Doppio attentato a Mogadiscio, almeno 100 morti e 300 feriti in Somalia per l'esplosione di due autobombe
Le due esplosioni sono avvenute al ministero dell'Istruzione: l'attentato non è stato ancora rivendicato ma è attribuito ad Al-Shaabab
Sale a 100 morti e 300 feriti il bilancio delle due autobombe esplose sabato pomeriggio al ministero dell’Istruzione di Mogadiscio, in Somalia. Il doppio attentato non è stato ancora rivendicato, ma le autorità ritengono che dietro la strage ci sia il gruppo islamista Al-Shaabab, abituato a compiere azioni sanguinarie senza dichiararne la paternità.
L’attentato
Come ricostruito da Agi, la modalità del doppio attentato segue un copione messo in atto dai jihadisti in diverse occasioni: la prima bomba è esplosa davanti al ministero dell’Istruzione nei pressi di un trafficato incrocio, la seconda quando è arrivata l’ambulanza e i soccorritori si sono radunati per aiutare le vittime.
Secondo la polizia, l’obiettivo dell’attacco erano il presidente Hassan Sheikh Mohamud, il primo ministro Hamza Abdi Barre e i capi dei cinque Stati federali somali: nel momento dell’attentato i leader stavano partecipando a un incontro sul tema della minaccia jihadista al Jazeera Palace Hotel, ad appena un chilometro e mezzo di distanza dal ministero dell’Istruzione.
Oltre ai quattro attentatori la maggior parte delle persone uccise erano civili. Come ha dichiarato il presidente somalo Mohamud tra le vittime “anche donne e mamme con bambini piccoli, studenti mandati a studiare, padri e uomini d’affari”. Deceduti anche un comandante della polizia e un noto giornalista somalo, e tra i feriti un fotoreporter Reuters e un collaboratore di VOA (Voice of America).
Il precedente
Il luogo dell’attentato è stato teatro già nel 2017 della più grave strage terroristica avvenuta in Somalia, quando l’esplosione di un camion-bomba provocò 500 morti.
I terroristi di Al Shabaab
Da circa 15 anni Al Shabaab, gruppo affiliato alla rete di Al Qaeda dal 2012, imperversa con i suoi attacchi terroristici sulla capitale Mogadiscio e le principali città della Somalia, cercando di rovesciare il governo somalo per insediare con la forza uno Stato islamico wahabita.
Il gruppo jihadista è stato cacciato dalla capitale dalle forze dell’Unione Africana nel 2011, ma continua a controllare aree di territorio rurale e periodicamente compie attentati contro civili e militari, anche in Paesi vicini come Kenya ed Etiopia.