Coronavirus, l'epidemiologo avverte sui rischi per grandi città
Il professore di Igiene all'Università di Pisa ha lanciato un chiaro messaggio sui possibili rischi di contagio nelle grandi città italiane
Cresce la preoccupazione in Italia per l’epidemia di coronavirus. I nuovi casi accertati, saliti a 132 tra Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Lazio, hanno portato i comuni di diverse città a prendere dei provvedimenti precauzionali per evitare il diffondersi del virus. Intervistato da Ansa Pier Luigi Lopalco, professore di Igiene all’Università di Pisa, ha lanciato un chiaro messaggio sul virus che sta tenendo l’Italia intera col fiato sospeso.
“È presumibile che il nuovo coronavirus SarsCoV2 abbia cominciato a circolare in Italia verso la fine di gennaio, quando ancora l’allerta non era al massimo ed i voli non erano bloccati. Vari soggetti avranno preso l’infezione magari senza accorgersene. Dunque, quella che vediamo ora è già la terza generazione di casi” ha sottolineato l’epidemiologo.
Lo studioso ha spiegato che il numero di casi “si raddoppierebbe circa ogni 7 giorni e questo spiegherebbe il numero attuale di casi in Italia“.
Lopalco ha poi avvertito: “Ora il rischio è che i contagi da coronavirus si diffondano nelle grandi città, uno scenario di questo tipo segnerebbe l’inizio della fase epidemica vera e propria, che richiede misure mirate”. Per il docente universitario, in tale eventualità, si passerebbe da una fase di “contenimento” dell’emergenza ad una di “mitigazione”.
Coronavirus, ipotesi isolamento grandi città?
Il professore dell’Università di Pisa, numeri alla mano, ha avvertito sul da farsi: “È fondamentale prepararsi e non perdere tempo, a partire dagli ospedali, che devono essere pronti a sostenere una richiesta improvvisa e massiccia disponendo di attrezzature, personale e di un’organizzazione efficiente per identificare subito i casi più gravi da quelli meno gravi che potrebbero essere trattati a domicilio“.
Nell’ipotesi di un aumento di casi, tuttavia, ha sottolineato che “isolare le grandi città non avrebbe senso”. Infatti “se si identificassero contagi massicci in una metropoli, presumibilmente tali soggetti avrebbero già infettato molte persone, molte delle quali si sono magari già spostate fuori da quei centri”.
Per Lopalco “isolare ha senso solo se è ancora possibile bloccare la diffusione del virus in quel perimetro”.