Filippo Turetta sul femminicidio di Giulia Cecchettin: "Non volevo farla soffrire", la data della sentenza
Femminicidio di Giulia Cecchettin, seconda udienza: presente anche Filippo Turetta, uscito dal carcere per la prima volta
Venerdì 25 ottobre Filippo Turetta esce per la prima volta dal carcere: l’appuntamento è la seconda udienza del processo che lo vede imputato, quello sul femminicidio di Giulia Cecchettin. In aula presente anche il padre della vittima, Gino. Assente invece Elena, sorella di Giulia. Alla fine dell’esame, è stata fissata la data del dibattito, il 25 novembre (giornata contro la violenza sulle donne). La sentenza è prevista il 3 dicembre.
Il racconto della giornata
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Fine udienza, prossimo appuntamento il 25 novembre: quando è attesa la sentenza
Si conclude l’esame di Filippo Turetta, durata quasi 6 ore e mezzo. Il presidente Stefano Manduzio ha annullato l’udienza del 28 ottobre, essendo stato esaurito l’interrogatorio di Turetta da parte del pm, delle parti civili e della difesa. Come da calendario, invece, il 25 e 26 novembre ci sarà il dibattito per andare, dopo eventuali repliche, al 3 dicembre per la sentenza.
Il 25 novembre è la giornata contro la violenza sulle donne.
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L'avvocato di Turetta: "Il coltello spezzato non corrisponde alle ferite"
Sul coltello spezzato a Vigonovo (Venezia), usato nella prima fase dell’aggressione di Filippo Turetta a Giulia Cecchettin, poi conclusa mortalmente nella vicina Fossò, non ci sono tracce ematiche, e la lama non corrisponde ad alcune ferita sul corpo. Il particolare è stato citato dall’avvocato di Turetta, Giovanni Caruso, che ha chiesto al suo assistito se si ricordasse di averla ferita in quei primi istanti. Turetta da parte sua ha detto di essere convinto di averle fatto del male, ma di non ricordare la dinamica dei fatti.
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"Mi sento in colpa, ridicolo chiedere scusa"
“Non penso al mio futuro, l’unica cosa a cui penso è che sia giusto affrontare questo ed espiare la colpa per quel che ho fatto. Mi sento in colpa a pensare al futuro, di lei che non c’è più“. E ancora: “Non so perché non ho chiesto scusa, ma penso che sia ridicolo e fuori luogo, vista la grave ingiustizia che ho commesso. Sarebbe ridicolo dare semplici scuse per qualcosa di inaccettabile. Potrebbero solamente creare ulteriore dolore per le persone che già provano dolore per quel che è successo. Vorrei evitarle e sparire“.
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"Volevo stare insieme a lei prima di toglierle la vita"
“Volevo stare insieme, noi due soli. Passare del tempo assieme, prima eventualmente di toglierle la vita, anche se non lo avevo ancora deciso“. Lo ha detto Filippo Turetta al suo legale Giovanni Caruso.
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Filippo Turetta pronuncia per la prima volta il nome di Giulia
Filippo Turetta ha detto che “penso che sia qualcosa di giusto, un dovere verso la giustizia, ma soprattutto verso Giulia e tutte le persone colpite” rispondendo all’avvocato Giovanni Caruso, suo legale difensore. È la prima volta che Turetta ha pronunciato il nome di Giulia Cecchettin: “Sono accusato di aver commesso l’omicidio di Giulia con crudeltà, premeditazione, il legame affettivo”.
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Si riparte con l'esame della difesa
Udienza sospesa, si riprenderà intorno alle ore 14 con l’esame della difesa. L’avvocato Giovanni Caruso, legale di Turetta, ha già fatto intuire quale sarà l’obiettivo delle sue domande: “Voglio cercare di capire chi è Filippo Turetta, perché non c’è solo il fatto storico a se stante, ma c’è una compenetrazione tra persona e fatto storico”.
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Gino Cecchettin lascia l'aula
Gino Cecchettin lascia l’aula dopo la deposizione di Turetta: ”Sapere gli ultimi momenti della vita di Giulia” è stato il momento più delicato dell’udienza di oggi per il papà di Giulia. Ha guardato spesso verso il banco dei testimoni mentre il 22enne aveva sempre lo sguardo puntato verso il basso. E ora, prima che a prendere la parola sarà la difesa di Turetta, lascia l’aula: ”Ho capito benissimo chi è Filippo Turetta, non ho bisogno di restare, per me è chiarissimo e per me la vita del prossimo è una cosa sacra”.
