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Elon Musk donerà 45 milioni di dollari al mese a Donald Trump, la strategia per battere Biden alle elezioni

Elon Musk donerà 45 milioni di dollari al mese alla campagna di Donald Trump per facilitare il voto anticipato

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Matteo Runchi

REDATTORE

Redattore esperto di economia, appassionato di tecnologia e sport. Scrive di attualità e cronaca. Laureato in Storia all’Università degli Studi di Milano, ha lavorato per diversi siti e redazioni.

Elon Musk punta tutto su Trump. Il miliardario americano ha promesso 45 milioni di dollari al mese alla campagna elettorale dell’ex presidente per convincere gli elettori degli Stati in bilico a votare in anticipo.

La donazione di Elon Musk a Donald Trump: 45 milioni di dollari

L’imprenditore miliardario Elon Musk, proprietario di Tesla e del social network X, già Twitter, ha annunciato che fino a novembre donerà 45 milioni di dollari al mese all’America Pac, uno dei comitati che raccoglie fondi per la campagna elettorale di Donald Trump.

Il sostegno di Musk al candidato repubblicano era noto da tempo e i due si sarebbero già incontrati più volte per discutere di una strategia per la rielezione dell’ex presidente nella sfida con l’uscente Joe Biden.

Donald Trump alla convention di Milwaukee

La donazione, notizia riportata dal Wall Street Journal, segue le voci di un ruolo di Elon Musk nell’amministrazione Trump come titolare di uno dei dipartimenti del governo americano, equivalenti ai ministeri.

La strategia del voto anticipato

La donazione di Elon Musk non sarà soltanto un sostegno generico alla campagna elettorale di Donald Trump, ma avrà un obiettivo preciso: quello di far votare in anticipo gli elettori nei cosiddetti stati in bilico, che decideranno la corsa alla Casa Bianca.

Negli Usa infatti è possibile, per facilitare le operazioni di voto, esprimere la propria preferenza settimane o mesi prima del 4 novembre. In questo modo Trump spera di riuscire a rendere meno efficace la campagna elettorale di Biden in questi stati, finanziata da donazioni milionarie.

Gli Stati in questione appartengono principalmente a due zone. Quella dei Grandi Laghi e della “Rust Belt”, con Michigan, Wisconsin, Pennsylvania e quella composta da Arizona e Nevada. Di recente è tornata in discussione anche la Georgia, che sembrava diretta verso un sicuro voto repubblicano.

La convention repubblicana

Nei giorni scorsi si è tenuta la convention repubblicana a Milwaukee, in Wisconsin. Il congresso di tutti gli elettori votati alle primarie ha nominato Donald Trump ufficialmente come candidato alla presidenza degli Stati Uniti.

Il suo vice sarà il 39enne J.D. Vance, reso popolare dalla propria autobiografia uscita nel 2016 e avvicinatosi negli anni a Trump dopo un periodo da politico relativamente anonimo e scettico nei confronti dell’ex presidente. Vance è contrario all’aborto e agli aiuti militari in Ucraina.

Il vicepresidente è un ruolo molto importante, sostituisce il presidente in caso di indisponibilità e diventa presidente in caso di morte dell’inquilino della Casa Bianca. Certifica inoltre il risultato elettorale, ruolo meramente cerimoniale ma che divenne centrale nel 2021, quando Trump tentò di utilizzare il suo vice Pence per non confermare il voto che avrebbe poi eletto Joe Biden.

Fonte foto: ANSA

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