Aumentano i casi di morbillo, negli Usa scattano le quarantene: il punto di Matteo Bassetti su Covid e vaccini
Da gennaio sono oltre 620 i casi di morbillo negli Usa, dove sono già scattate quarantene: il legame con il Covid spiegato da Matteo Bassetti
Non è la prima volta che si parla di allarme morbillo. Di recente, però, la preoccupazione è aumentata e non solo tra i bambini. Negli Stati Uniti, ad esempio, nelle ultime settimane lo stato di New York ha dovuto dichiarare lo stato di emergenza; poi è toccato a Los Angeles, dove in due università è scattata la quarantena per gli studenti, il corpo docente e il personale che non sono vaccinati. La misura è scattata, in particolare, alla University of California (Ucla), dove sono stati messi in quarantena 119 studenti e altre 8 persone, e la California State University (Csu). Altri due allarmi sono scattati anche in Iowa e Tennessee, con oltre 70 casi di morbillo segnalati, che portano a oltre 620 quelli totali confermati dal 1° gennaio. Ma anche in Italia, da tempo, i pediatri parlano di un calo di vaccinazioni. A Virgilio Notizie l’opinione dell’infettivologo Matteo Bassetti (ospedale San Martino di Genova), che ha parlato anche del fattore Covid legato all’aumento dei casi di morbillo.
- I numeri che arrivano dagli Usa preoccupano: allarme fondato o fenomeno locale?
- I pediatri parlano di casi in crescita tra i giovani da prima di Natale, l'Iss ha indicato un'epidemia a Napoli, con tre bimbi morti: perché si teme il morbillo?
- Si può parlare di effetto Covid, con un ritorno di malattie come polio e tubercolosi, che sembravano dimenticate?
- Eppure a volte arrivano allarmi che sembrano infondati: che fine ha fatto, ad esempio, quello per il vaiolo delle scimmie?
I numeri che arrivano dagli Usa preoccupano: allarme fondato o fenomeno locale?
“Durante la pandemia c’è stato un calo di attenzione verso altre vaccinazioni che non fossero quelle contro il virus Sars-CoV-2, ma c’è stata anche molta cattiva informazione, fake news, che ha contribuito a un calo generale delle vaccinazioni e dunque anche per quello contro il morbillo. È l’effetto degli ultimi tre anni e, anche se non siamo ancora in emergenza, ne vedremo le conseguenze con un aumento significativo dei casi di morbillo col passare dei mesi”, spiega Bassetti.
I pediatri parlano di casi in crescita tra i giovani da prima di Natale, l’Iss ha indicato un’epidemia a Napoli, con tre bimbi morti: perché si teme il morbillo?
“Per il morbillo è fondamentale l’immunità di gregge, che sia frutto di protezione diretta (da vaccino) o indiretta (per chi, pur non essendo vaccinato, si giova del gran numero di persone che lo sono). Ma se questa scende sotto l’80%-90% ecco che il morbillo torna a circolare, come sta accadendo in America e questa malattia è tutt’altro che tranquilla, come invece pensano molto adulti che l’hanno avuta senza gravi conseguenze – spiega ancora l’infettivologo – Basta parlare con chi era pediatra negli anni ’70 e ’80: c’erano molte complicanze perché è una malattia sistemica che può dare polmoniti o encefaliti serie, anche con danni permanenti. Ciò vale ancora di più se contratta in età più avanzata. Se torna a circolare tra i giovani, quindi, può colpire indirettamente anche gli adulti, che a tanti anni dalla malattia possono avere ridotto gli anticorpi. Per non parlare degli immunodepressi, coloro che non possono – neppure volendo – vaccinarsi”. Ecco uno degli allarmi lanciato dai pediatri.
Si può parlare di effetto Covid, con un ritorno di malattie come polio e tubercolosi, che sembravano dimenticate?
“In qualche modo sì, ma attenzione: a livello generale, se noi oggi abbiamo un’aspettativa di vita maggiore è per tanti motivi, compreso il fatto che ci siamo vaccinati. Poi bisogna però fare distinzioni: per la polio o il tetano, infatti, abbiamo vaccini efficaci per i quali basta completare un ciclo per avere una protezione efficace. Per la tubercolosi, invece, non la vaccinazione non è così efficace. Se a questo aggiungiamo che ci sono molti scenari di guerra nel mondo, dove non è possibile disporre di campagne di vaccinazione a tappeto per difficoltà oggettive (povertà, mancanza di infrastrutture, migrazioni dei rifugiati, ecc.) è chiaro che ci sia preoccupazione. Un esempio sono i focolai di polio che si sono registrati in Siria, ma anche in Ucraina e India”, spiega ancora Bassetti.
Eppure a volte arrivano allarmi che sembrano infondati: che fine ha fatto, ad esempio, quello per il vaiolo delle scimmie?
“In questo caso possiamo affermare che un po’ di allarme è servito. La preoccupazione per i casi registrati a cavallo della scorsa estate, infatti, ha portato ad aumentare le vaccinazioni. Abbiamo vaccinato la stragrande maggioranza delle persone a rischio, come giovani e omosessuali. Insomma, l’effetto è stato una maggiore sensibilizzazione sui comportamenti a rischio, specie nei rapporti sessuali, e dunque educazione, insieme a una maggiore copertura vaccinale. Il risultato è che in 4 mesi la bolla di casi è scomparsa. Forse non sembrerà bello da dire, ma il timore della malattia ha avuto un effetto positivo, con una reazione composta nei Paesi più a rischio, come Spagna, Inghilterra, Portogallo e appunto Italia“.
E ancora: “Lo stesso tipo di fenomeno si registra periodicamente con la meningite: quando ci sono casi di decessi, ecco che si torna a vaccinarsi. Insomma la paura porta ad aumentare le vaccinazioni e queste aiutano a contrastare le malattie”, conclude l’infettivologo.