Come sono i rapporti tra Cina e Taiwan: la situazione attuale
Cosa significa la guerra in Ucraina di Putin per il futuro dell'isola con capitale Taipei: Xi Jinping osserva attentamente le mosse di Mosca
Taiwan fa parte della Cina? La risposta potrebbe cambiare a seconda dal punto di vista di chi osserva. Per la Repubblica Popolare Cinese, sì, Taiwan fa parte di quella Cina che ha la propria capitale a Beijing. Per la Repubblica di Cina, l’altro modo in cui è possibile chiamare Taiwan, invece no: lo stato insulare composto da Formosa e dagli arcipelaghi di Penghu, Kinmen e Matsu, a sud Est della Cina di Pechino, è uno stato democratico e indipendente di 25 milioni e mezzo di abitanti, con legami economici e diplomatici con l’Occidente.
Si è frequentemente parlato di Taiwan in relazione alla guerra in Ucraina. Il perché è presto detto. Alcuni osservatori hanno fatto notare come le pretese di Vladimir Putin sul Paese confinante potrebbero riverberarsi in quelle di Xi Jinping, Segretario Generale del Partito Comunista Cinese, su Taiwan. Ci si è anche, naturalmente, focalizzati sull’aggressione militare di Putin, immaginando che una simile mossa da parte della Cina ai danni di Taiwan potrebbe arrivare a breve. Qual è la tesi di chi punta il dito sul ruolo della Cina?
Per capire a pieno un simile punto di vista, bisogna innanzitutto comprendere due cose: la storia di Taiwan e l’atteggiamento della Cina nei confronti della Russia e della guerra contro Kiev.
- Taiwan, la storia e dove si trova: dalla guerra civile del 1946 a oggi
- Qual è la posizione della Cina sull'Ucraina: quali sono i rapporti tra comunisti cinesi e Russia
- La Cina invade Taiwan? Cosa vuole fare Xi Jinping e i rischi per il futuro
Taiwan, la storia e dove si trova: dalla guerra civile del 1946 a oggi
Taiwan è una repubblica semi presidenziale che ha proclamato la sua indipendenza il 7 dicembre 1949. Si trova a sud est del continente asiatico ed è completamente circondata dal mare. La capitale è Taipei, la valuta è il dollaro taiwanese e conta 23.568.378 abitanti.
La Repubblica di Cina (Taiwan, appunto) è un’altra cosa rispetto alla Repubblica Popolare Cinese, il Paese più popoloso del mondo con capitale Beijing, al quale ci si rivolge comunemente con il nome di “Cina”. La prima ha proclamato la propria indipendenza il 7 dicembre 1949, la seconda il 1 ottobre 1949. Come si nota dalle date, Taiwan non si è mai “separata” dalla Cina, né vi ha mai fatto parte: invece nasce dall’esito della guerra civile che portò il Partito Comunista Cinese al governo.
Formosa, questo il nome occidentale dell’isola di Taiwan (dove sorgeva un porto olandese), fu prima occupata dai giapponesi e poi restituita alla Cina, al termine della Seconda Guerra Mondiale, come conseguenza della sconfitta di Tokyo nel 1945. L’anno dopo, in Cina, scoppia una guerra civile, che vede confrontarsi il Kuomintang, i nazionalisti cinesi, e i comunisti.
Nel 1949, la guerra civile si risolve a favore del Partito Comunista Cinese di Mao Tse Tung, mentre il Kuomintang, sconfitto, si ritira sull’isola di Formosa – Taiwan, continuando a reclamare la sovranità su tutta la Cina, ma nei fatti vincolata al controllo del solo territorio insulare. Dal 1949 a oggi, la questione dello status della Repubblica di Cina è tutt’altro che chiusa, mentre la disputa della sovranità si allarga anche al possesso delle acque nello stretto di Taiwan.
Anche per tutelarsi dall’ingombrante presenza di quella che, ad oggi, è la seconda potenza mondiale dopo gli Stati Uniti, Taipei si è avvicinata all’Occidente e agli Stati Uniti, sia perché con Usa condivide la forma di governo (è una democrazia), sia perché con l’Ovest Formosa ha intrecciato rapporti economici e commerciali.
Ma la Cina non ha mai riconosciuto l’indipendenza di Taiwan, anzi, ha esercitato continue pressioni facendo passare i propri mezzi aerei e navali sopra quello che Taipei considera il proprio territorio.
