Migliaia di migranti a Lampedusa ed emergenza sbarchi: un videogioco racconta le vere storie di chi scappa
Pubblicato pochi mesi fa, "We. The Refugees: Ticket to Europe" offre una riflessione sulle storie dei migranti, come quelli arrivati a Lampedusa
Sono giorni di emergenza a Lampedusa per via dell’intensificarsi degli sbarchi dei migranti. L’hotspot siciliano è al collasso: per questo, tornano a tenere banco riflessioni sulle possibili strategie da adottare in merito all’accoglienza dei richiedenti asilo e alla loro redistribuzione in Europa. Il Governo Meloni ha varato nuove misure straordinarie, con l’intenzione di chiedere agli altri Stati membri dell’Unione europea di intervenire per provare a ridurre le partenze dei migranti dal Nord Africa. Se da un lato la politica cerca di trovare soluzioni per l’emergenza, c’è chi decide di raccontare le storie di chi scappa dal proprio Paese, disposto ad accettare il rischio di morire in mare: è il caso degli sviluppatori di videogiochi. Un titolo su tutti: We. The Refugees: Ticket to Europe.
La situazione a Lampedusa
Dopo la visita della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e della Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen proseguono gli sbarchi dei migranti sull’isola di Lampedusa.
L’hotspot di contrada Imbriacola conta, al 20 settembre, circa 1800 migranti, tra cui oltre 400 minori non accompagnati.
Secondo Gianfranco Fini, ex segretario nazionale di Alleanza Nazionale e poi di Futuro e Libertà per l’Italia, la legge che porta anche il suo nome, ossia la Bossi-Fini del 2002, andrebbe cambiata: troppo datata per il contesto attuale.
Le storie dei migranti in “We. The Refugees: Ticket to Europe”
I numeri restano numeri, e non permettono di concentrarsi sulle storie individuali dei migranti che decidono di intraprendere il rischiosissimo viaggio via mare per tentare di giungere in Europa.
Gli sviluppatori dello studio polacco Act Zero, però, hanno tentato di intraprendere una strada diversa con We. The Refugees: Ticket to Europe, un videogioco narrativo pensato anche per chi non è avvezzo al gaming.
Uscito per pc a maggio 2023, racconta la storia di un giornalista che si infiltra tra i migranti provenienti dal Nord Africa, fingendo di essere un rifugiato, per ascoltare le loro storie e provare sulla sua pelle le peripezie vissute loro per raggiungere le coste europee. Le varie opzioni permettono di indirizzare la storia in più modi, conoscendo persone e vicende differenti.
Il team di sviluppatori ha visitato il campo per rifugiati di Moria sull’isola di Lesbo, per anni il punto d’ingresso più trafficato nell’Unione Europea, al fine di raccogliere testimonianze di prima mano e presentare il prototipo del videogioco ai migranti e ai volontari lì presenti, ottenendo così suggerimenti utili per proseguire lo sviluppo. La scelta di adottare il formato dell’avventura narrativa, priva di qualsiasi tipo di rappresentazione interattiva violenta, sconfessa le tesi di chi ritiene che i videogiochi siano soltanto prodotti promotori della violenza giovanile.
Durante il suo viaggio, il protagonista di We. The Refugees: Ticket to Europe incontra i migranti e ascolta le loro storie, tutte ispirate a fatti realmente accaduti.
Tra questi troviamo Kassim, un ragazzo proveniente dall’Iraq, al suo sesto tentativo di raggiungere l’Europa. Ha provato ad attraversare il Mediterrano dalla Libia, dall’Egitto, dalla Turchia. Un trafficante lo ha truffato due volte e non lo ha nemmeno fatto salire sulla barca. Kassim dice che la Libia è il peggior punto di partenza, mentre dalla Tunisia Lampedusa e la Sicilia sono molto vicine, e dall’Egitto si può sbarcare con relativa facilità a Cipro o a Creta. Dalle coste turche, poi, le isole greche si vedono addirittura a occhio nudo.
Kassim racconta di quando, giunto in Turchia, è stato arrestato insieme ai suoi compagni di viaggio. Descrive il mercato del traffico di esseri umani, dove i prezzi dipendono dalla nazionalità del rifugiato. Si presume che i siriani siano più ricchi, e così devono pagare moltissimo, anche 25 volte il prezzo richiesto agli africani provenienti dai Paesi subsahariani.
I racconti di We. The Refugees: Ticket to Europe restituiscono una dimensione umana al fenomeno dei migranti, troppo spesso considerati come semplici numeri e non visti nella loro dimensione esistenziale. C’è spazio per personaggi di ogni tipo: dagli artisti in cerca di un futuro migliore ai galeotti in fuga da carceri con condizioni disumane, il videogioco di Act Zero riesce a fornire un ritratto complesso e pieno di sfumature di varie situazioni individuali.
Gli altri videogiochi che parlano dei migranti
We. The Refugees: Ticket to Europe non è il primo videogioco dedicato ai migranti.
Nel 2017 aveva riscosso un buon successo di pubblico e critica Bury Me, My Love, toccante avventura testuale che racconta la storia di una donna siriana che abbandona il suo Paese per tentare di arrivare in Europa. Supportata a distanza dal marito, rimasto in Siria, la protagonista Nour intraprende un viaggio molto diverso a seconda delle scelte del giocatore, con 19 finali differenti per la sua vicenda.
Meno recente ma non meno significativo è Darfur is Dying, videogioco pubblicato nel 2006 incentrato sul difficile contesto del Darfur, provincia del Sudan a lungo teatro di un feroce conflitto tra le tribù sedentarie locali e le minoranze nomadi provenienti dalla Penisola arabica. Si sceglie un membro di una famiglia che è stata costretta ad abbandonare il suo villaggio a causa del conflitto e lo si controlla per tentare di farlo arrivare a un pozzo e riportare acqua al campo, evitando le milizie Janjaweed sulla strada. Se si viene catturati, il gioco informa il giocatore sul destino del personaggio da lui controllato e lo invita a selezionare un altro membro della stessa famiglia per riprovare.
Il videogioco si conferma un mezzo adatto alla riflessione su situazioni complesse e alla promozione dell’empatia verso esperienze di vita diverse dalla nostra, grazie al potente mezzo dell’interattività.