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Eutanasia, Marco Cappato accompagna un 82enne in Svizzera e si autodenuncia: "Questa è violenza di Stato"

Marco Cappato si autodenuncia dopo aver accompagnato un 82enne in Svizzera per il suicidio assistito: "A dicembre aiuterò un'altra persona a morire"

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Luca Mastinu

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista, scrive di cronaca nera e attualità. Muove i primi passi nel fact checking per poi appassionarsi al mondo dell'informazione. Collabora con altre testate e siti web, esperto di musica.

Nella mattina di sabato 26 novembre Marco Cappato si è presentato spontaneamente presso la Stazione Duomo dei carabinieri di Milano per autodenunciarsi dopo aver accompagnato un 82enne in Svizzera per ricevere il suicidio assistito. L’uomo, residente a Peschiera Borromeo, era affetto dal morbo di Parkinson.

Eutanasia legale, Marco Cappato si autodenuncia

Per Marco Cappato non è stata la prima volta in cui ha varcato la soglia della caserma di via delle Fosse Ardeatine di Milano.

Insieme a lui c’era l’avvocato e segretaria dell’Associazione Luca Coscioni Filomena Gallo, stessa organizzazione di cui Cappato è tesoriere.

Marco Cappato è il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni

In precedenza Cappato è stato ascoltato dai Carabinieri della stessa caserma dopo aver assistito Elena Altamira, malata terminale di cancro, e dopo il caso DJ Fabo.

Oggi è di ritorno dal viaggio con Romano, 82enne di Peschiera Borromeo malato di Parkinson. A proposito del suo impegno e delle conseguenze legali, Marco Cappato ha dichiarato: “Rispetto allo scorso agosto per l’aiuto fornito a Elena Altamira non ho tutt’oggi ricevuto alcuna comunicazione sull’eventuale o meno rinvio a giudizio da parte del Tribunale di Milano. Sono stato interrogato ma a oggi non c’è nessun atto o comunicazione nessuna decisione”.

L’ipotesi di reato di cui parla Cappato, ovviamente, è quella di aiuto al suicidio.

Lo sfogo contro lo Stato

L’occasione, per Marco Cappato, è quella di sottolineare ancora una volta la confusione legislativa dell’Italia in termini di eutanasia legale. Ascoltato dall”Adnkronos’, il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni ha parlato di “trappola micidiale che si stava stringendo attorno all’82enne, una violenza di Stato. Una violenza che è l’effetto delle contraddizioni della legge italiana”.

Nello specifico: “La trappola nella quale l’82enne stava per cader definitivamente era quella di acquisire il cosiddetto quarto criterio previsto dalla Corte costituzionale: diventare dipendente dal trattamento di sostegno vitale, ma allo stesso tempo avrebbe perso la capacità di intendere e di volere che è una delle condizioni indispensabili per ottenere l’aiuto alla morte”.

La sua battaglia, tuttavia, non si ferma: “A dicembre aiuterò un’altra persona a morire”, ha affermato Marco Cappato dopo essersi autodenunciato dai carabinieri. L’associazione Soccorso Civile, altra organizzazione di cui fa parte Cappato, continua a ricevere richieste di aiuto da parte di persone che vogliono ricevere il suicidio assistito in Svizzera.

Il caso del signor Romano

Romano, l’82enne che ha scelto di morire in Svizzera, era un ex giornalista e pubblicitario.

La forma di Parkinson contro la quale combatteva era particolarmente aggressiva e lo costringeva a letto, straziato da continui dolori che gli paralizzavano gli arti e gli procuravano disfagia – ovvero la difficoltà a deglutire – ed era quindi minacciato da un trattamento di alimentazione forzata.

La sua storia è stata raccontata dalla moglie in un videomessaggio registrato dalla Svizzera. La donna ha raccontato che Romano ha espresso il desiderio di porre fine alle sue sofferenze nel luglio 2022, per questo la famiglia si è rivolta all’associazione Luca Coscioni.

Fonte foto: ANSA

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