Chi riconosce l’indipendenza di Taiwan
L’indipendenza di Taiwan non è riconosciuta neanche da Stati Uniti e Russia, né da Regno Unito e Francia. Nel primo caso, è un modo di non esacerbare i rapporti con la Cina. Non riconoscono Taiwan il Canada e gli stati dell’Unione europea (quindi anche l’Italia non riconosce Taiwan), ma Taiwan intrattiene rapporti di collaborazione e di commercio. Sono invece in tutto 13 gli stati sovrani in tutto il mondo che riconoscono Taiwan, e in più la Santa Sede.
Qual è la posizione della Cina sull’Ucraina: quali sono i rapporti tra comunisti cinesi e Russia
La posizione della Cina sulla Russia è ambigua forse solo a parole. Perché nei fatti, i leader del Partito Comunista hanno intrapreso azioni meno suscettibili di interpretazioni. Ogni discorso dovrebbe partire dalla constatazione che la Cina non vuole inimicarsi nessuno: né i Paesi della NATO, con i quali ha intrecciato solidi rapporti commerciali indispensabili allo sviluppo e alla crescita del Paese, né Vladimir Putin, con cui le affinità riguardano soprattutto la forma di governo. Sia la Cina che la Russia, infatti, sono autocrazie.
La Cina non partecipa alle sanzioni economiche dell’Occidente contro la Russia, fornendo a Mosca un canale di sostentamento economico quando tutti gli altri in effetti si stanno assottigliando per la risposta degli Stati Uniti e dei partner degli Usa all’invasione dell’Ucraina. Sia in sede diplomatica, sia nella propaganda di regime, inoltre, la Cina non ha definito quella contro Kiev una guerra ma, in linea con la retorica putiniana, un’operazione militare speciale.
Il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ha inoltre sottolineato che la Cina ha sempre rispettato la sovranità e integrità territoriale di tutti i paesi, aggiungendo però che nel caso specifico dell’Ucraina la situazione è più complessa quindi le “legittime preoccupazioni per la sicurezza” della Russia vanno rispettate.
Il New York Times ha ottenuto rapporti di intelligence secondo i quali Pechino avrebbe chiesto a Mosca di rimandare l’invasione per non far scoppiare la guerra nei giorni delle Olimpiadi Invernali. Il Cremlino non ha aspettato, ma la richiesta è forse sintomo dei buoni rapporti tra i due Paesi.
Pechino ha inoltre smentito una richiesta di aiuti economici e militari da parte della Russia, che secondo gli Usa ci sarebbe stata. Al punto che Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, al termine del faccia a faccia con Yang Jiechi, responsabile della politica estera del Comitato centrale comunista, ha avvisato i cinesi delle “conseguenze” di un eventuale “sostegno a Mosca”.
Un editoriale dell’ambasciatore cinese negli Usa, Qin Gang, comparso su Washington Post, affronta la questione dell’Ucraina…e anche quella di Taiwan: “Se la Cina avesse saputo della guerra, l’avrebbe fermata a ogni costo”, dice Gang (ma secondo l’intelligence americana, che non ha sbagliato sull’invasione, la Cina sapeva, eccome). Il diplomatico di Pechino ha poi definito la posizione del suo Paese “obiettiva e imparziale”. Quindi in un passaggio affronta la questione Taiwan: “Sono due situazioni diverse – ha spiegato – l’Ucraina è uno stato sovrano, mentre Taiwan è una parte inseparabile del territorio della Cina”.
A che gioco stanno giocando i leader comunisti?
La Cina invade Taiwan? Cosa vuole fare Xi Jinping e i rischi per il futuro
Secondo alcuni osservatori, come Michael Schuman, esperto di Cina, che ha scritto più volte dell’argomento su The Atlantic, dalle parti di Pechino immaginano le democrazie occidentali in fase decadente, segnate da un’accesa conflittualità sociale e da una marcata disparità economica, incapaci di tener fede agli impegni connessi all’ordine mondiale istituito (che è a trazione americana, consolidatosi dopo il crollo dell’Urss quando via via più nazioni abbracciavano il libero mercato e la democrazia). Al contrario, la Cina, sempre secondo l’establishment cinese, si avvia a diventare la prima potenza mondiale.
È quindi arrivato il momento, per i regimi autoritari (tra cui quelli di Cina e Russia), di avanzare le proprie pretese e lavorare a un altro ordine mondiale, scolpito da una visione non democratica del governo dei popoli. La sfida della Russia rappresenta un primo passo in questa direzione, rispetto al quale Pechino osserva le reazione di Biden e dei paesi NATO, con in testa Taiwan.
La domanda nella testa del leader cinese è: come ha risposto l’Occidente all’invasione di Kiev? E come risponderebbe a un’invasione di Taipei, stavolta da parte della Cina?