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Arrestato il sindaco di Melito di Napoli Luciano Mottola: tra le accuse lo scambio elettorale politico-mafioso

Luciano Mottola, sindaco di Melito, e altre 17 persone sono finite in manette al termine di un'indagine della Dia

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Luca Bucceri

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista esperto del mondo dello sport e della politica, scrive anche di attualità ed economia. Laureato in Scienze della Comunicazione, muove i primi passi nelle redazioni sportive di Palermo per poi trasferirsi a Milano e lavorare per importanti testate.

Una maxi operazione della Dia di Napoli, la Direzione Investigativa Antimafia, ha portato all’arresto di 18 persone accusate, a vario titolo, di scambio elettorale politico-mafioso e associazione di tipo mafioso. Tra le persone finite in manette anche il sindaco di Melito di Napoli, Luciano Mottola, insieme al presidente del Consiglio comunale e altri due consiglieri comunali.

Arrestato il sindaco di Melito di Napoli

Le misure cautelari sono scattate in seguita all’ordinanza della Dia che ha disposto il fermo per 18 persone accusate anche di attentati ai diritti politici del cittadino, corruzione, concorso esterno in associazione mafiosa e tentata estorsione. Secondo le indagini svolte a Napoli e coordinate dalla Dda sarebbero infatti emersi gravi indizi sull’esistenza di un accordo tra criminalità organizzata e dirigenza politica di Melito.

Secondo il gip l’accordo sarebbe duraturo ed era già in atto in occasione della tornata di votazioni del 3 e 4 ottobre 2021 in cui Luciano Mottola, attuale primo cittadino, vinse le elezioni diventando sindaco di Melito di Napoli. È quindi emerso che gli accordi erano stati presi tra esponenti della criminalità organizzata operante nel territorio e alcuni rappresentanti della coalizione a sostegno del candidato sindaco avversario, quest’ultimo non indagato.

Le intimidazioni della criminalità organizzata

Secondo quanto risulta nelle indagini, la coalizione avrebbe accettato dai referenti dell’organizzazione criminale la promessa di avere procurati i voti degli appartenenti al clan, dei soggetti a esso legati e dei residenti del rione popolare destinatari di pressioni e intimidazioni, in cambio dell’erogazione di somme di denaro nonché della disponibilità a soddisfare gli interessi o le esigenze dell’associazione camorristica.

Gli uomini del gruppo malavitoso avrebbero anche impedito l’esercizio dei diritti politici di una candidata al Consiglio comunale, costretta con gravi minacce a svolgere campagna elettorale non per sé ma per un candidato della coalizione opposta che era maggiormente gradito dal clan.

Compravendita di voti, le accuse

Nel corso delle indagini sono emersi anche episodi di compravendita di voti di consiglieri comunali in occasione delle elezioni per gli organi della Città metropolitana svoltesi il 13 marzo 2022.

Secondo il gip, inoltre, sarebbero stati individuati gravi indizi su alcuni episodi estorsivi posti in essere dagli affiliati al clan.

Fonte foto: Facebook/Ansa

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