Assolta Selene Ticchi, l'ex militante di Forza Nuova con la maglietta "Auschwitzland"
Nel 2018 indossò la maglietta "Auschwitzland" a Predappio ed era stata denunciata per apologia del fascismo. Selene Ticchi è stata assolta
Selene Ticchi è stata assolta dal tribunale di Forlì. La donna, all’epoca militante di Forza Nuova, aveva indossato una maglietta con la scritta ‘Auscwitzland’ e i caratteri della Disney mentre si trovava ad un raduno di nostalgici a Predappio (Forlì-Cesena) e per questo era stata denunciata per violazione della legge Mancino. Nella giornata di ieri, giovedì 12 gennaio 2023, Selene Ticchi è stata assolta.
Auschwitzland, assolta Selene Ticchi
Selene Ticchi era a processo per violazione della legge Mancino. La denuncia era partita dall’Anpi, che per durante il processo si era costituita parte civile, e anche il museo di Auschwitz si era fatto avanti con un esposto.
Per questo la Procura aveva chiesto nove mesi di reclusione e una multa di 600 euro. Giovedì 12 gennaio, invece, il tribunale di Forlì ha assolto la donna dal reato di apologia del fascismo in quanto “il fatto non costituisce reato”.
Durante il processo Selene Ticchi era difesa dal marito, l’avvocato Daniele D’Urso. Per il momento si attendono le motivazioni della sentenza che arriveranno fra due settimane.
L’episodio
Il 28 ottobre 2018 Selene Ticchi, allora 48enne, partecipò alla commemorazione della marcia su Roma a Predappio insieme ad altri militanti che ogni anno si radunano per rendere omaggio a Benito Mussolini.
In quel giorno la donna, originaria di Budrio, si presentò con una t-shirt nera sulla quale sfoggiava la scritta ‘Auschwitzland’ riportata con gli stessi caratteri della Disney. Al posto dell’iconico castello stilizzato, compariva il profilo del campo di concentramento.
“È humor nero”, aveva commentato la donna a ‘Repubblica’. In quel periodo Selene Ticchi era militante di Forza Nuova, ma il movimento prese le distanze da lei e la allontanò dichiarando che il partito “nulla ha a che vedere con le espressioni da lei adottate e con quanto ha dichiarato”.
Il suo gesto sollevò quindi indignazione da quasi tutte le parti politiche, compreso Simone Di Stefano di Casapound che sui social scrisse: “Maledetti pagliacci mascherati che ogni anno andate a Predappio a disonorare i morti con le vostre sguaiate marcette e fate a gara con chi si mette la maglietta più imbecille perché siete le scimmie ammaestrate degli antifascisti”.
L’Anpi: “Non ci fermeremo”
Dall’Anpi, a commentare la notizia c’è l’avvocato Emilio Ricci, nonché tutore legale dell’Associazione.
Sulle pagine de ‘La Stampa’ leggiamo: “Colpisce che, ancora una volta, l’ostentazione di condotte apologetiche non siano ritenute penalmente rilevanti quando, nel caso che ci occupa, si ridicolizza una delle vicende storiche più gravi e drammatiche vissute nel periodo della seconda guerra mondiale”.
Quindi: “La battaglia per la difesa della memoria dei martiri e dei perseguitati dal nazifascismo prosegue con l’impegno dell’Anpi a perseguire i responsabili di tutte le condotte rilevanti penalmente”.