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"Non volevo farla soffrire"
L’Ansa riporta le parole di Turetta riguardanti le fasi finali dell’omicidio: “Volevo colpirla al collo per non farla soffrire, lei alzava le mani per difendersi, e allora ho tentato di colpirla più velocemente possibile da altre parti”.
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"Stava scappando, urlava e l'ho colpita ancora"
Turetta aggiunge che Giulia stava scappando, “forse l’avevo colpita in auto, su una coscia, non ricordo, poi non so se è caduta o l’ho fatta cadere a terra. Lei urlava e l’ho colpita ancora“, riferendosi a quanto avvenne tra Vigonovo a Fossò, quando mentre tentava di imbavagliare Giulia per non farla urlare lei riuscì ad aprire la portiera dell’auto.
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Il dettaglio del cellulare
Turetta ha raccontato che “dopo Vigonovo, dopo averla spinta in macchina, devo aver preso il suo cellulare e averlo allontanato da lei o forse era nella sua borsetta che avevo preso per impedirle che chiamasse”. Dopodiché quel telefono “l’ho buttato dal finestrino, assieme al coltello, mi pare in un fossato, un piccolo canale che circonda un terreno, ma non ricordo con precisione dove. Stavo guidando e non ricordo bene, ho gettato questi due oggetti, in un fossato, mentre ero su una strada secondaria”, ha detto ripreso dall’Ansa.
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L'idea del suicidio e il cadavere abbandonato
Turetta spiega che avevo “ipotizzato di rapirla in macchina insieme a me, poi allontanarci verso una località isolata e aggredirla, e poi anche togliere la vita a lei e poi a me”, riporta Askanews.
Adnkronos invece si sofferma sull‘abbandono del cadavere al lago di Barcis: “Forse non ha avuto senso che nascondessi il corpo” coprendola con sacchi neri, ma “mi rendevo conto che doveva essere ferita, in cattive condizioni, condizioni terribili. Volevo che non si vedesse perché le ferite… sapere solo che lei non c’era più senza edere come perché ovviamente è un’immagine brutta”.
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"Quella sera ho sentito di perderla"
”In quel momento ho sentito di aver perso per sempre la possibilità di tornare insieme. Non avere più un rapporto, ho percepito questo: di perdere la possibilità di un rapporto”. Lo afferma Filippo Turetta, ripreso da Adnkronos, ricordando la sera dell’11 novembre 2023, quella in cui Giulia Cecchettin ha rifiutato di tornare insieme a lui. Turetta racconta di essersi rivolto a le ”in un tono alterato e lei giustamente ha reagito malissimo”. Da lì, la doppia aggressione: “È successo che eravamo in macchina, che stavamo discutendo di questa lista di motivi per cui mi aveva lasciato, parlando di uno di questi motivi ero nervosissimo, le ho fatto così sulla coscia… non volevo essere violento, non sono riuscito a trattenermi”.
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Filippo Turetta scoppia a piangere
Come riferito da Ansa, Filippo Turetta è scoppiato a piangere in aula: “Volevo tornare assieme a lei, soffrivo molto e provavo risentimento verso di lei. Avevo rabbia perché soffrivo di questa cosa, e questo mi ha sconvolto. Volevo che il nostro destino fosse lo stesso per entrambi e quindi… io penso sia questa la verità. In macchina abbiamo litigato perché volevo tornare insieme, così come avevo fatto nei giorni precedenti, anche in chat”.
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"Ho ucciso Giulia perché non voleva tornare con me"
“L’ho uccisa perché non voleva tornare con me. Provavo risentimento, rabbia, non lo so…”, riporta Adnkronos.
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Legale Cecchettin: "Uomo senza empatia"
Nicodemo Gentile, avvocato di parte civile per Elena Cecchettin, ha dichiarato durante una pausa che Filippo Turetta “ha punito Giulia perché non voleva tornare con lui. È un omicidio premeditato, dove un uomo senza empatia ha colpito. Purtroppo, gli uomini senza empatia sono tutti uguali”.
