Conte a Lampedusa attacca Meloni su sbarchi e migranti: lui aveva firmato i decreti Sicurezza e chiuso i porti
Giuseppe Conte critica il Governo Meloni per la gestione dell'emergenza migranti e gli sbarchi: lui aveva firmato i decreti Sicurezza e chiuso i porti
Tre giorni dopo la visita della premier Giorgia Meloni, anche Giuseppe Conte si è recato a Lampedusa. L’hotspot dell’isola è al collasso per l’emergenza migranti, e il leader del M5S ha criticato fortemente l’operato dell’Esecutivo, facendo un paragone della gestione sotto la sua presidenza del Consiglio. “Non ci siamo mai trovati così in difficoltà“, ha dichiarato ai giornalisti: era stato lui, infatti, a firmare i decreti Sicurezza di Matteo Salvini che prevedevano, tra le altre cose, i porti chiusi.
- L'attacco di Conte a Meloni
- Le promesse di Meloni sull'immigrazione
- I decreti Sicurezza
- L'ammissione di Conte: "I decreti Sicurezza furono un errore"
- I numeri dei decreti Sicurezza
L’attacco di Conte a Meloni
Giuseppe Conte è andato dritto al punto: ”Quando eravamo al Governo non ci siamo mai trovati così in difficoltà perché abbiamo lavorato per tempo. Oggi siamo in una totale emergenza, un’isola al collasso. Mi hanno sorpreso questi numeri. Ero consapevole che gli slogan del Governo fossero un bluff, ma non pensavo si arrivasse a questo disastro”.
Quindi, l’attacco diretto a Giorgia Meloni: “Il presidente del Consiglio ha il dovere della trasparenza e della verità, smettiamola con le bolle e i bluff comunicativi: ogni volta che c’è una pressione che richiede inevitabile la presenza del premier, diventa una passerella e l’ennesimo bluff: valeva per l’Emilia-Romagna, poi per Cutro e ora per Lampedusa, e ogni volta un nuovo decreto che non contiene nessuna soluzione”.
Le promesse di Meloni sull’immigrazione
Più volte, negli ultimi anni, Giorgia Meloni ha parlato di come avrebbe gestito l’emergenza migranti.
Il libro sulla mafia nigeriana
Nel libro Mafia nigeriana. Origini, rituali, crimini scritto insieme ad Alessandro Meluzzi e Valentina Mercurio, pubblicato nel 2019, la leader di Fratelli d’Italia aveva scritto: “Bloccare i porti, applicare il blocco navale, vietare lo sbarco sono atti indispensabili. C’è anche qualche coraggioso militare che ha parlato di azioni in loco. Non so se ci potremo spingere a tanto ma, certo, il trucco di passati ministri di pagare tribù libiche o milizie territoriali per arginare il traffico, come tutte le forme di estorsione mafiosa, cessa immediatamente quando si smette di pagare il pizzo. Mi auguro che il ministro dell’Interno (riferendosi a Luciana Lamorgese, ndr), preferisca alla politica del pizzo quella dell’uso corretto della nostra marina per la difesa delle frontiere nazionali”.
Da quando è premier, Giorgia Meloni non ha bloccato i porti, non ha applicato il blocco navale e non ha evitato sbarchi.
Il programma elettorale di Fratelli d’Italia
Nel programma elettorale del partito, il punto 21 si intitola Fermare l’immigrazione illegale e restituire sicurezza ai cittadini.
Scorrendolo, si trova scritto quanto segue:
- difesa dei confini nazionali ed europei come previsto dal Trattato di Schengen e richiesto dall’Ue, con controllo delle frontiere e blocco degli sbarchi per fermare, in accordo con le autorità del Nord Africa, la tratta degli esseri umani;
- creazione di hotspot nei territori extra-europei, gestiti dall’Ue, per valutare le richieste d’asilo e distribuzione equa solo degli aventi diritto nei 27 Paesi membri (c.d. blocco navale);
- decreto flussi come strumento di cooperazione internazionale, gestione degli ingressi regolari in Italia;
- accordi tra Ue e Stati terzi per la gestione dei rimpatri di clandestini e irregolari, subordinando gli accordi di cooperazione alla disponibilità al rimpatrio degli Stati di provenienza;
- contrasto alle attività delle Ong che favoriscono l’immigrazione clandestina.
Il programma di coalizione
Nel programma di coalizione, invece, i decreti Sicurezza compaiono al primo punto nel capitolo dedicato alla “sicurezza e contrasto all’immigrazione illegale”.
Il primo discorso in Parlamento
Nel suo primo discorso in Parlamento da premier, il 25 ottobre 2022, Giorgia Meloni ha parlato anche degli sbarchi.
La presidente del Consiglio ha sottolineato sia i flussi di ingresso irregolari da parte dei migranti, sia la volontà di impedire le partenze dai Paesi nordafricani. Nessun riferimento al sistema di accoglienza.
I decreti Sicurezza
L’Italia scopre i decreti Sicurezza nel 2018, quando il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, eletto col M5S, impedì informalmente ad alcune navi cariche di migranti di entrare nei porti italiani, d’accordo con Matteo Salvini e Giuseppe Conte.
Il tutto evocando l’articolo 83 del Codice della navigazione italiano, che dà la possibilità al Governo di vietare il transito e la sosta di navi private nel mare territoriale italiano “per motivi di ordine pubblico”.
Toninelli rivendicava il suo ruolo anche ad aprile 2019: “Senza il sottoscritto, Matteo Salvini non avrebbe potuto fare niente, ma io non vado in giro a dirlo, non mi importa nulla. Mi importa che ci sono meno morti, meno barconi che partono dalle coste della Libia”.
E ancora, a giugno 2019: “Per chi viola la legge i porti rimarranno chiusi“.
L’ammissione di Conte: “I decreti Sicurezza furono un errore”
Dall’agosto 2021, Giuseppe Conte ha iniziato a criticare i decreti Sicurezza che lui stesso aveva firmato nel 2018.
In un’intervista al Corriere della Sera ha dichiarato che “hanno messo per strada decine di migliaia di migranti dispersi per periferie e campagne. L’eliminazione della protezione umanitaria ha impedito a molti migranti di entrare nel sistema di accoglienza e ad altri di farli uscire in quanto non aventi più titolo, con il risultato che migliaia di migranti sono diventati invisibili. Insomma, Salvini da ministro dell’Interno sui rimpatri e sull’immigrazione ha fallito. È un dato di fatto”.
Dichiarazioni che cozzano con quelle rilasciate il 20 settembre a Lampedusa: “Quando eravamo al Governo non ci siamo mai trovati così in difficoltà perché abbiamo lavorato per tempo”.
I numeri dei decreti Sicurezza
Nel 2021, comunque, Giuseppe Conte aveva ragione a parlare di fallimento dei decreti Sicurezza.
Come spiegato da Openpolis, nei due anni in cui sono stati attivi (dal 2018 al 2020) si è assistito “a livelli maggiori di irregolarità nella posizione dei migranti in Italia, a una minore inclusione sociale e a cambiamenti nel sistema per richiedenti asilo e rifugiati che vanno nella direzione opposta al modello dell’accoglienza diffusa”.
In sostanza, le presenze nel sistema di accoglienza si sono quasi dimezzate in quel biennio a causa della riduzione degli sbarchi derivante da politiche precedenti (come il Memorandum Italia-Libia 2017 e il decreto Minniti).
Con i decreti sicurezza sono stati chiusi centri di accoglienza di piccole dimensioni, causando una perdita di 22 mila posti.