Elon Musk ce la fa e compra Twitter con un'offerta di 44 miliardi: cosa può cambiare per il social
Elon Musk si prende tutto Twitter: come potrebbe cambiare pelle la piattaforma dei "cinguettii"
Elon Musk, l’operazione Twitter è andata in porto. Il magnate ora è pronto a ritirare la società dalla Borsa e, soprattutto, a rivoluzionare la piattaforma online più influente nel campo dell’informazione, con oltre 200 milioni di utenti. Altrimenti detto, Twitter a breve sarà pienamente nelle mani dell’uomo più ricco del mondo che ha già detto che ha intenzione di non snaturarla ma di dargli una fisionomia diversa rispetto a quel che è oggi. L’operazione è stata chiusa con un esborso di 44 miliardi da parte del fondatore di Tesla.
Twitter acquistato da Elon Musk: come cambierà la piattaforma dei cinguettii
Quindi? Cosa c’è da aspettarsi? Musk è genio e sregolatezza, uomo liberista e libertario, poco avvezzo a seguire le regole convenzionali. Con ogni probabilità, la sua prima mossa sarà di togliere qualsivoglia paletto per accedere al social.
Il magnate visionario ha infatti un’interpretazione originale del free speech garantito dal Primo emendamento della Costituzione americana. Perché originale? Perché in realtà la misura riguarda i poteri pubblici e non i privati. Lui comunque vuole allargare le vedute anche a questi ultimi.
Alla luce di ciò, è probabile che fin da subito toglierà “l’embargo” degli esponenti dell’ultradestra i cui account sono stati congelati per aver violato i termini di servizio della rete con incitazioni alla violenza. L’estromesso più illustre è stato Donald Trump, che ha comunque già fatto sapere di non avere intenzione di tornare su Twitter in quanto ha messo in piedi una sua rete, Truth Social.
Trump, però, è uomo che tendenzialmente è incline a fare marcia indietro quando fiuta un qualche vantaggio. E non è fantascienza pensare che, laddove gli sia concessa l’occasione di rientrare sul social dei cinguettii, possa cogliere l’occasione al volo.
Elon Musk, così ha comperato Twitter: le tappe dell’operazione
Musk ha dimostrato ancora una volta di essere un imprenditore in grado di imbastire operazioni all’apparenza impossibili. Il 2 aprile ha lanciato un’offerta di 43 miliardi di dollari (54,20 dollari per azione) per avere il pieno controllo della società. La prima reazione degli amministratori di Twitter è stata picche, con la ricerca di investitori in grado di far concorrenza al magnate. Qualcosa è poi cambiato nella notte tra venerdì e sabato.
Musk, su cui pendeva scetticismo circa la capacità di raggranellare 43 miliardi di euro, ha dato un colpo di spugna ai dubbi: ha presentato alla SEC (l’authority di Borsa) un piano di finanziamento costruito su due prestiti, uno della Morgan Stanley e uno di altri istituti finanziari. Totale dei dollari messi sul piatto: 25,5 miliardi, a cui ne ha aggiunti altri 21 che arriveranno dalla vendita di azioni Tesla.
A spalleggiare l’uomo d’affari c’è stato anche il partito repubblicano che ha stilato una lettera, firmata da 18 membri della Commissione Giustizia della Camera. Lettera che, in pratica, minaccia di aprire in futuro un’indagine parlamentare sul comportamento del board della società.
Musk ha poi dialogato con diversi grandi azionisti della società mettendoli al corrente dei dettagli del suo piano. L’idea dell’imprenditore è rendere Twitter meno dipendente dalla pubblicità. E gli introiti che mancheranno con cosa verranno sostituiti? Con un servizio a pagamento (2 o 3 dollari al mese), con la possibilità di modificare i propri post.
Gli azionisti, dopo essersi convinti, hanno riferito al presidente della società, Bret Taylor, di sostenere la proposta di Musk. Così Twitter è passato nelle mani dell’uomo più ricco del mondo.