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Chi è Aleksander Lukashenko, il presidente della Bielorussia

Vita privata, politica, segreti e scandali di Lukashenko, il presidente ribattezzato "ultimo dittatore d'Europa"

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Aleksander Lukashenko è il presidente della Bielorussia, uno dei capi di stato in carica da più anni in Europa e anche uno dei più controversi. Definito “il dittatore d’Europa” da diversi operatori internazionali a causa delle sue limitazioni alla libertà di parola e di stampa in Bielorussia, il suo nome sta tornando alla ribalda a causa dell’emergenza migranti che sta tenendo in scacco l’Europa.

In carica da ben 27 anni (ha superato persino il vicino Putin), Lukashenko è famoso per i suoi atteggiamenti autoritari e per le accuse di brogli che hanno spinto l’Unione Europea ad escludere la Bielorussia dal Consiglio d’Europa. Per questo motivo, oggi non viene riconosciuto come presidente della Bielorussia da Regno Unito, Unione Europea e Stati Uniti. Nel Paese si è fatto strada con una campagna elettorale aggressiva e sfruttando gli spazi lasciati liberi dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica. Le sue origini e le informazioni sulla sua vita privata invece sono avvolte dal mistero.

L’infanzia di Aleksander Lukashenko

Secondo le fonti ufficiali, Alexander Grigoryevich Lukashenko è nato il 30 agosto 1954 a Kopys, piccolo villaggio rurale della regione settentrionale di Vicebsk, che si trova vicino al confine con la Russia. La madre è Katsyaryna Trafimauna Lukashenka, un’operaia che lavorava in una fabbrica della città di Orsha e che nel 1956 rientrò nel suo villaggio natale di Aleksandria, nella regione di Mogilev, per fare la contadina.

Invece non si sa niente del padre, anche se nel nome esteso di Lukashenko compare il patronimico “Grigoryevich” che di solito viene associato al padre e, nel suo caso, potrebbe riferirsi al nome russo Grigory o al corrispondente bielorusso Rygor. Tuttavia, secondo le fonti ufficiali, non c’è nessun padre e, anzi, Lukashenko ha dovuto portare questo fardello per tutta l’infanzia durante la quale veniva chiamato “bastardo” dagli altri ragazzini.

Lukashenko ha passato un’infanzia contadina in mezzo alla natura e mungendo le vacche nella fattoria, come lui stesso ha detto. Ha ottenuto due lauree, in pedagogia e agraria, ha prestato servizio per 5 anni nell’esercito ed è entrato nel Komsomol, l’organismo dove si fanno le ossa i futuri dirigenti del partito unico comunista. In questo contesto, è riuscito ad arrivare alla direzione di un sovchoz, una di quelle che allora erano le aziende agricole gestite direttamente dallo stato sovietico.

Ci sono poche informazioni su Lukashenko, ma non sono solo le sue origini ad essere avvolte dal mistero.

La vita privata di Lukashenko: moglie e figli

La moglie di Alexander Lukashenko è Galina Zhelnerovich, il suo amore fin dai tempi delle superiori. Da Galina ha avuto due figli, Viktor nato nel 1975 e Dmitry nel 1980. Tuttavia, i due non si sono mai presentati insieme in occasioni pubbliche e, in un’intervista del 2014, Lukashenko ha ammesso che i due vivevano separati da 30 anni, ma non avevano mai divorziato legalmente.

Il presidente bielorusso è sempre apparso nelle occasioni pubbliche con al fianco il figlio e qualche una donna, spesso diversa. Lui stesso ha detto che preferisce fare in questo modo piuttosto che avere al suo fianco un volto rattristato.

Lukashenko ha un terzo figlio, Nikolai, che è nato nel 2004 ma non da Galina. Secondo alcuni pettegolezzi, la madre sarebbe Irina Abelskaya, il medico personale con il quale lui avrebbe avuto una relazione extraconiugale. Ma non queste voci non sono mai state confermate. Secondo alcuni, Kolya (così viene soprannominato il terzo figlio) sarebbe il successore designato di Lukashenko, ma il presidente bielorusso ha smentito ufficialmente queste voci.

Ci sono molte voci sulla vita privata di Lukashenko, ma abbiamo poche certezze sull’uomo che partendo da umili origini è riuscito in modi a dir poco controversi a controllare il paese e a diventare uno dei nemici principali delle grandi potenze mondiali.

La scalata al potere

L’elezione che diede inizio alla lunghissima presidenza che continua ancora oggi è stata quella del 1994. Erano gli anni della dissoluzione dell’Unione Sovietica e la Bielorussia era un paese smarrito. In questo contesto, Lukashenko si presentava come il “Batka”, il padre amorevole e rassicurante che avrebbe risollevato il paese.

Da giovane rampante, negli anni precedenti aveva iniziato a togliere dai giochi i suoi avversari all’interno dei Soviet bielorussi. Nel 1991 è stato l’unico a votare contro la dissoluzione dell’Urss e si è liberato così della corrente dei filorussi duri e puri. Nel 1993, da dirigente della Commissione anticorruzione, ha accusato 70 persone. Tra queste, il presidente provvisorio, Stanislav Shushkevich, che era il favorito per le elezioni ed era stato accusato per aver rubato una scatola di chiodi.

