Nuovi Cpr per migranti, quali sono le regioni che dovranno ospitarli: protestano governatori e sindaci
Il governo ha annunciato la realizzazione di nuovi Cpr (centri di permanenza per il rimpatrio) per migranti, "almeno uno per regione"
“Ce ne sarà almeno uno per regione“. Così il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha chiarito quale sarà il piano del Governo Meloni per l’apertura dei nuovi Cpr (centri di permanenza per i rimpatri) destinati ai migranti. Una strada però che appare in salita, tra le preoccupazioni e i mugugni dei sindaci e i primi no che sono arrivati da alcuni presidenti di Regione.
- Nuovi Cpr per migranti, il piano del governo
- Quali sono le regioni che dovranno ospitare i nuovi Cpr
- I nuovi Cpr in caserme dismesse
- Le proteste di governatori e sindaci
Nuovi Cpr per migranti, il piano del governo
Per affrontare l’emergenza migranti a Lampedusa, il governo Meloni ha varato un provvedimento che estende a 18 mesi – il massimo consentito dalle norme – il termine di trattenimento nei Centri di permanenza per i rimpatri dei migranti che entrano illegalmente in Italia.
Nei Cpr vengono trattenute le persone che non hanno ricevuto protezione da parte dell’Italia, in attesa di essere espulsi, se possibile, verso il loro Paese d’origine.
Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen a Lampedusa il 17 settembre 2023
Ricordiamo che per rimpatriare stranieri espulsi sono necessari accordi con i Paesi di provenienza. E che le procedure per farlo sono lunghe e costose: nei primi 8 mesi del 2023 l’Italia ha effettuato poco più di 3 mila rimpatri.
Quali sono le regioni che dovranno ospitare i nuovi Cpr
Attualmente sono dieci (ma uno è chiuso) i Cpr presenti in Italia:
- 2 in Puglia – Bari e Brindisi,
- 2 in Sicilia – Trapani e Caltanissetta,
- 1 in Lazio – Roma,
- 1 in Lombardia – Milano,
- 1 in Piemonte – Torino (chiuso),
- 1 in Friuli Venezia Giulia – Gorizia,
- 1 in Sardegna – Macomer (Nuoro),
- 1 in Basilicata – Potenza.
Questi centri hanno una capienza che va dai 50 ai 200 posti. Secondo i piani del governo sarebbero almeno 10 i nuovi centri da aprire nei prossimi mesi nelle regioni che non hanno un Cpr:
- Valle d’Aosta,
- Liguria,
- Veneto,
- Trentino Alto Adige,
- Emilia Romagna,
- Toscana,
- Umbria,
- Marche,
- Abruzzo,
- Molise,
- Campania,
- Calabria.
I nuovi Cpr in caserme dismesse
Il governo ha dato mandato al ministero della Difesa di individuare i siti dove realizzare nel più breve tempo possibile i nuovi Cpr. Si punterà sulle caserme dismesse, ma non solo: si cercano infatti altri edifici e strutture in località scarsamente popolate, facilmente recintabili e sorvegliabili.
I nuovi centri verranno realizzato dal Genio militare, ma una volta attivi saranno presidiati dalle forze dell’ordine.
Le proteste di governatori e sindaci
Il lavoro è appena iniziato ma i governatori di Regione e i sindaci non nascondono le preoccupazioni e le perplessità per questo piano.
Il presidente della Toscana Eugenio Ciani ha già dichiarato che non darà l’ok a nessun Cpr in Toscana: “Cosa c’entra il Cpr come risposta ai flussi emergenziali?”. No anche dal presidente della provincia autonoma di Bolzano Arno Kompatscher, che darà l’ok solo se il centro servirà alle esigenze del suo territorio.
Perplessità anche da parte dei sindaci, di destra e di sinistra, che hanno già chiesto un nuovo incontro sul tema al Viminale. “Sui Cpr attendiamo le proposte del governo per fare poi le nostre valutazioni – ha dichiarato Matteo Biffoni, sindaco di Prato e delegato Anci – e allo stesso tempo torniamo a ribadire la necessità di puntare sull’accoglienza diffusa, sulla rete Sai (Sistema accoglienza integrazione), riconoscendo incentivi ai Comuni che accolgono”.