Elezioni Presidente della Repubblica: quali i candidati. Quante possibilità ci sono per Draghi e Berlusconi
Cosa vogliono fare Lega, Fratelli d'Italia, Forza Italia, Partito Democratico, Movimento Cinque Stelle e Italia viva. Quando si vota
Mancano circa 30 giorni all’elezione del prossimo presidente della Repubblica. Nonostante l’attuale inquilino del Quirinale Sergio Mattarella abbia comunicato la sua indisponibilità a un rinnovo del mandato, la sua figura non può essere chiamata fuori dal toto nomi.
Quella che verrà sarà infatti una partita molto complessa: la maggioranza è composita e i partiti che sostengono l’esecutivo hanno mire a volte divergenti. I candidati in campo e le ipotesi per il prossimo settennato sono divisive.
Ecco quante possibilità ci sono per Mario Draghi e Silvio Berlusconi, due nomi di cui si discute molto, e chi sono le altre possibili scelte.
Quirinale, la possibile candidatura Mario Draghi: quali partiti e leader sono a favore, chi è contro
Dopo mesi di incertezza sulle intenzioni del presidente del Consiglio Mario Draghi, hanno fatto molto discutere le parole pronunciate dal premier nella conferenza stampa di fine anno. Il capo del governo si è definito “un nonno al servizio delle istituzioni”, dichiarazioni che sono state interpretate come un’auto candidatura.
All’indomani del punto stampa del 22 dicembre, però, i retroscena hanno accennato a un Draghi spiazzato per le reazioni dei partiti e le interpretazioni della stampa. Per il numero uno dell’esecutivo, si legge sul Corriere della Sera, “il ragionamento fatto in conferenza stampa non sarebbe altro che un richiamo didascalico ai ruoli che a ciascuno spettano, a partire dai partiti e dal Parlamento”.
L’elevato consenso di Draghi tra i cittadini, che eventualmente si tradurrebbe nel consenso per il Colle, potrebbe mettere spalle al muro i partiti, che non gradirebbero un presidente della Repubblica forte, così come adesso non sono a proprio agio con un premier forte.
Draghi PdR, cosa vuole fare il Partito Democratico e le parole del segretario del Pd Enrico Letta
In particolare, l’unico ad aver aperto all’ipotesi di traghettare Draghi al Quirinale è stato il Partito Democratico, il cui segretario Enrico Letta ha parlato dell’attuale premier nei termini di un “civil servant”.
Draghi al Colle, le intenzioni del Movimento Cinque Stelle e cosa vuole fare Giuseppe Conte
Il leader dell’M5s Giuseppe Conte invece chiede continuità, paventando una situazione politica di incertezza nel momento in cui il dato sui contagi appare in salita e il lavoro sul Pnrr deve essere finalizzato.
C’è poi il fatto che i pentastellati non si considererebbero pronti alle eventuali urne dopo la crisi di consensi e l’intenso lavoro di riorganizzazione che ha portato Conte alla guida del Movimento.
La nuova fase che si aprirebbe con Draghi al Colle, inedita dal punto di vista costituzionale, non può infatti prescindere dall’eventualità di un ritorno al voto dei cittadini ed è anche sullo scenario di elezioni politiche nel 2022 che i partiti stanno misurando le proprie mosse nella delicatissima partita a scacchi del prossimo mese.
Draghi capo dello Stato, cosa vuole fare Italia Viva di Matteo Renzi
Resta l’incognita Matteo Renzi, che controlla (al netto dei franchi tiratori) 26 deputati e 14 senatori. In un’intervista a Repubblica, l’ex segretario del Pd ha detto che “il capo dello Stato si può eleggere anche con un’altra maggioranza”. Il riferimento è al caso Mattarella “votato da uno schieramento diverso da quello al governo”, tra l’altro proprio quando a tenere le redini dell’esecutivo era Renzi.
Nuovo presidente della Repubblica: Berlusconi è una scelta possibile per Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia?
“I voti ci sono, me lo assicurano, e nemmeno risicati. Anzi, vi dirò che io voglio essere eletto con un margine abbastanza ampio, e credo di poterlo fare, mi dicono che potremmo avere anche a 150 voti in più degli attuali e oltre”. Sono le parole che il Corriere della Sera attribuisce a Silvio Berlusconi. È infatti risaputo che il fondatore di Forza Italia guarda al Colle per giocarsi la partita della vita.
