Matteo Renzi querela Lilli Gruber: "Mi candido alle Europee e se eletto andrò a Strasburgo"
Renzi contro Gruber: la querela del leader di Italia Viva arriva a seguito di alcune dichiarazioni fatte dalla giornalista nell'ultima puntata di Otto e mezzo
Il leader di Italia Viva Matteo Renzi ha annunciato una querela contro Lilli Gruber, conduttrice di Otto e mezzo su La7. Al centro dello scontro c’è un’affermazione fatta dalla giornalista in merito al prossimo futuro politico di Renzi.
- Perché Renzi querela Lilli Gruber
- Affermazioni "false e tendenziose"
- Candidatura alle Europee e marcia indietro
Perché Renzi querela Lilli Gruber
Nella giornata di martedì 30 aprile Matteo Renzi ha annunciato la candidatura alle elezioni Europee dell’8 e 9 giugno.
Renzi ha inoltre reso nota l’intenzione di sedere effettivamente fra i banchi del Parlamento Ue in caso di elezione. Non sarà, dunque, solo una candidatura strategica a fini elettorali.
Affermazioni “false e tendenziose”
Così si legge in una nota diffusa dall’ufficio stampa di Italia Viva:
Il senatore Matteo Renzi ha dato mandato ai propri legali di agire in giudizio contro Lilli Gruber per le dichiarazioni rilasciate questa sera nel corso della trasmissione 8 e mezzo, su La7, per la parte in cui la conduttrice ha affermato che Renzi come gli altri leader se eletto non andrà in Europa. È una affermazione falsa, tendenziosa e priva di fondamento. Il senatore Renzi ha più volte detto che, a differenza degli altri, come tutti i candidati della lista Stati Uniti d’Europa se eletto andrà a Strasburgo.
Non è stata fornita alcuna informazione in merito all’importo richiesto da Matteo Renzi a titolo di risarcimento.
Candidatura alle Europee e marcia indietro
Presentare la propria candidatura alle elezioni Europee e poi, una volta eletti, fare marcia indietro è una strategia acchiappavoti messa in atto non di rado.
A sinistra Elly Schlein ha dichiarato la sua volontà di presentarsi alle Europee, suscitando critiche fra alcuni esponenti del Pd per la scelta (poi ritirata) di inserire il nome nel simbolo. Critiche anche da parte di storici rappresentanti del centrosinistra fra i quali spicca il nome dell’ex presidente del Consiglio Romano Prodi.
“Quello che sta succedendo vuol dire proprio che non mi dà retta nessuno. Perché dobbiamo dare il voto a una persona per farla vincere e, se vince, di sicuro non va in Europa? Sono ferite della democrazia che piano piano scavano il fosso per cui la democrazia non è più amata”. Queste le parole di Romano Prodi durante la Repubblica delle idee a Napoli.
E Giorgia Meloni ha scelto di sfruttare il peso del suo nome e del suo ruolo di attuale capo del Governo per invitare l’elettorato a scrivere solo “Giorgia” sulla scheda elettorale.