Rimasto senza avversari e incarnando il “Batka” rassicurante che proponeva una Bielorussia simile ad una piccola Unione Sovietica e senza corruzione, Lukashenko è riuscito a vincere facilmente le elezioni presidenziali del 1994.

Nel primo anno di governo, gettò le basi per il futuro con quattro referendum che stabilirono di adottare una nuova bandiera, di rendere il russo lingua ufficiale al pari del bielorusso, di sciogliere il Parlamento che non era controllato dal presidente e di favorire l’integrazione economica con la Federazione Russa.

Il secondo quesito in particolare permise a Lukashenko di governare incontrastato per tutti questi anni, mentre il secondo e il quarto furono l’inizio di un rapporto di odio e amore con la Russia.

I rapporti di Lukashenko con Putin e la Russia

Inizialmente i rapporti tra la Bielorussia del neoeletto Lukashenko e la Russia di Eltisn erano amichevoli. A sancirlo fu il “Trattato per la Formazione di una Comunità” del 1996,  un accordo che promuoveva il coordinamento in ambito politico ed economico e dava vita ad un Consiglio Supremo e ad un Comitato Esecutivo comuni. Nella realtà dei fatti si trattava di un accordo sulla carta, ma i due paesi hanno collaborato in diverse occasioni.

Successivamente, con l’avvento del giovane Putin in Russia, iniziò il periodo di amore e odio. Nel 2008 Putin spingeva per la realizzazione di un nuovo stato, l’Unione russo-bielorussa che gli avrebbe permesso di continuare ad essere presidente per la terza volta consecutiva, ma anche Lukashenko desiderava la stessa posizione.

Ci sono stati screzi anche di tipo economico. Per esempio, nel 2006 Lukashenko si mostrò intransigente nella sua decisione di non allinearsi alla politica russa in merito al prezzo del gas. Insieme all’Ucraina, altro stato attraverso il quale passavano i gasdotti della Gazprom, diede vita ad un lungo braccio di ferro di Mosca.

Ma, nonostante questi momenti e una malcelata antipatia di Putin nei confronti di Lukashenko, sono in essere diversi accordi e, anche in virtù dell’embargo, oggi la Bielorussia è uno dei paesi con i quali la Russia porta aventi relazioni commerciali.

Le politica interna e le elezioni contestate del 2020

Lukashenko si era presentato come il “Batka” che avrebbe risollevato le sorti del paese. La politica economica da lui adottata è stata di tipo socialista di mercato, con lo Stato che controlla la maggior parte delle industrie del Paese. Ha avuto un incremento nei primi anni, ma poi ha seguito una stagnazione, come conseguenza della crisi economica che ha colpito la Russia. Infatti, l’economia di Minsk dipende molto da Mosca, soprattutto sul piano energetico, con tariffe agevolate, e degli scambi commerciali.

Lukashenko ha sempre avuto un comportamento poco democratico nei confronti di oppositori ed avversari politici. Lo abbiamo visto in occasione delle prime elezioni, quando ha messo fuori gioco il favorito ancora prima di iniziare. Lo abbiamo visto ancora nelle elezioni del 2020, quando ha respinto 10 dei 15 candidati e ha così vinto con l’80% dei voti, ma con diverse accuse di brogli. Proprio in quest’occasione ci sono state una serie di proteste nelle piazze di Minsk e di tutto il Paese, le cosiddette “proteste delle ciabatte” che sono state represse duramente.

Queste elezioni controverse hanno inasprito i già tesi rapporti con l’Occidente.

I rapporti con l’Europa e gli scandali internazionali

Secondo gli osservatori internazionali, Lukashenko sarebbe “l’ultimo dittatore d’Europa”. Oltre alle dure e controverse posizioni riguardanti i gasdotti tra Russia ed Europa, negli anni ha avuto modo di contrariare i governi occidentali in diverse occasioni. L’attenzione degli osservatori è soprattutto verso il presunto traffico di armi con la Costa d’Avorio, la Libia, la Siria, il Sudan, Hezbollah e l’Iran.

Pesanti accuse dall’Occidente sono state fatte anche per come Lukashenko mette a tacere i suoi oppositori. Ad aver attirato l’attenzione dei media internazionali nel 2021 è stato il dirottamento del volo Ryan Air 4978 da Atene a Vilnius. Il presidente bielorusso lo aveva fatto atterrare a Minsk perché a bordo c’era il giornalista Roman Protasevič, oppositore di lunga data che è stato arrestato e, secondo le fonti di governo, ora sarebbe agli arresti domiciliari.

Nel 2018, l’Unione Europea era stata definita in questo modo da Lukashenko: “Non è una democrazia, ma uno zoo”. Dopo averla minacciata tramite il blocco dei gasdotti, oggi sta usando proprio i migranti al confine della Polonia come arma per chiedere la sospensione delle sanzioni che sono state applicate in seguito ai presunti brogli delle ultime elezioni e al dirottamento del volo Ryan Air.

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