quanto il crimine che ne è il referente”.
Il termine ha cominciato ad avere una certa diffusione anche grazie al libro di Barbara Spinelli intitolato appunto Femminicidio.
Si tratta di una parola non indigena, spiega la Treccani, dato che è un calco dell’inglese feminicide, da confrontare con lo spagnolo feminicidio, coniato dalla criminologa Diana Russel in un suo saggio e ripreso dall’antropologa messicana Marcela Lagarde in un suo scritto del 1993 per indicare i numerosissimi omicidi di donne ai confini tra Messico e Stati Uniti.