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In Siria i ribelli sono a 5 chilometri da Damasco, Tajani lancia l'allarme: "Pronti a evacuare gli italiani"

I ribelli sono a un passo dalla capitale della Siria Damasco, Tajani ha preparato l'evacuazione dei cittadini italiani

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La situazione in Siria sta precipitando più velocemente del previsto. Le ribellioni spontanee nate nelle province meridionali hanno dato vita a un movimento militare che è arrivato a 5 chilometri dalla capitale Damasco, mentre l’avanzata delle fazioni provenienti da nord ha incontrato resistenza a Homs. Il ministro degli Esteri Tajani ha dichiarato che è pronto un piano per evacuare i cittadini italiani.

Tajani prepara l’evacuazione degli italiani dalla Siria

Mentre i ribelli siriani sono sempre più vicini a entrare nella capitale Damasco, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha annunciato che è pronto un piano di evacuazione per i cittadini italiani rimasti intrappolati nella capitale della Siria.

“L’ambasciata è pronta a organizzare evacuazioni, abbiamo già richieste. Il governo è pronto a fare il necessario sia con iniziative nazionali che Onu per l’uscita in sicurezza dei cittadini” ha dichiarato Tajani.

siria ribelli damasco tajaniFonte foto: ANSA
Ribelli siriani

La situazione in Siria è precipitata dopo che le forze ribelli che avevano incitato alcune rivolte nelle province meridionali del Paese hanno preso il sopravvento sull’esercito di Assad.

Chi sono i ribelli e cosa sta succedendo in Siria

All’inizio di dicembre un attacco di alcune fazioni ribelli alla città di Aleppo, a nord della Siria, ha mostrato la totale impreparazione dell’esercito di Assad, il dittatore del Paese sostenuto da Iran e Russia. Dopo la caduta della città è cominciato un vero e proprio collasso delle forze armate regolari.

Al momento le fazioni in Siria sono principalmente tre. I cosiddetti ribelli sono un’alleanza molto vasta di fazioni, che includono sia formazioni islamiche che più moderate. Sono sostenuti principalmente dalla Turchia e vogliono cacciare Assad, il dittatore del Paese che detiene il potere da decenni.

Le forze governative di Bashar al-Assad sono la seconda fazione più importante. Controllavano buona parte delle città più importanti della Siria prima dell’inizio della ribellione. Assad è riuscito negli ultimi 10 anni a reprimere nel sangue molte rivolte, vincendo la guerra civile anche grazie all’aiuto di Russia e Iran.

Infine ci sono i Curdi del Rojava, che controllano la parte nord orientale della Siria per lo più desertica o montuosa. Armati dagli Usa durante la guerra contro l’Isis, hanno formato un governo democratico di fatto indipendente. Hanno però legami con il Pkk turco, che li rende invisi a una parte dei ribelli particolarmente legata alla Turchia.

Esistono infine alcune sacche di resistenza, per lo più in zone desertiche, che fanno capo a quello che rimane dell’Isis. La loro effettiva pericolosità ed efficacia in combattimento non sono chiare.

Il fronte settentrionale e l’assedio di Homs

La prima fase della ribellione che sta mettendo a rischio la sopravvivenza del regime di Assad è cominciata a nord della Siria. Le fazioni ribelli sostenute dalla Turchia hanno attaccato le posizioni governative, con l’obiettivo iniziale di allontanare l’artiglieria dalle città sotto il loro controllo.

L’esercito di Assad, privato del supporto di Russia e Iran a causa delle guerre in Ucraina e Medio Oriente, si è però dissolto e in pochi giorni i ribelli hanno conquistato Aleppo, la seconda città della Siria.

In pochi giorni le forze ribelli sono poi avanzate verso sud, conquistando la città di Hama. Sono ora alle porte di Homs, 140 chilometri a nord di Damasco e snodo cruciale verso le città della costa, ancora sotto il controllo di Assad, ma che potrebbero rimanere isolate se la città cadesse.

Le ribellioni a sud e il fronte di Damasco

Mentre l’esercito di Assad si preparava all’arrivo dei ribelli da nord, alcune di ribellioni spontanee hanno iniziato ad emergere a sud, nella città di Daraa, sostenute da alcune formazioni di ribelli locali.

In pochi giorni i ribelli hanno preso il controllo di buona parte delle città più importanti della regione e, nel pomeriggio del 7 dicembre, si sono spinti fino a Darayya, un sobborgo a 5 chilometri dalla capitale Damasco.

Nel frattempo un’altra formazione ribelle ha preso il controllo di alcuni villaggi nel deserto a nord est di Damasco, spingendosi fino a Qalamoun, a 60 chilometri dalla capitale, in mattinata, e raggiungendo Dumayr, 40 chilometri da Damasco, nel tardo pomeriggio.

Il fronte del Kurdistan e l’Isis

La situazione più complessa è però quella che si sta sviluppando lungo il corso del fiume Eufrate, che per anni ha segnato il confine tra la zona controllata dal governo siriano e la regione autonoma del Kurdistan.

Le truppe curde hanno inizialmente riempito i vuoti di potere lasciati dagli uomini di Assad in ritirata, prendendo il controllo delle cittadine sulla sponda destra del fiume. Nel farlo hanno respinto gli attacchi di alcune bande legate a quello che rimane dell’Isis.

Negli ultimi giorni però alcune formazioni dei ribelli, legate alla Turchia, si sono fatte più aggressive nei confronti dei curdi. Mentre ha luogo l’avanzata su Damasco, le forze curde si stanno scontrando con i ribelli nella città di Maskanah.

siria-ribelli-damasco-tajani Fonte foto: ANSA
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