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Filippo Turetta e il femminicidio di Giulia Cecchettin, prima volta in aula: al processo anche il padre Gino

Femminicidio di Giulia Cecchettin, seconda udienza: presente anche Filippo Turetta, uscito dal carcere per la prima volta

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Venerdì 25 ottobre Filippo Turetta esce per la prima volta dal carcere: l’appuntamento è la seconda udienza del processo che lo vede imputato, quello sul femminicidio di Giulia Cecchettin. In aula presente anche il padre della vittima, Gino. Assente invece Elena, sorella di Giulia.

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La diretta

  1. "Ho ucciso Giulia perché non voleva tornare con me"

    Filippo Turetta nomina Giulia Cecchettin: “Ho ucciso Giulia perché non voleva tornare con me. Provavo risentimento, rabbia, non lo so…”, riporta Adnkronos.

  2. Legale Cecchettin: "Uomo senza empatia"

    Nicodemo Gentile, avvocato di parte civile per Elena Cecchettin, ha dichiarato durante una pausa che Filippo Turetta “ha punito Giulia perché non voleva tornare con lui. È un omicidio premeditato, dove un uomo senza empatia ha colpito. Purtroppo, gli uomini senza empatia sono tutti uguali”.

  3. La reazione di Gino Cecchettin

    Gino Cecchettin, come notato dall’Ansa, segue la deposizione di Filippo Turetta con lo sguardo fisso sull’assassino reo confesso della figlia. Il ragazzo è rimasto quasi sempre con gli occhi bassi, alzando lo sguardo solo per rispondere con frasi brevi e confuse, alle domande del pm, ma tenendolo lontano dai banchi delle parti civili e dal pubblico.

  4. Turetta ricorda il colpo alla coscia: "Volevo farla stare ferma"

    Filippo Turetta parla poi dell’aggressione: “Forse l’ho colpita” con il coltello, “non ricordo, non lo so. Per farla stare ferma l’ho colpita, ricordo come un flashback un colpo sulla coscia. Quando è uscita dalla macchina io ero arrabbiatissimo, non volevo che finisse cosi, ho preso uno dei coltelli e sono uscito fuori di corsa per fermarla. Non ricordo esattamente. Poi l’ho presa per il braccio e lei è caduta, penso che abbia sbattuto la testa contro il pavimento. Mai calci e pugni, non so se l’ho colpita con il coltello, ma suppongo di sì, ma qualche istante dopo avevo solo il manico in mano e quindi per essersi rotto così suppongo di sì”.

    In aula sono state mostrate le foto delle macchie di sangue lasciate sull’asfalto del parcheggio di Vigonovo (Padova), a 150 metri da casa Cecchettin dove è avvenuta la prima aggressione: “Devo averla colpita anche in macchina. Lei si muoveva e volevo farla stare ferma. Almeno una volta l’ho colpita poi non so dire quanto e dove, non guardando bene, davo colpi a caso”.

    È nell’area industriale di Fossó (Venezia) che Giulia Cecchettin, che tenta la fuga, viene uccisa: “Lei si opponeva, non sarei riuscito mai a riportarla dentro in macchina”.

  5. Turetta sperava di tornare insieme a Giulia

    Filippo Turetta ha dichiarato al pm che “c’erano delle cose che mi portavano ad avere speranze di tornare insieme”. La replica del magistrato: “Ma a quali elementi era agganciata questa speranza? Io non ne vedo”. La risposta: “Ci vedevamo e ci scrivevamo. A mia percezione, quando eravamo in presenza fisicamente a volte percepivo certe cose, altre meno”.

  6. Turetta non pronuncia il nome di Giulia

    Filippo Turetta sta parlando da oltre un’ora e non ha mai pronunciato il nome di Giulia.

  7. L'ammissione di Turetta: "Ho detto delle bugie nel primo interrogatorio"

    Filippo Turetta ha anche ammesso di avere detto delle bugie nel primo interrogatorio, in particolare quando raccontò al pm di avere acquistato lo scotch nei giorni precedenti all’omicidio per la festa di laurea di Giulia Cecchettin, da usare per “appendere i manifesti“. Il nastro adesivo, in realtà, gli sarebbe servito per non fare urlare Giulia: “Nel primo interrogatorio non ho dato la risposta corretta ad alcune domande e di questo mi dispiace”. Aveva anche detto che avesse comprato i coltelli perché pensava “di suicidarsi“, ma ora spiega che “i coltelli li ho messi in auto in quella settimana, deve essere stato uno di quei giorni: mercoledì, giovedì o venerdì. Non li ho messi per suicidarmi, come ho detto nel primo interrogatorio, ma sempre al fine di eventualmente aggredirla. Forse ne ho presi due per avere più sicurezza. Quel giorno ho comprato dell’altro scotch, non lo so perché me ne serviva un terzo”, dopo averlo già comprato online, ”forse perché mi sentivo più sicuro nel farlo, forse perché non sapevo se gli altri due andavano bene”.

