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POLITICA ESTERA

Cos'è successo in Corea del Sud con la legge marziale e perché il presidente Yoon rischia l'impeachment

In Corea del Sud è scoppiato un vero e proprio caos dopo l'imposizione della legge marziale del presidente Yoon, poi revocata: l'intervista all'esperta

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Angela Gennaro

GIORNALISTA

Giornalista, podcaster e videomaker, lavora per realtà editoriali nazionali. Fa parte di Lost in Europe dal 2019, su Virgilio Notizie si occupa di diversi temi di attualità e interviste, spaziando dagli Esteri all'Economia, con un'attenzione particolare ai temi di diritti e di genere.

Resta tesa la situazione in Corea del Sud, dove nelle scorse ore il presidente Yoon Suk-yeol ha di fatto scatenato una vera e propria crisi politica senza precedenti nella storia recente del Paese. Il suo annuncio in diretta tv dell’introduzione della legge marziale ha dato via al caos. Secondo il presidente, questo provvedimento avrebbe protetto la Repubblica e combattuto le “forze anti-statali filo-nordcoreane” che minacciano la libertà del popolo sudcoreano. La mossa è stata accompagnata da accuse di cospirazione contro i partiti di opposizione, accusati di ostacolare il Governo e bloccare le sue politiche economiche. Ora, dopo il passo indietro di Yoon, l’opposizione ha chiesto per quest’ultimo l’impeachment. L’analisi di Paola Morselli, ricercatrice di Ispi specializzata in Asia e in particolare sulla politica cinese e coreana.

Cosa prevede la legge marziale

L’introduzione della legge marziale avrebbe sospeso i diritti civili, inclusi il diritto di manifestare e la libertà di stampa.

Con l’esercito schierato, le tensioni sono immediatamente esplose nelle strade di Seul, dove migliaia di manifestanti hanno cercato di raggiungere l’Assemblea nazionale

La revoca della legge marziale in Corea del Sud

Il passo indietro di Yoon e il rischio di impeachment

L’opposizione, guidata dal leader del Partito Democratico Lee Jae-myung, ha incitato le persone a scendere in piazza: non sono mancati scontri.

Meno di tre ore dopo un gruppo di 190 parlamentari, sia dell’opposizione sia del partito di Yoon, ha forzato le barricate intorno all’Assemblea e ha dichiarato nullo il decreto di legge marziale. 

La decisione è stata presa in seduta straordinaria con un voto unanime.

In base alla Costituzione, il presidente è obbligato a revocare immediatamente la legge marziale se il Parlamento si esprime a maggioranza contro di essa: sconfitto politicamente, Yoon ha ritirato le truppe e annullato il provvedimento.

L’episodio ha sollevato interrogativi sulla stabilità politica interna della Corea del Sud e sulle sue relazioni internazionali, mentre crescono il malcontento e le richieste di dimissioni nei confronti di Yoon, che rischia l’impeachment.

La paura degli Usa per la Corea del Sud

Gli Stati Uniti, alleati fondamentali della Corea del Sud, hanno espresso “grave preoccupazione” per la mossa di Yoon, sottolineando di non essere stati informati in anticipo della decisione. 

Con circa 28.500 soldati americani schierati sul territorio sudcoreano, la crisi ha messo a dura prova l’alleanza tra i due Paesi, fondamentale per la sicurezza della regione e per il contenimento delle minacce provenienti dalla Corea del Nord e dalla Cina.

L’intervista a Paola Morselli

La pressione su Yoon è in forte aumento, cittadini e sindacati chiedono le sue dimissioni. Cosa sta succedendo? 

“Una delle prime cose che dobbiamo ricordare è che la Corea del Sud è una repubblica presidenziale. Il presidente ha poteri molto ampi e forti e tra questi c’è appunto quello di imporre la legge marziale. Che però di solito viene Imposta per cause molto serie per la sicurezza nazionale. Non capitava dagli anni ‘80, non era stata imposta neanche durante il Covid. Non ci sono minacce reali così gravi. Ciò su cui le analisi in questo momento concordano è che sì, il presidente può dire di avere imposto la legge marziale per evitare ingerenze dal Nord Corea, che sappiamo essere una nazione molto ostile non solo alla Corea del sud, ma per la più ampia regione asiatica. La Corea del Nord è una nazione chiusa, governata dalla famiglia Kim, dittatoriale, con un arsenale militare, anche nucleare, spropositato per non solo per le dimensioni della penisola ma anche dall’utilizzo molto spregiudicato, con esercitazioni e missili militari che arrivano molto vicini al confine. Una situazione che negli ultimi mesi è peggiorata, anche perché l’attuale presidente sudcoreano, Yoon, ha un atteggiamento molto duro nei confronti della Corea del Nord”. 

