Chef Rubio obbligato a rimuovere i post antisemiti, la decisione del tribunale di Roma dopo l'aggressione
Chef Rubio dovrà rimuovere i post antisemiti dalle sue pagine social. Lo ha deciso il Tribunale Civile di Roma dopo l'aggressione dello scorso maggio
500 euro di sanzione per ogni giorno passato senza rimuovere i suoi post antisemiti. È la decisione del Tribunale Civile di Roma nei confronti di Chef Rubio, noto attivista pro Palestina che lo scorso maggio aveva subito un’aggressione da parte di alcuni “ebrei sionisti“, come lui li aveva definiti. Rubio aveva denunciato la vicenda anche attraverso un video sui social in cui era comparso con il volto coperto di sangue, sostenendo che lo avevano “aspettato fuori casa”. Le pesanti accuse mosse nel video si erano aggiunte ai suoi tweet quotidiani contro Israele, facendo scattare la denuncia dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (Ucei).
- Chef Rubio obbligato a rimuovere i post antisemiti dopo l'aggressione
- La sanzione
- L'aggressione subita
Chef Rubio obbligato a rimuovere i post antisemiti dopo l’aggressione
Come comunicato da Ucei, il Tribunale Civile di Roma ha ritenuto che i messaggi diffusi sui social dal signor Rubini (vero cognome di Chef Rubio) costituissero “dichiarazioni idonee a diffondere il pregiudizio antisemita, che ledono nel loro complesso la dignità e la reputazione della comunità ebraica e come tali sono diffamatorie, risolvendosi in “incitamento all’odio (hate speech), in quanto diretti intenzionalmente a spingere all’intolleranza verso singoli, persone e gruppi offendendone la dignità, tanto da costituire un pericolo per la loro sicurezza”.
Ucei ha manifestato la propria soddisfazione in merito alla decisione del giudice, sottolineando come si tratti “di una importante riaffermazione dei principi di civile convivenza, e del rispetto della dignità altrui, tanto più rilevante nel quadro di intolleranza e di dilagante antisemitismo, di cui drammaticamente, ogni giorno, si ha conferma”.
La sanzione
Come riportato da Repubblica, la giudice Antonella Di Tullio ha imposto a Rubio la rimozione dei post legati alla denuncia, pena una sanzione di 500 euro per ogni giorno di mancata cancellazione dei contenuti stessi.
“Quanto dichiarato da Rubini in occasione del fatto di cronaca denunciato è falso – ha spiegato il magistrato – perché fondato su una personale congettura, ovvero che i responsabili dell’accaduto fossero ‘sei sionisti che hanno provato a farmi la pelle grazie alle comunità ebraiche che permettono tutto ciò (appartenenti, ndr) a gruppi terroristici legati alla colonia sionista e sostenuti dalle comunità ebraiche’ (parole di Rubio, ndr)”.
Di Tullio ha aggiunto che il comportamento dell’attivista ha prodotto un effetto collaterale chiaro: “Tutti i contenuti in esame rivelano oggettivamente l’incitamento all’odio (“hate speech”), in quanto diretti intenzionalmente a spingere all’intolleranza verso singoli, persone e gruppi offendendone la dignità, tanto da costituire un pericolo per la loro sicurezza: la libertà di manifestazione del pensiero non può includere discorsi ostili e discriminatori, dai toni ingiustificatamente denigratori e aggressivi, dolosamente preordinati a innescare un’onda d’odio”.
L’aggressione subita
In seguito all’aggressione subita lo scorso maggio, Gabriele Rubini (Chef Rubio) aveva condiviso un video sui social in cui aveva il volto tumefatto e coperto di sangue e raccontava la sua versione di quanto successo: “Mi hanno massacrato di botte, hanno bloccato il cancello elettrico”.
E ancora: “Terroristi. Questi sono gli ebrei sionisti. Mi hanno aspettato fuori casa in 6 e hanno tagliato i fili del cancello per massacrarmi”.
Rubio aveva postato anche delle foto che mostravano l’interno di un’auto con vetri rotti e schizzi di sangue.
L’uomo aveva postato anche un selfie al pronto soccorso dell’ospedale dove si era fatto medicare le ferite alla testa.