Checco Zalone al Festival di Sanremo, polemica sul pezzo sulla transfobia: Drusilla Foer lo difende
Checco Zalone riesce sempre a far parlare di sé, ma questa volta il suo intervento non è piaciuto alla comunità che intendeva difendere dai pregiudizi
“Se ci sono denunce, querele o interrogazioni parlamentari, il foro di competenza è di Amadeus”. A dirlo è stato lo stesso Checco Zalone, l’irriverente personaggio interpretato da Luca Medici, che ieri ha stordito l’Ariston con la sua comicità con tre diversi sketch. Il secondo intervento ha preso di mira i rapper, che spesso raccontano nei loro pezzi tragiche storie di povertà e passati criminali. Ma a far finire l’attore al centro delle polemiche sono stati il terzo, dedicato ai virologi dei salotti tv, e, soprattutto, il primo.
Durante il suo esordio al Festival di Sanremo, infatti, Checco Zalone ha raccontato una favola definita come Lgbtq – acronimo ombrello che racchiude gli appartenenti alle comunità omosessuali, bisessuali, transgender e chi in generale non si identifica come eterosessuale o cisgender. Nonostante le buone intenzioni del comico, però, qualcosa è andato storto, facendo scatenare il web.
Checco Zalone al Festival di Sanremo, polemiche sulla transfobia: cosa ha detto
Per denunciare l’omotransfobia, Checco Zalone ha raccontato la storia di un principe di un piccolo villaggio in Calabria che non riusciva a trovare la sua principessa fino all’incontro con Oreste, una donna trans di origini brasiliane. Con la voce di Oreste l’attore di Tolo Tolo ha cantato una pardoia di Almeno tu nell’universo di Mia Martini denunciando l’ipocrisia dei suoi clienti, padri di famiglia e omotransfobi, raccontando tra le righe il suo lavoro di prostituta.
Buone intenzioni, sì, ma al pubblico più giovane e acculturato non è sfuggito che nel 2022 il comico ha voluto cavalcare il vecchio stereotipo per cui tutte le persone che stanno vivendo la transizione sarebbero sex worker provenienti dall’America del Sud, esseri ipersessualizzati e ambigui. Che parlano di sé al maschile e addirittura scelgono di diventare donne. E magari solo per capriccio, per guadagnare negli ambienti della prostituzione e per sfruttare doti fisiche fuori dall’ordinario.
Checco Zalone al Festival di Sanremo, il pensiero di Drusilla Foer
Intervenuta in conferenza stampa in vista della terza serata del Festival di Sanremo 2022, nella quale sarà co-conduttrice al fianco di Amadeus, Drusilla Foer non si è detta sconvolta dal racconto di Zalone. “Ognuno può esprimere con la propria arte il proprio pensiero” ha sottolineato Foer, spiegando di non avere ancora un pensiero chiaro su quanto accaduto ieri sera sul palco dell’Ariston.
Per Drusilla Foer c’è però del buono da vedere nella discussione e nella polemica creata dalle parole di Zalone: “Se solleva il dibattito che porta qualcuno ad avere una convinzione penso sia un momento di valore”. Secondo la terza co-conduttrice del Festival Zalone ha smosso le acque e il plauso va anche alla Rai: “Sono contenta che sia accaduto tutto ciò perché è un grande segno di civiltà”.
Checco Zalone a Sanremo: perché è stato offensivo secondo Vladimir Luxuria
A sottolineare quanto l’intervento di Checco Zalone possa essere risultato offensivo per molte persone ci ha pensato Vladimir Luxuria su Twitter, che ha chiesto al comico: “Perché parlare di trans sempre abbinandole alla prostituzione?”. E ha poi spiegato che “va benissimo la critica all’ipocrisia dei falsi moralisti, ma si può fare di meglio, evitando le solite battute sugli attributi sessuali, con la rima con -azzo, e il numero di scarpe, il 48. Meglio ridere che deridere”.
Altri utenti del social, in risposta alla ex parlamentare, hanno sottolineato anche che a parlare dei problemi della comunità Lgbtqi+ dovrebbero esserne i rappresentanti, più vicini a queste tematiche e che possono offrire uno sguardo dall’interno su realtà che spesso sono interpretate male dall’esterno. Magari portando sul palco più importante d’Italia testimonianze di donne e uomini transgender ben diverse dall’immaginario del “popolino”, di cui Checco Zalone si è detto fiero rappresentante.
Checco Zalone a Sanremo, il comunicato dell’Arcigay Molise: “Una delusione”
Anche Arcigay Molise ha criticato il comico, spiegando in una nota la “delusione” per quello che “doveva essere il Festival dell’inclusione” ed è invece diventato “luogo di ripercussione di stereotipi macchiettistici ormai superati e facenti parte di una modalitá di intrattenimento discriminatoria e superata”.
“Il teatrino andato in scena tra Amadeus e Checco Zalone descrive le persone trans in maniera anacronistica e fuorviante, e per questo è necessario chiedere scusa a tutte quelle persone offese da tale momento. Le persone trans, con tanto di accostamento alla prostituzione, non meritano di essere ancora etichettate in tal modo”, ha commentato Luce Visco, presidente dell’associazione.
Checco Zalone a Sanremo, difeso dal “virologo della tv” Nino Cartabellotta
E forse la chiave interpretativa è proprio questa. Il personaggio di Luca Medici è, come dice il nome stesso, un “cozzalone”, un tamarro, come si dice in provincia di Bari. Nato per criticare chi vive di stereotipi e non riesce a interpretare realtà complesse, mettendo davanti allo specchio un pubblico che spesso fatica a cogliere le geniali sfumature di questo artista, da sempre impegnato sui temi sociali e raramente “politicamente corretto”, come si dice di questi tempi.
In difesa del comico è intervenuto anche Nino Cartabellotta, “virologo tv” preso in giro dallo stesso Checco Zalone, debunker e presidente della Fondazione Gimbe, che ha twittato come il comico ci abbia “costretto a un impegnativo cherry picking. Non tutti ci siamo riusciti”. Il termine cherry picking indica, soprattutto nel dibattito politico, scientifico e sociologico, la fallacia di un’argomentazione. In questo caso quella di chi fa pubbliche dichiarazioni omotransfobiche e nel privato si comporta diversamente.
Insomma da una parte le buone intenzioni e la consueta, recitata, ignoranza di Checco Zalone, che cela tutto il talento comunicativo del suo interprete Luca Medici. Dall’altra una comunità stufa di sentire ancora una volta, durante l’evento più importante dell’anno, stereotipi che fanno male e che forniscono una rappresentazione distorta della realtà, e che rischiano di alimentare la transfobia. Finendo per fare del male alle persone che si intendeva difendere.
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