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CRONACA NERA

Argentario, c'è un secondo indagato. Niente fermo per il conducente danese dello yacht: può espatriare

La procura di Grosseto ha comunicato che gli indagati sono entrambi i conducenti delle imbarcazioni, mentre Hobrun è libero di tornare a casa

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Claudio Carollo

GIORNALISTA

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di cronaca e attualità economico-politica, interessandosi nel tempo di tematiche sociali e sport. Ha collaborato con diverse testate nazionali, con esperienze anche in radio.

C’è un secondo indagato per l’incidente tra barche avvenuto sabato in Toscana, nel tratto di mare tra l’Isola del Giglio e l’Argentario, che ha provocato un morto e una dispersa. Lo comunica la procura di Grosseto in una nota riportata da Ansa. Intanto le autorità non hanno disposto il fermo per primo iscritto nel registro degli indagati, il conducente di nazionalità danese dello yacht, Per Hobrun, che sarà libero di tornare a casa.

La nota della procura

A dare notizia degli aggiornamenti sullo scontro in mare è stata la stessa procura di Grosseto: “A seguito dell’incidente in mare verificatosi il pomeriggio di sabato 23 luglio nelle acque ricomprese fra l’Argentario e Isola del Giglio – si legge nella nota –  e che ha visto coinvolte una decina di persone a bordo di due unità da diporto, risultano indagati i rispettivi conducenti delle imbarcazioni per i reati di omicidio colposo aggravato e danneggiamento con pericolo colposo di naufragio“.

I procuratori smentiscono inoltre le ricostruzioni circolate nelle prime ore secondo le quali lo yacht stesse navigando con il pilota automatico.

Quanto alla dinamica” sono diverse le ipotesi al vaglio, viene aggiunto nella nota e “non risultano, allo stato, elementi circa la possibilità di utilizzo, da parte di uno dei natanti, del pilota automatico”.

Il tratto di mare nel quale è avvenuto l’incidente

Niente fermo per Hobrun

Le autorità italiane inoltre non hanno disposto il fermo nei confronti di Per Hobrun, 58 anni, che era alla guida dello yacht al momento dell’impatto. Gli inquirenti non ritengono probabile il pericolo di fuga e per questo l’imprenditore sarà libero di tornare in Danimarca.

Con lui sono autorizzati a espatriare anche la compagna, il figlio e la fidanzata di quest’ultimo non senza polemiche dalla controparte: “Perché non c’è ancora stato un fermo di polizia? Si vuole fare in modo che i danesi scappino?” avrebbe detto, riportato dal Corriere della Sera, Angelo Manzo, fratello di Fernando, l’altro indagato, al timone “Vahinè”.

Il conducente della barca a vela, travolta dal motoscafo di ultima generazione “Bibi Blu”, è attualmente ricoverato all’ospedale di Orbetello per essere operato alla spalla.

Delle sei persone a bordo è morto l’antiquario Andrea Giorgio Coen e l’allenatrice di ginnastica Anna Claudia Cartoni risulta ancora dispersa, mentre le altre quattro sono sopravvissute.

Le indagini

I danesi avrebbero prestato i primi soccorsi in attesa dell’intervento della Capitaneria di porto e questo fatto sarebbe andato a loro favore nelle decisioni delle autorità.

Nei confronti della famiglia straniera gli inquirenti stanno ancora cercando elementi di prova: a quanto è trapelato da un’intervista rilasciata a una televisione danese, gli imprenditori hanno detto di aver incontrato la Vahinè nel proprio tratto di navigazione e di aver tentato di frenare all’ultimo momento. 

Fonte foto: ANSA

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