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Caso Israele alla Biennale di Venezia, "padiglione del genocidio": migliaia di artisti chiedono l'esclusione

Una lettera firmata da migliaia di artisti chiede alla Biennale di Venezia di escludere il padiglione di Israele, definito "del genocidio"

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Gabriele Silvestri

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista, esperto di media, scrive di cronaca, politica e attualità. Laureato in comunicazione alla Sapienza, si è affermato come autore e conduttore di TG e programmi giornalistici. Collabora con diverse redazioni online, emittenti televisive e radiofoniche.

Una lettera alla Fondazione della Biennale d’Arte di Venezia per chiedere ufficialmente l’esclusione di Israele e del suo “padiglione del genocidio“. A firmarla sono in 8mila fra artisti, enti culturali e istituzioni, motivando l’istanza con parole dure a proposito delle violenze israeliane contro i palestinesi.  Apportando alcuni esempi del passato, fra cui il boicottaggio al Sudafrica dell’Apartheid, i sottoscrittori hanno condannato il silenzio della Biennale sulle violenze israeliane e hanno accusato la fondazione di adottare “due pesi e due misure”, richiamando il precedente della condanna della Russia nel 2022.

Artisti contro il “padiglione del genocidio” di Israele alla Biennale di Venezia

In vista della prossima Biennale d’Arte di Venezia, che avrà luogo dal 20 aprile al 24 novembre, scoppia quindi un caso con la lettera degli artisti alla Fondazione, che fa già molto rumore.

Chi ha sottoscritto l’appello non ha usato certamente giri di parole nel condannare le “atrocità” di Israele contro i palestinesi e qualunque tipo di rappresentazione dello Stato durante la rassegna, interpretabile come un atteggiamento di silenzio-assenso.


La Biennale d’Arte di Venezia avrà inizio il 2o aprile 2024

I precedenti evidenziati dagli artisti

“Mentre il mondo dell’arte si prepara a visitare il diorama dello Stato-nazione ai Giardini affermiamo che è inaccettabile ospitare uno Stato impegnato nelle atrocità in corso contro i palestinesi a Gaza” si legge nella lettera inviata alla Fondazione. “No al Padiglione del Genocidio alla Biennale” viene ribadito, frase forte che riprende la parola oggetto, nelle ultime settimane, di aspre polemiche dopo il caso Ghali-Rai a Sanremo.

Quella avanzata da migliaia di sottoscrittori non sembra essere una semplice boutade, ma un’istanza vera che si basa su precedenti molto solidi. Ad esempio, “a causa della diffusa condanna globale e degli appelli al boicottaggio, il Sudafrica dell’Apartheid fu scoraggiato dall’esporre e messo da parte quando la Biennale assegnò gli spazi” viene evidenziato. “Il Sudafrica non fu riammesso fino all’abolizione del regime dell’apartheid nel 1993”.

L’intervento del ministro Sangiuliano

Sul tema è intervenuto il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che ha definito “inaccettabile, oltre che vergognoso, il diktat di chi ritiene di essere il depositario della verità e con arroganza e odio pensa di minacciare la libertà di pensiero e di espressione creativa in una nazione democratica e libera come l’Italia. Israele non solo ha il diritto di esprimere la sua arte, ma ha il dovere di dare testimonianza al suo popolo proprio in un momento come questo in cui è stato duramente colpito a freddo da terroristi senza pietà“.

Dopodiché ha aggiunto che la Biennale “sarà sempre uno spazio di libertà, incontro e dialogo e non uno spazio di censura e intolleranza“.

Quindi, il messaggio del ministro: “Allo Stato di Israele, ai suoi artisti e a tutti i suoi cittadini va la mia più profonda solidarietà e vicinanza”.

Israele alla Biennale e la condanna della Russia

Senza andare troppo indietro nel tempo, i firmatari ricordano alla Fondazione per aver adottato una disparità di trattamento, rispetto all’atteggiamento tenuto verso la Russia nel 2022 (in virtù del conflitto russo-ucraino) e quello verso Israele in vista dell’edizione del 2024.

“Nel 2022 la Biennale ha condannato l’inaccettabile aggressione militare da parte della Russia, che includeva la dichiarazione di rifiutare qualsiasi forma di collaborazione con coloro che hanno compiuto o sostenuto un atto di aggressione così grave” viene chiarito.

“Siamo sconvolti da questo doppio standard. Qualsiasi lavoro che rappresenti ufficialmente lo Stato di Israele costituisce un’approvazione delle sue politiche genocide. Non esiste libera espressione per i poeti, gli artisti e gli scrittori palestinesi assassinati, messi a tamessi a tacere, imprigionati, torturati” recita il documento, in cui viene condannato il presunto “silenzio selettivo” della Biennale.

Fonte foto: iStock

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