Ieri un vertice del centrodestra tra Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini ha ribadito l’unità di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega in vista dei giochi per il prossimo presidente della Repubblica.
Nessun riferimento esplicito a Berlusconi, che tra l’altro ha adottato un atteggiamento attendista dopo le parole di Draghi che farebbero pensare a un’auto candidatura. “Ogni decisione sull’ipotesi di Silvio Berlusconi candidato al Quirinale verrà presa a gennaio”, ha spiegato il leader di Fi.
Parole che ricordano quelle di Gianni Letta, altro big forzista: “Tra dieci giorni con quello che sta succedendo, il clima può essere cambiato, prendiamoci ancora del tempo per esaminare per bene la situazione in tutti gli aspetti”.
Berlusconi PdR, cosa vuole fare Fratelli d’Italia e le parole di Giorgia Meloni
Berlusconi, che deve ancora ufficializzare la sua candidatura, troverebbe d’accordo Meloni, che però starebbe anche pensando a uno scenario successivo, che si realizzerebbe nel caso di un fallimento dei piani dell’ex Cavaliere per una sua elezione.
Mattarella viene infatti considerato inaccettabile da Fdi, ma il vero nodo è Draghi. Perché se si votasse l’ex presidente della Bce, Lega e Forza Italia dovrebbero scegliere se indebolire la maggioranza, allineandosi al veto di Meloni, o isolare il partito all’opposizione, confermando l’appoggio all’ex banchiere.
Non solo Draghi e Berlusconi, chi sono gli altri possibili candidati a capo dello Stato: da Casini a Prodi
Tra le possibili ipotesi per il Colle, oltre a Draghi e Berlusconi, le cui candidature appaiono al momento le più possibili, ci sono l’assessore lombardo Letizia Moratti, l’ex sottosegretario di Palazzo Chigi Gianni Letta, il presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati, l’ex presidente del Consiglio Giuliano Amato, l’ex premier Romano Prodi, il ministro della Cultura Dario Franceschini.
E poi il commissario Ue Paolo Gentiloni, l’ex ministra della Salute Rosy Bindi, la ministra della Giustizia Marta Cartabia, l’ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini.
Come si vota il PdR e quando è prevista l’elezione del successore di Mattarella nel 2022: la data
Ancora non si conosce la data per l’inizio della tornata di votazioni che dovrebbero portare alla elezione del prossimo presidente della Repubblica.
Il giorno preciso dovrebbe essere comunicato dal presidente della Camera. Roberto Fico, tra gli esponenti di punta del Movimento Cinque Stelle, ha intenzione di comunicarlo ai parlamentari in una lettera da inviare il 4 gennaio.
Costituzione alla mano, e con un occhio alla prassi, bisognerebbe muoversi un mese prima della scadenza del settennato dell’attuale inquilino del Colle (Sergio Mattarella giurò il 3 febbraio del 2015), quindi proprio nel giorno della missiva di Fico.
A quel punto, per consuetudine, si concedono 15 o 20 giorni alle regioni per eleggere i delegati regionali che dovranno integrare le Camere riunite a Montecitorio, il palazzo che ospita gli scranni dei deputati e che, per l’occasione, aprirà le porte anche a senatori e rappresentanti degli enti locali.
Conti alla mano, Fico potrebbe aprire i giochi tra il 18 e il 22 gennaio, anche se la data del 22 viene ritenuta più probabile: quella del successore di Mattarella sarà infatti una nomina complicata ed è quindi possibile che il leader pentastellato voglia avvantaggiarsi del giorno festivo (il 23 gennaio è una domenica) per agevolare le trattative nel caso in cui le prime votazioni dovessero risolversi in un nulla di fatto.
I primi tre voti sono tra l’altro quelli che consentono di eleggere un Pdr “forte”, che infatti deve avere il sostegno di tre quarti dell’assemblea per poter essere scelto. Dal quarto voto in poi, la soglia si abbassa e vince chi ottiene la maggioranza delle preferenze.