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Caso banche dati, contatti con Mafia e Servizi segreti: la mail di Mattarella e tutte le mosse degli hacker

Nel caso banche dati continuano a spuntare fuori nomi. Si fa il nome del presidente della Repubblica Mattarella, oltre a Mafia e Servizi segreti

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Giorgia Bonamoneta

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista, si concentra sulla politica e la geopolitica, scrive anche di economia e ambiente. Laureata in Editoria e Scrittura presso La Sapienza di Roma, ha iniziato a scrivere per una testata impegnata sui diritti civili, prima di lavorare in diverse testate di attualità.

L’inchiesta sul presunto furto di dati prosegue. Il caso banche dati coinvolge una rete di contatti diretti con ambienti mafiosi e persino con servizi segreti, anche esteri. Tra le scoperte più inquietanti c’è l’accesso abusivo a dati riservati delle forze dell’ordine e di istituzioni come il ministero dell’Interno. Le indagini hanno persino riportato il tentativo di infiltrazione su un’email appartenente alla carica più alta dello Stato, il presidente Sergio Mattarella.

Scoperta rete criminale: hacker, mafia e intelligence

Secondo il pm di Milano Francesco De Tommasi, l’organizzazione aveva costruito una rete “a grappolo”, in cui ciascun membro e collaboratore possedeva legami con forze dell’ordine e pubbliche amministrazioni, sfruttati per reperire dati riservati. Tra i protagonisti principali dell’inchiesta, l’hacker Nunzio Calamucci, uno dei leader della banda, intercettato mentre vantava legami con “servizi deviati e servizi segreti seri” e sottolineava l’importanza di “mimetizzare la fonte dei dati” per evitare problemi futuri.

Con una base di almeno 15 terabyte di informazioni riservate, tra cui “ottocentomila Sdi” (dati delle forze di polizia), Calamucci si era anche assicurato l’accesso alle banche dati attraverso contatti che gestivano la manutenzione del sistema del ministero dell’Interno.

In foto Carmine Gallo

La struttura della banda sembra aver favorito rapporti con membri della criminalità organizzata e figure dell’intelligence, un aspetto che il pm definisce “un pericolo per la democrazia del Paese”. I contatti con la mafia e il vantarsi di poter intervenire in procedimenti giudiziari rappresentano un rischio potenziale di destabilizzazione politica e sociale, con la possibilità di influenzare in modo illecito decisioni imprenditoriali e istituzionali.

Nel mirino anche Sergio Mattarella

Le intercettazioni hanno svelato anche un tentativo di accedere a un’email del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, un fatto definito inquietante dagli inquirenti.

Secondo le conversazioni registrate, Nunzio Calamucci (che è stato già arrestato) e Carmine Gallo, ex poliziotto e amministratore delegato della società di investigazione Equalize, si vantavano di aver ottenuto l’accesso all’account intestato al Capo dello Stato, descrivendo dettagliatamente come lo avrebbero utilizzato per scopi personali o di gruppo.

La società Equalize, già implicata nel caso Del Vecchio per l’installazione di trojan su dispositivi di persone legate a personaggi influenti, sembra aver giocato un ruolo cruciale nell’acquisizione illecita di informazioni e nella produzione di dossier manipolati per vantaggi personali.

Serve sicurezza e trasparenza: la reazione

Il caso ha sollevato non poche preoccupazioni. La premier Giorgia Meloni ha chiesto che la magistratura indaghi fino in fondo, definendo la vicenda “potenzialmente eversiva”.

Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha invece sottolineato come la questione riguardi anche la “sicurezza dei nostri dati riservati”, condannando l’utilizzo di informazioni riservate per battaglie politiche.

Al momento, oltre alle sei misure cautelari già emesse, risultano indagate più di 60 persone, tra cui Leonardo Maria Del Vecchio, coinvolto per presunti accessi abusivi a banche dati per fini personali e familiari. La Procura di Milano ha scelto di mantenere una linea prudente nelle investigazioni per garantire la protezione dei procedimenti tecnici ancora in corso.

Fonte foto: ANSA

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