Dele Alli molestato a 6 anni, fumatore a 7 e spacciatore a 8: il racconto shock dopo la riabilitazione
Gli abusi, le sigarette, lo spaccio: tutto nei primi 8 anni di vita. Il calciatore Dele Alli, dopo la riabilitazione, ha raccontato la sua infanzia
Un’infanzia infernale e la forza di raccontarla. Dele Alli, calciatore dell’Everton e con un passato da golden boy della Nazionale inglese, è appena uscito da una clinica di riabilitazione: ha chiesto aiuto per uscire dalla dipendenza da sonniferi. Sei settimane con se stesso, dopo le quali, in un’intervista concessa all’ex giocatore Gary Neville e al suo podcast, ha racconto i suoi primi anni di vita. Da incubo. Prima gli abusi sessuali subiti a 6 anni, poi le sigarette a 7 e lo spaccio a 8.
- Chi è Dele Alli, la carriera a picco dell'ex golden boy
- La dipendenza
- Dagli abusi allo spaccio: intervista da brividi
Chi è Dele Alli, la carriera a picco dell’ex golden boy
Dele Alli è nato l’11 aprile 1996 a Milton Keynes, nel Buckinghamshire, a Nord Ovest di Londra: la cittadina è famosa per essere la sede della scuderia di Formula 1 Red Bull Racing.
È ancora molto giovane, ma è un calciatore professionista dal 2012, ossia da quando aveva 16 anni.
Poi il salto al Tottenham nel 2015, quindi il debutto nella Nazionale maggiore inglese nello stesso anno.
La carriera sembra quella di un top player, ma piano piano qualcosa in lui si spegne.
Perde la Nazionale, che ormai non lo chiama dal 2019.
Nemmeno Mourinho, nel frattempo allenatore degli Spurs, riesce a scuoterlo.
Alli finisce ai margini della rosa, viene ceduto all’Everton a zero euro nel febbraio 2022. Pochi mesi, ad agosto, viene girato in prestito in Turchia, al Besiktas.
La dipendenza
Talento sprecato. Negli ultimi anni Dele Alli è stato descritto così, spesso colpevolizzato, definito ingrato a tal punto da gettare via il suo innato talento.
Un peso insopportabile da sostenere, tanto che Dele Alli pensa addirittura a lasciare il calcio ad appena 24 anni, quando il suo declino calcistico è già cominciato.
Fino a due anni prima era visto come un dio, capace di trascinare l’Inghilterra alla finale del Mondiale 2018.
Fuori dal campo, però, la dipendenza: “Avevo preso l’abitudine di usare sonniferi o alcol per intorpidire quello che provavo. Sono diventato dipendente, probabilmente è un problema che non ho solo io, penso che sia qualcosa che sta circolando più di quanto la gente creda nel calcio”, ha detto al podcast The Overlap condotto dall’ex calciatore del Manchester United e dell’Inghilterra Gary Neville.
Di recente ha trascorso sei settimane in riabilitazione.
Dagli abusi allo spaccio: intervista da brividi
Ma la dipendenza è solo la punta dell’iceberg.
Dele Alli, infatti, ha raccontato la sua infanzia infernale: “A 6 anni sono stato molestato. Mia madre era un’alcolizzata. Sono stato mandato in Africa (per stare con suo padre, ndr) per imparare la disciplina, e poi sono stato rimandato indietro. A 7 anni ho iniziato a fumare, a 8 ho iniziato a spacciare droga. Una persona anziana mi ha detto che non avrebbero fermato un bambino in bicicletta, quindi andavo in giro con il mio pallone da calcio, e dietro mi portavo la droga. A 11 sono stato appeso a un ponte da un tizio della tenuta accanto. A 12 sono stato adottato, e da allora sono stato in una famiglia fantastica, non avrei potuto chiedere a persone migliori di fare quello che avrebbero poi fatto per me”.
E ancora: “Ci sono state diverse volte in cui la mia famiglia adottiva e mio fratello mi spronavano a parlare con loro, dire loro cosa stessi pensando, come stessi a livello sentimentale. Non potevo farlo perché volevo affrontarlo da solo“.
Sulla dipendenza: “Non voglio parlare di numeri, ma era decisamente troppo, e ci sono stati dei momenti spaventosi che ho avuto. Prendere un sonnifero ed essere pronti per il giorno dopo va bene, ma quando sei a pezzi come me, può ovviamente avere l’effetto opposto perché funziona per i problemi che vuoi affrontare. Questo è il problema: funziona fino a quando non funziona più. Quindi sì, ne ho decisamente abusato troppo. È spaventoso, ora ne sono fuori e ci ripenso”.
La riabilitazione: “Quando sono tornato ho scoperto di aver bisogno di un’operazione. Ero in un momento molto difficile mentalmente, avevo preso l’abitudine di usare sonniferi o alcol per intorpidire quello che provavo. Ho deciso di andare in una moderna struttura di riabilitazione per la salute mentale. Sono andato lì per sei settimane e l’Everton è stato fantastico. Mi hanno supportato al 100% e gli sarò grato per sempre”.