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Delitto di Simonetta Cesaroni, un nuovo testimone riapre il giallo di Via Poma: cosa ha raccontato

C'è un nuovo testimone per il delitto di Simonetta Cesaroni: un uomo è convinto che se fosse stato interrogato il giallo sarebbe stato già risolto

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Cristiano Bolla

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista esperto di cinema, televisione, nuovi media e spettacolo, scrive anche di cronaca e attualità. Laureato in Scienze e Tecnologie delle Arti e dello Spettacolo con Master in Drammaturgia e Sceneggiatura, ha lavorato per diverse produzioni prima di muovere i primi passi nelle redazioni di testate giornalistiche di Torino e Milano. Attualmente collabora anche con importanti riviste di settore.

Domani, 7 agosto, saranno passati 33 anni dall’omicidio di Simonetta Cesaroni, il ‘cold case’ italiano noto anche come giallo di via Poma. Un nuovo testimone sostiene che se gli inquirenti lo avessero interrogato negli anni ’90, il mistero sulla morte della giovane sarebbe già stato risolto.

Chi è il possibile nuovo testimone del giallo di Via Poma

In esclusiva per TgCom24, ha parlato Giuseppe Macinati, un nome nuovo nell’intricato quadro investigativo che da 33 anni circonda il caso della 20enne uccisa negli uffici di via Poma 2.

Si tratta del figlio di Mario Macinati, factotum dell’avvocato Francesco Caracciolo di Sarno, ovvero il presidente regionale degli Ostelli della Gioventù per il quale lavorava la donna massacrata con 29 coltellate.

L’ex fidanzato Raniero Busco, prima condannato per l’omicidio e poi assolto in via definitiva

L’uomo sostiene che le informazioni di cui è in possesso avrebbero potuto cambiare il corso delle indagini, che si sono prima concentrate sul portiere Pietro Vanacore e quindi sul fidanzato Raniero Busco, senza però trovare riscontro giudiziario.

Cosa ha rivelato Macinati sul delitto di Simonetta Cesaroni

Alla testata, Macinati ha prima ammesso di non ricordare esattamente tutti i dettagli, tuttavia è sicuro che quel 7 agosto 1990 a casa sua sono arrivate due telefonate di qualcuno che cercava Caracciolo di Sarno.

Non era inusuale che, soprattutto nei giorni festivi o estivi, il factotum prendesse telefonate di chi cercava il presidente regionale. A rendere sospetti gli avvenimenti è il fatto che quelle telefonate, prese dalla madre, siano arrivate la prima attorno alle 17.30 e la seconda alle 20.30.

Ore prima del ritrovamento del corpo di Simonetta Cesaroni. “Solo il giorno dopo ho scoperto dai telegiornali che era stata uccisa una ragazza agli Ostelli. Ho pensato: ‘Allora era per questo che chiamavano‘” ha dichiarato l’uomo.

Macinati afferma di non sapere cosa dissero nelle telefonate, ma anche che “se me lo avessero chiesto prima, nell’imminenza dei fatti, l’assassino non sarebbe libero“.

L’antimafia vuole indagare ancora sulla traccia di sangue ignoto

Dall’assoluzione in Cassazione del fidanzato Raniero Busco, risalente ormai al febbraio 2014, il fronte giudiziario è sostanzialmente fermo. In una relazione della commissione parlamentare Antimafia realizzata nei mesi scorsi, vengono indicati i punti da cui bisognerebbe ripartire.

L’elemento principale è la traccia di sangue ancora ignota ritrovata sulla maniglia di una porta degli uffici di via Poma 2 e mai presa in considerazione. Il gruppo è A positivo e forse qui potrebbe essere contenuta la risposta del giallo.

A marzo del 2022, le indagini sono arrivate vicine ad un nuovo possibile sospettato. Si tratterebbe di una persona già attenzionata all’epoca dei fatti, il cui alibi sarebbe smentito da nuovi elementi.

Fonte foto: ANSA

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