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Cacciatori morti in Trentino, si infittisce il mistero: cosa dicono le analisi sul proiettile calibro 270

Sono arrivate le analisi sul proiettile che ha ucciso Massimiliano Lucietti, uno dei due cacciatori trovati morti in Trentino: il mistero si infittisce

Pubblicato:

Cristiano Bolla

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista esperto di cinema, televisione, nuovi media e spettacolo, scrive anche di cronaca e attualità. Laureato in Scienze e Tecnologie delle Arti e dello Spettacolo con Master in Drammaturgia e Sceneggiatura, ha lavorato per diverse produzioni prima di muovere i primi passi nelle redazioni di testate giornalistiche di Torino e Milano. Attualmente collabora anche con importanti riviste di settore.

Continua a restare avvolto nel mistero il caso dei due cacciatori trovati morti nei boschi del Trentino, a poche ore di distanza l’uno dell’altro. Resta in piedi l’ipotesi dell’omicidio-suicidio, ma le analisi sul proiettile che ha ucciso Massimiliano Lucietti non fuga i dubbi.

Trentino, l’analisi sul proiettile calibro 270

A sei giorni dal ritrovamento del 24enne Massimiliano Lucietti nei boschi di sopra Celledizzo (provincia di Trento), non è ancora stata chiarita la verità sulla sua morte, né se sia direttamente collegata a quella del collega Maurizio Gionta – trovato morto suicida 24h ore dopo nelle stesse zone.

Parte delle risposte si attendevano dalle analisi del proiettile calibro 270 che ha ucciso il cacciatore di 24 anni. Stando a quanto riferisce la stampa locale, i Ris di Parma hanno stabilito che quel proiettile è compatibile con la carabina Winchester di Gionta.

Massimiliano Lucietti, in una foto condivisa dal gruppo Facebook della Federazione dei Corpi Vigili del Fuoco Volontari Provincia autonoma Trento

Esclusa quindi l’ipotesi del suicidio (Lucietti sparava con un calibro 300). Tuttavia, non è sufficiente per fare luce sul caso: il proiettile è molto diffuso tra i cacciatori e sarebbe compatibile con almeno altri 20 fucili regolarmente denunciati e appartenenti a cacciatori della zona.

Necessarie altre analisi sull’arma di Gionta

Dal momento che il proiettile che ha ucciso Massimiliano Lucietti, trovato nei boschi senza vita la mattina del 31 ottobre 2022, saranno quindi necessarie nuove analisi. Questa volta, si concentreranno direttamente sull’arma dell’altro cacciatore deceduto.

I Carabinieri incaricati dell’analisi balistica dovranno infatti verificare se il proiettile è stato sparato dal fucile di Maurizio Gionta: potranno capirlo grazie alla caratteristica impronta lasciata dalla carabina su ogni singolo colpo esploso.

Nel frattempo, proseguono anche le verifiche sulle persone informate sui fatti. I Carabinieri di Cles (Trento) stanno sentendo altri cacciatori che si trovavano nei boschi sopra Celledizzo. Al momento è aperto un fascicolo a carico di ignoti.

Il caso dei due cacciatori del Trentino

La vicenda è avvolta nel mistero e sta lasciando senza parole gli abitanti della zona. A ritrovare il corpo del giovane cacciatore e vigili del fuoco volontari di Peio è stato proprio Maurizio Gionta, che fa parte del suo stesso gruppo venatorio.

Il giorno dopo, lunedì 1 novembre 2022, lo stesso Gionta è stato trovato morto a poca distanza dal punto in cui era stato ritrovato Lucietti. In questo caso, sembra dato per certo che si tratti di suicidio.

Nell’auto del cacciatore,  è stato trovato un biglietto in cui chiede di non essere incolpato per la morte del 24enne. Tra le possibilità, quelle di un incidente di caccia finito in tragedia e di un intollerabile senso di colpa, ma non è ancora esclusa la presenza di una terza persona.

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