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La reazione di Gino Cecchettin
Gino Cecchettin, come notato dall’Ansa, segue la deposizione di Filippo Turetta con lo sguardo fisso sull’assassino reo confesso della figlia. Il ragazzo è rimasto quasi sempre con gli occhi bassi, alzando lo sguardo solo per rispondere con frasi brevi e confuse, alle domande del pm, ma tenendolo lontano dai banchi delle parti civili e dal pubblico.
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Turetta ricorda il colpo alla coscia: "Volevo farla stare ferma"
Filippo Turetta parla poi dell’aggressione: “Forse l’ho colpita” con il coltello, “non ricordo, non lo so. Per farla stare ferma l’ho colpita, ricordo come un flashback un colpo sulla coscia. Quando è uscita dalla macchina io ero arrabbiatissimo, non volevo che finisse cosi, ho preso uno dei coltelli e sono uscito fuori di corsa per fermarla. Non ricordo esattamente. Poi l’ho presa per il braccio e lei è caduta, penso che abbia sbattuto la testa contro il pavimento. Mai calci e pugni, non so se l’ho colpita con il coltello, ma suppongo di sì, ma qualche istante dopo avevo solo il manico in mano e quindi per essersi rotto così suppongo di sì”.
In aula sono state mostrate le foto delle macchie di sangue lasciate sull’asfalto del parcheggio di Vigonovo (Padova), a 150 metri da casa Cecchettin dove è avvenuta la prima aggressione: “Devo averla colpita anche in macchina. Lei si muoveva e volevo farla stare ferma. Almeno una volta l’ho colpita poi non so dire quanto e dove, non guardando bene, davo colpi a caso”.
È nell’area industriale di Fossó (Venezia) che Giulia Cecchettin, che tenta la fuga, viene uccisa: “Lei si opponeva, non sarei riuscito mai a riportarla dentro in macchina”.
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Turetta sperava di tornare insieme a Giulia
Filippo Turetta ha dichiarato al pm che “c’erano delle cose che mi portavano ad avere speranze di tornare insieme”. La replica del magistrato: “Ma a quali elementi era agganciata questa speranza? Io non ne vedo”. La risposta: “Ci vedevamo e ci scrivevamo. A mia percezione, quando eravamo in presenza fisicamente a volte percepivo certe cose, altre meno”.
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Turetta non pronuncia il nome di Giulia
Filippo Turetta sta parlando da oltre un’ora e non ha mai pronunciato il nome di Giulia.
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L'ammissione di Turetta: "Ho detto delle bugie nel primo interrogatorio"
Filippo Turetta ha anche ammesso di avere detto delle bugie nel primo interrogatorio, in particolare quando raccontò al pm di avere acquistato lo scotch nei giorni precedenti all’omicidio per la festa di laurea di Giulia Cecchettin, da usare per “appendere i manifesti“. Il nastro adesivo, in realtà, gli sarebbe servito per non fare urlare Giulia: “Nel primo interrogatorio non ho dato la risposta corretta ad alcune domande e di questo mi dispiace”. Aveva anche detto che avesse comprato i coltelli perché pensava “di suicidarsi“, ma ora spiega che “i coltelli li ho messi in auto in quella settimana, deve essere stato uno di quei giorni: mercoledì, giovedì o venerdì. Non li ho messi per suicidarmi, come ho detto nel primo interrogatorio, ma sempre al fine di eventualmente aggredirla. Forse ne ho presi due per avere più sicurezza. Quel giorno ho comprato dell’altro scotch, non lo so perché me ne serviva un terzo”, dopo averlo già comprato online, ”forse perché mi sentivo più sicuro nel farlo, forse perché non sapevo se gli altri due andavano bene”.
Di fatto, ha ammesso la premeditazione.
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Lo scotch, le manette e la cartina strada: le ricerche sul web
Filippo Turetta aggiunge di aver “fatto ricerche” su ‘scotch resistente’ e ‘manette professionali’ perché pensava di “utilizzare questi strumenti per immobilizzarla dopo averla rapita. Ho fatto queste ricerche poi ho comprato online lo scotch e una cartina stradale”
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Turetta: "Il piano era rapirla e toglierle la vita"
“Ho pensato di rapirla, e anche di toglierle la vita, ero confuso, io volevo stare ancora assieme a lei”. Così ha risposto Filippo Turetta alle prime domande del pm Andrea Petroni, in avvio della seconda udienza per l’omicidio di Giulia Cecchettin. Parlando a bassa voce, con gli occhi bassi, l’imputato ha proseguito: “Ero arrabbiato, era un bruttissimo periodo, volevo tornare assieme a lei e per quello ho ipotizzato questo piano per quella sera”. Avrebbe iniziato a scrivere il suo piano “il 7 novembre” 2023, ossia quattro giorni prima del femminicidio (11 novembre): “Ho cominciato a pensare, avevo tanti pensieri sbagliati“.
