Setta accusata diffusione coronavirus: chiede scusa in ginocchio
Con 4.335 infezioni, la Corea del Sud è al secondo posto nel mondo dopo la Cina
Il sindaco di Seul, Park Won-soon, ha deciso di citare in giudizio i leader della Chiesa di Gesù Shincheonji, il gruppo religioso di Daegu che s’è trasformato in un potente focolaio del nuovo coronavirus. Su Facebook, Park ha spiegato di voler agire “per omicidio, lesioni e violazione su prevenzione e gestione delle malattie infettive”.
Il fondatore della setta Lee Man-hee, 88 anni, ha tenuto una conferenza stampa offrendo le sue scuse per la crisi, in lacrime. Lui sostiene di avere “attivamente collaborato con il governo” e ha promesso di fare “il meglio, senza lesinare sostegno umano e materiale”.
“Vorrei presentare le mie sincere scuse alla gente da parte dei membri” della Chiesa di Cristo di Shincheonji, ha dichiarato lee Man-hee, “anche se non è stato intenzionale, molta gente è stata infettata”.
Il leader del gruppo religioso, considerato una setta, si è inginocchiato due volte davanti alla stampa mentre presentava le sue scuse, la testa china fino a terra. “Abbiamo fatto tutti gli sforzi possibili ma non siamo stati in grado di prevenire tutto questo. Chiedo il perdono del popolo”, ha affermato Lee, 88 anni. Per i suoi seguaci è il “Pastore Promesso” che porterà in cielo 144mila persone nel Giorno del giudizio.
Con 4.335 infezioni, la Corea del Sud è al secondo posto nel mondo dopo la Cina.