    Di fatto, ha ammesso la premeditazione.

  8. Lo scotch, le manette e la cartina strada: le ricerche sul web

    Filippo Turetta aggiunge di aver “fatto ricerche” su ‘scotch resistente’ e ‘manette professionali’ perché pensava di “utilizzare questi strumenti per immobilizzarla dopo averla rapita. Ho fatto queste ricerche poi ho comprato online lo scotch e una cartina stradale

  9. femminicidio giulia cecchettin
    Turetta: "Il piano era rapirla e toglierle la vita"

    “Ho pensato di rapirla, e anche di toglierle la vita, ero confuso, io volevo stare ancora assieme a lei”. Così ha risposto Filippo Turetta alle prime domande del pm Andrea Petroni, in avvio della seconda udienza per l’omicidio di Giulia Cecchettin. Parlando a bassa voce, con gli occhi bassi, l’imputato ha proseguito: “Ero arrabbiato, era un bruttissimo periodo, volevo tornare assieme a lei e per quello ho ipotizzato questo piano per quella sera”. Avrebbe iniziato a scrivere il suo piano “il 7 novembre” 2023, ossia quattro giorni prima del femminicidio (11 novembre): “Ho cominciato a pensare, avevo tanti pensieri sbagliati“.

  10. Turetta: "Voglio raccontare tutto"

    Filippo Turetta, con lo sguardo basso, parla in maniera un po’ impacciata: incespica, sembra confuso e non guarda banchi o pubblico. ”Voglio raccontare tutto quello che è successo” dice davanti alla corte d’Assise di Venezia. Ha spiegato la ragione che l’ha spinto a stendere le sue memorie per ”mettere per iscritto le cose che mi venivano in mente, alcune cose non me la sentivo di descriverle sul momento”.

  11. Turetta deposita una memoria di una quarantina di pagine

    “Filippo depositerà uno scritto di circa 40 pagine in cui a mente fredda cerca di ricostruisce punto per punto i suoi ricordi e di aggiungere o integrare quanto detto durante i lunghi interrogatori”. Lo ha detto il suo difensore, l’avvocato Giovanni Caruso, all’arrivo in Corte d’Assise a Venezia.

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    Presente Gino Cecchettin, assente la sorella Elena

    In aula infatti c’è anche Gino Cecchettin, che non ha rilasciato dichiarazioni. Sul bavero della giacca la spilla con l’immagine della figlia: è la prima volta che vede in faccia l’ex fidanzato della figlia dopo il femminicidio.

    Assente invece Elena Cecchettin: “Non per disinteresse, ma per prendermi cura di me stessa. Sono più di 11 mesi che continuo ad avere incubi, 11 mesi che il mio sonno è inesistente o irrequieto. La mia salute mentale e soprattutto quella fisica ne hanno risentito. Ho perso il conto delle visite mediche che ho dovuto fare nell’ultimo anno. Seguirò a distanza anche tramite i miei legali, tuttavia non parteciperò” ha scritto su Instagram.

  13. Turetta scortato dalla polizia penitenziaria: pantaloni e felpa nera

    Filippo Turetta, scortato dalla polizia penitenziaria, indossa pantaloni neri e una felpa grigia con cappuccio. In mano ja una cartellina con alcuni documenti. Prima di sederi accanto al legali di fiducia, Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, ha girato un paio di volte il capo guardandosi attorno, incrociando lo sguardo con il collegio presieduto da Stefano Manduzio, e apparentemente non notando la presenza di Gino Cecchettin.

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    Filippo Turetta entra in Aula

    Filippo Turetta è entrato nell’aula della Corte d’Assise di Venezia dove sarà interrogato come imputato nel processo per il femminicidio dell’ex fidanzata, Giulia Cecchettin. In aula, davanti a lui, tra le parti civili, è presente anche il papà della ragazza, Gino Cecchettin. È la prima volta che Turetta esce dal carcere di Verona, dove è rinchiuso da quasi un anno.

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