Coppia uccisa a Bolzano, il racconto di Benno Neumair dal carcere
Benno Neumair ha raccontato dal carcere l'omicidio dei genitori, dicendo di essere pentito e di non sapere perchè l'ha fatto
“Quando ho ucciso mio padre prima e mia madre poi, era come se fossi uscito dalla realtà“. Lo ha detto all’Adnkronos Benno Neumair, il 30enne in carcere a Bolzano da quattro mesi con l’accusa di aver ucciso e occultato i cadaveri dei genitori, Peter Neumair e Laura Perselli.
L’uomo si dice pentito del duplice omicidio dei genitori: “So bene che è difficile veder riconosciuta la totale incapacità di intendere e di volere. Che nulla, nemmeno il fortissimo pentimento che provo, mi risparmierà la pena lunga che ho appena iniziato a scontare. Ma è ora che si conosca anche la mia di verità”.
Benno racconta la sua vita in prigione: “Non faccio più attività fisica, pur avendone la possibilità qui. Leggo molto, soprattutto romanzi di viaggi, come le avventure di Robinson Crusoe. Niente gialli”.
Come un pendolo – ha detto – oscillo alternando momenti di profonda tristezza a frammenti di vita normale, con i miei compagni di cella. C’è chi sta bene, tutto sommato, dietro le sbarre, io no. Io non sto affatto bene, sono disperato. Trovo conforto dai colloqui con lo psicologo, ma fatico ancora a capire perché io abbia fatto quello che ho fatto”.
Benno Neumair ha raccontato di aver vissuto per dieci anni in Austria, e di essere tornato solo per la pandemia: “Sono andato via da casa nel 2010, stanco delle liti continue che tentavo ogni volta di evitare, puntualmente paragonato a mia sorella, bravissima in tutto”. “Ero tornato a vivere con loro a causa del Covid, non avendo più possibilità lavorative”, ha aggiunto.
Omicidio di Bolzano, il racconto di Benno Neumair
Il 30enne è poi passato a raccontare gli omicidi: “Quel giorno ho avuto un blackout, mai avevo pensato di uccidere qualcuno, tantomeno i miei genitori. Sono stato risvegliato da mio padre in maniera energica, abbiamo avuto l’ennesima discussione per i soliti motivi. Mi diceva che non valevo niente, al contrario di mia sorella che invece è tutto quello che un genitore può desiderare”.
“Io – ha spiegato – soffro di un disturbo del sonno, il risveglio aggressivo, che mi rende nervoso, ci sono stati episodi anche con Madé, quando era adolescente. Non ci ho visto più e quando mio padre è entrato in camera con quella veemenza, ho preso un cordino che avevo a portata di mano in un cestino e con quello l’ho strangolato”.
“A quel punto – ha continuato – mi sono assopito a terra, accanto al suo corpo. A svegliarmi il telefono, era mia madre che mi diceva che stava rientrando in casa”.
“Ho sentito la chiave nella toppa, l’ho vista e con il cordino ancora in mano ho strangolato anche lei, senza che nemmeno facesse in tempo ad accorgersene. È successo tutto in pochi minuti”.