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Turetta: "Voglio raccontare tutto"
Filippo Turetta, con lo sguardo basso, parla in maniera un po’ impacciata: incespica, sembra confuso e non guarda banchi o pubblico. ”Voglio raccontare tutto quello che è successo” dice davanti alla corte d’Assise di Venezia. Ha spiegato la ragione che l’ha spinto a stendere le sue memorie per ”mettere per iscritto le cose che mi venivano in mente, alcune cose non me la sentivo di descriverle sul momento”.
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Turetta deposita una memoria di una quarantina di pagine
“Filippo depositerà uno scritto di circa 40 pagine in cui a mente fredda cerca di ricostruisce punto per punto i suoi ricordi e di aggiungere o integrare quanto detto durante i lunghi interrogatori”. Lo ha detto il suo difensore, l’avvocato Giovanni Caruso, all’arrivo in Corte d’Assise a Venezia.
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Presente Gino Cecchettin, assente la sorella Elena
In aula infatti c’è anche Gino Cecchettin, che non ha rilasciato dichiarazioni. Sul bavero della giacca la spilla con l’immagine della figlia: è la prima volta che vede in faccia l’ex fidanzato della figlia dopo il femminicidio.
Assente Elena Cecchettin: “Non per disinteresse, ma per prendermi cura di me stessa. Sono più di 11 mesi che continuo ad avere incubi, 11 mesi che il mio sonno è inesistente o irrequieto. La mia salute mentale e soprattutto quella fisica ne hanno risentito. Ho perso il conto delle visite mediche che ho dovuto fare nell’ultimo anno. Seguirò a distanza anche tramite i miei legali, tuttavia non parteciperò” ha scritto su Instagram.
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Turetta scortato dalla polizia penitenziaria: pantaloni neri e felpa grigia
Filippo Turetta, scortato dalla polizia penitenziaria, indossa pantaloni neri e una felpa grigia con cappuccio. In mano ha una cartellina con alcuni documenti. Prima di sedersi accanto al legali di fiducia, Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, ha girato un paio di volte il capo guardandosi attorno, incrociando lo sguardo con il collegio presieduto da Stefano Manduzio, e apparentemente non notando la presenza di Gino Cecchettin.
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Filippo Turetta entra in Aula
Filippo Turetta è entrato nell’aula della Corte d’Assise di Venezia dove sarà interrogato come imputato nel processo per il femminicidio dell’ex fidanzata, Giulia Cecchettin. In aula, davanti a lui, tra le parti civili, è presente anche il papà della ragazza, Gino Cecchettin. È la prima volta che Turetta esce dal carcere di Verona, dove è rinchiuso da quasi un anno.
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- Il video dell’aggressione
- Le telefonate ai carabinieri la notte del femminicidio
- La fuga di Filippo Turetta: come è stato fermato
- Il padre di Filippo Turetta: “Diceva che voleva ammazzarsi“
- L’audio di Giulia alle amiche: “Ho paura”
- Scontro Elena Cecchettin-Salvini
- La fiaccolata per Giulia a Vigonovo
- Su Facebook spunta la pagina “Filippo Turetta ragazzo modello“
- Scontro Elena Cecchettin-Cruciani
- Turetta e il tentato suicidio
- Il primo interrogatorio di Turetta col gip
- La confessione di Turetta
- L’esito dell’autopsia sul cadavere di Giulia
- Il secondo interrogatorio di Turetta durato 9 ore: il video
- I funerali di Giulia Cecchettin
- I vocali di Turetta a Giulia e il messaggio choc sulla laurea
- Gino Cecchettin difende il padre di Filippo Turetta
- La lettera di Filippo Turetta ai suoi genitori
- I diari di Filippo Turetta prima del femminicidio