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Carcere per gli ambientalisti che occupano strade e ferrovie, ok alla norma anti-Gandhi: in cosa consiste

Passa la cosiddetta "norma anti-Gandhi" che prevede il carcere per chi blocca strade e ferrovie. Difficilmente però per i manifestanti si apriranno le porte della galera

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Mauro Di Gregorio

GIORNALISTA

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Approdato a QuiFinanza e Virgilio Notizie dopo varie esperienze giornalistiche fra Palermo e Milano. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Passa alla Camera la cosiddetta “norma anti-Gandhi”, l’articolo 14 del Ddl Sicurezza, che prevede il carcere per chi blocca il traffico stradale o la circolazione ferroviaria in segno di protesta. A dare questa etichetta alla nuova norma sono stati i partiti di opposizione. Il voto finale alla Camera sul disegno di legge dovrebbe arrivare entro la prossima settimana. Tuttavia, è difficile che i manifestanti condannati secondo la nuova normativa passino un giorno in carcere.

Cosa prevede la norma anti-Gandhi

Le opposizioni hanno scelto il riferimento a Gandhi per richiamare il suo esempio di disobbedienza civile, improntata a una lotta non violenta fatta di marce, comizi e sit-in.

Secondo il testo, chi blocca una strada o una ferrovia rischia il carcere fino a un mese; se l’azione è compiuta da più persone riunite, la pena prevista va da 6 mesi a 2 anni di reclusione.

Nella foto, due attiviste di Ultima Generazione.

Questa fattispecie, però, se non associata ad altri reati ben più gravi non porterà i manifestanti in carcere dal momento che, secondo l’ordinamento italiano, per condanne inferiori a 4 anni si possono applicare pene alternative.

La norma è stata ideata per colpire Ultima Generazione, ma di fatto si applicherà a chiunque occupi le strade in segno di protesta, come i manifestanti contro il Ponte sullo Stretto di Messina o i lavoratori che reclamano maggiori diritti.

La stretta contro i blocchi stradali e ferroviari arriva ad otto mesi di distanza da un’altra legge fatta per colpire Ultima Generazione, il cosiddetto “Ddl contro gli eco-vandali”.

Lotta contro le occupazioni abusive

Viene introdotto un nuovo reato, il 634-bis, per “l’occupazione arbitraria di un immobile destinato a domicilio altrui”. La pena prevista è la reclusione da 2 a 7 anni.

Anche in questo caso le opposizioni protestano, definendo la norma “superflua” e scritta solo per ottenere “un titolo di giornale”. Le opposizioni sottolineano che i codici puniscono già le occupazioni abusive, ma il governo precisa che gli strumenti attualmente in mano a forze dell’ordine e magistratura sono troppo lenti e inadeguati ad affrontare il fenomeno.

La nuova norma recita: “Chiunque, mediante violenza o minaccia, occupa o detiene senza titolo un immobile destinato a domicilio altrui o sue pertinenze, ovvero impedisce il rientro nel medesimo immobile del proprietario o di colui che lo detiene legittimamente, è punito con la reclusione da 2 a 7 anni.”

La vera novità è che, se l’immobile occupato è l’unica abitazione del denunciante, le forze di pubblica sicurezza possono sfondare la porta, cacciare gli occupanti e riconsegnare le chiavi di casa al legittimo proprietario. In precedenza, la procedura di sgombero poteva durare settimane o mesi.

Opposizione sul piede di guerra

In entrambi i casi, le opposizioni parlano di norme liberticide. “Se un migliaio di studenti occupa la sede stradale, rischia di incorrere in un reato penale”, denuncia Gianni Cuperlo, esponente del Partito Democratico.

Anche Laura Boldrini, sua collega di partito, sostiene che la norma colpisca “i lavoratori e gli eco-attivisti”.

Angelo Bonelli, di Alleanza-Verdi-Sinistra, afferma che la norma “segna una svolta storica per la qualità della nostra democrazia”.

La pentastellata Stefania Ascari annuncia: “Sarò una delle prime ad essere imputate. Io non smetterò di andare fuori dalle fabbriche con i lavoratori sfruttati.”

Fonte foto: IPA

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