Quali sono state a suo avviso le ragioni della mossa di Yoon?

“Sostiene che il partito all’opposizione, il Partito Democratico, che ha di fatto la maggioranza dell’assemblea nazionale – ovvero il parlamento – sarebbe in combutta con la Corea del Nord, e che quindi rappresenta una minaccia per la sicurezza nazionale. La realtà è diversa. Yoon è in una fase disperata della sua carriera politica: ha perso il suo partito, ha perso le elezioni legislative che hanno visto una vittoria schiacciante del Partito Democratico. I democratici hanno oltre 170 seggi su 300, mentre Yoon solo 108. Lo stesso presidente ha raggiunto minimi storici in termini di consensi: il suo tasso di apprezzamento  a inizio dicembre era del 17%”.

Quindi decisioni prese per una risposta interna? 

“Esattamente. Nell’ultimo periodo lo strapotere del Partito Democratico dell’assemblea nazionale gli ha permesso di portare avanti numerose mozioni di sfiducia e di impeachment verso figure di riferimento del governo Yoon. E quindi il presidente ha vissuto tutto questo – legale e che fa parte delle prerogative del parlamento – come un attacco personale e una limitazione al suo potere. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata poi la legge di bilancio, bloccata nelle ultime settimane dall’assemblea. La mossa della legge marziale resta in ogni caso molto difficile da comprendere. La Corea del Sud ha visto episodi simili nella sua storia, ma mai dalla fine degli anni ‘80 quando è diventata una repubblica democratica. I governi hanno certo avuto gravi problemi di corruzione – in Corea c’è questo detto: che i presidenti coreani o sono in galera o ci andranno presto – la nazione è molto giovane da un punto di vista democratico, ma il radicamento di alcuni principi e valori è molto forte nella società. La popolazione si ricorda degli anni della dittatura militare, della legge marziale, della repressione nel sangue. Si parla degli anni ‘80, non di secoli fa. Yoon si aspettava un supporto dalle forze militari che non è arrivato?”.

Ora cosa accadrà? 

“Il fatto che la questione si sia chiusa con questa velocità ha fatto tirare un sospiro di sollievo, non solo alla popolazione coreana, ma anche a tutta la regione. Una Corea che torna velocemente verso una stabilizzazione dei processi democratici fa tranquillizzare gli Stati Uniti e il vicino Giappone. Bisogna vedere se la Corea del Nord approfitterà di questa debolezza del governo per magari diventare più presente in Corea del Sud o aumentare le esercitazioni militari. L’instabilità al momento dovrebbe perdurare: il parlamento voterà verso la fine settimana l’impeachment del presidente, ma poi si potrebbe dover passare alla Corte Costituzionale. Ma i 9 giudici della Corte non sono ancora stati nominati tutti, ce ne sono solo 6. Quindi quello è un altro passaggio da risolvere, insieme a quello di eventuali nuove elezioni. Insomma, la situazione di stallo potrebbe durare per mesi”.

Come si colloca quanto accaduto in Corea del Sud nella pi ampia crisi geopolitica internazionale? 

“Quell’area geografica non è poi così remota come si potrebbe pensare. L’Europa e gli Stati Uniti hanno cercato nell’ultimo periodo di rafforzare la loro presenza nell’Indo-Pacifico e nella più ampia regione asiatica. Soprattutto per controbilanciare la forte presenza cinese. La Cina è il gigante della Regione, ha un’influenza sui paesi vicini enorme, e questo ha ragioni storiche ed economiche. Corea del Sud e Giappone in questa dinamica figurano come gli alleati più simili all’Occidente, per forme di governo e obiettivi: sono fondamentali perché sono uno dei pochi punti di riferimento in un’ottica di contenimento dell’espansione cinese. Non è tanto una questione di commerci diretti, anche per l’Italia, ma di gestione dello scacchiere internazionale. La stessa Nato nell’ultimo periodo si è avvicinata molto sia al Giappone che alla Corea del Sud. I due paesi hanno cominciato a partecipare ai forum Nato, ai Summit, e si parla di una sempre maggiore cooperazione. La Corea del Nord è molto ostile all’Europa e soprattutto agli Stati Uniti, quindi avere un governo debole in Corea del Sud potrebbe rafforzare uno stato che vede l’occidente come un vero e proprio nemico. Che il presidente Yoon salti o meno “importa” poco in termini geopolitici: l’importante, per Europa e Usa, è una veloce risoluzione del problema e una salvaguardia dei processi democratici a Seul”.

Fonte foto: ANSA

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