Allergie in aumento e il legame con l'asma nella Giornata mondiale: l'intervista a Gianluigi Marseglia
Il 7 maggio è la Giornata mondiale dell'asma, quali sono i punti di contatto con le allergie: l'intervista a Gianluigi Marseglia
La primavera è già iniziata da qualche settimana e, nonostante (o complici) gli sbalzi di temperatura, la stagione dei pollini è ormai nel pieno. Con essa aumentano i casi di allergie, soprattutto a certe piante come le graminacee, con forme che possono colpire in modo severo, soprattutto i bambini, fino all’asma, di cui il 7 maggio ricorre la Giornata mondiale di sensibilizzazione. Il periodo di maggiore fioritura, infatti, è da marzo a settembre. I sintomi più comuni di allergia alle graminacee sono simili a quelli di un banale raffreddore fuori stagione, come starnuti frequenti, lacrimazione agli occhi e prurito, sia al naso che agli occhi. Per questo può essere difficile capire che si tratta di una vera e propria reazione. A volte, poi, subentra anche la cosiddetta “polisensibilizzazione”, cioè più allergeni che scatenano una risposta da parte del sistema immunitario. Virgilio Notizie ha intervistato Gianluigi Marseglia, direttore Clinica pediatrica Università di Pavia – Fondazione IRCCS policlinico San Matteo, e past President della Società italiana di allergologia e immunologia pediatrica.
Spesso le allergie sono sottovalutate, ma nella gamma delle possibili conseguenze ci può essere anche l’asma?
“Si, è assolutamente vero che le allergie possono essere sottovalutate e portare all’asma come conseguenza.
In molti casi, le allergie si manifestano con sintomi lievi come starnuti, naso che cola o prurito agli occhi, e per questo motivo vengono spesso trascurate. Tuttavia, in soggetti predisposti, l’esposizione continua agli allergeni può portare a una infiammazione cronica delle vie aeree che, nel tempo, può sfociare in asma”.
L’asma può presentarsi in forme differenti?
“Sì, esistono diversi tipi di asma, e l’asma allergica è uno dei più comuni. In questo caso, l’asma è scatenata dall’esposizione a sostanze normalmente innocue per la maggior parte delle persone, come pollini, acari della polvere, pelo e forfora di animali domestici, muffe e insetti”.
Quanto è diffusa oggi l’asma allergica?
“L’asma allergica è una malattia cronica diffusa in tutto il mondo, che colpisce persone di tutte le età. Si stima che ne soffra circa il 10% della popolazione mondiale, con una prevalenza che varia a seconda delle regioni geografiche e dei fattori ambientali. In Italia, l’asma allergica interessa circa il 5% della popolazione adulta e il 10% dei bambini”.
Chi sono i soggetti più colpiti dalle reazioni allergiche e perché?
“Le reazioni allergiche possono colpire qualsiasi individuo, ma alcuni soggetti sono più predisposti di altri a svilupparle. Tra i fattori di rischio più importanti troviamo fattori genetici, storia personale di dermatite atopica, esposizione precoce agli allergeni, i fattori ambientali. Alcune condizioni mediche come l’asma e la rinite allergica, inoltre, possono aumentare il rischio di sviluppare altre allergie. Oltre a questi fattori di rischio generali, alcuni gruppi di persone sono particolarmente colpiti dalle reazioni allergiche, bambini, adolescenti, persone con una storia familiare di allergie, i soggetti atopici, le persone che vivono in aree con alti livelli di inquinamento, e i fumatori”.
Quali sono i principali fattori che causano allergie e reazioni di vario tipo (dermatologiche, respiratorie, ecc.)?
“È vero, i dati mostrano un aumento di casi di polisensibilizzazione, ovvero una condizione in cui un individuo è allergico a più allergeni contemporaneamente. Riconoscere e diagnosticare la polisensibilizzazione può essere complesso, in quanto i sintomi possono essere simili a quelli di una singola allergia e possono variare da persona a persona. Per una diagnosi precisa, il medico generalmente procede con un’anamnesi accurata e con l’esecuzione dei test allergologici. La polisensibilizzazione colpisce più frequentemente i soggetti con una storia familiare di allergie, i bambini, i soggetti atopici, ovvero coloro che soffrono di eczema o dermatite atopica”.
L’inquinamento atmosferico che peso ha?
I principali fattori che causano allergie e reazioni di vario tipo sono quattro. Il primo è rappresentato da fattori genetici: la predisposizione alle allergie è in parte ereditata. Se uno o entrambi i genitori soffrono di allergie, il figlio ha una maggiore probabilità di sviluppare allergie a sua volta. Un altro fattore di rischio è l’esposizione precoce agli allergeni, come acari della polvere, pollini o pelo di animali, che può aumentare il rischio di sensibilizzazione e di sviluppo di allergie. Non vanno trascurati i fattori ambientali: l’inquinamento atmosferico, l’esposizione al fumo passivo e una dieta ricca di cibi industriali e povera di frutta e verdura possono aumentare il rischio di sviluppare allergie. Infine ci possono essere altre condizioni mediche come l’asma, la dermatite atopica e la rinite allergica che, come detto, possono aumentare il rischio di sviluppare altre allergie”.
Quanto è vero che l’uso o abuso di detergenti può avere anch’esso un ruolo nello sviluppo di allergie?
“L’uso, e soprattutto l’abuso, di detergenti e l’inquinamento atmosferico possono avere un impatto significativo sulla salute umana, sia in modo diretto che indiretto, favorendo l’insorgenza di allergie e altri problemi di salute. Molti detergenti per la casa e l’igiene personale contengono sostanze chimiche irritanti come candeggina, ammoniaca, solventi e fragranze artificiali. Queste sostanze possono irritare la pelle, gli occhi e le vie respiratorie, soprattutto in soggetti sensibili o con allergie. L’esposizione a queste sostanze chimiche può esacerbare i sintomi di allergie e asma, causando prurito, starnuti, tosse, difficoltà respiratorie e attacchi d’asma”.
Per quanto riguarda l’inquinamento? È vero che ha contribuito ad aumentare l’incidenza dell’asma e delle allergie?
“Per quanto riguarda l’inquinamento, le particelle inquinanti presenti nell’aria, come PM10 e PM2.5, possono irritare le vie respiratorie e scatenare o peggiorare i sintomi di allergie e asma. L’esposizione prolungata all’inquinamento atmosferico può aumentare anche il rischio di sviluppare altre malattie respiratorie come la bronchite cronica e la polmonite.
I cambiamenti climatici, con una la stagione dei pollini dilatata (si parla di una durata media di 30 giorni in più rispetto a qualche anno fa) hanno influito sul numero di diagnosi di allergie?
“Sì, i cambiamenti climatici stanno influenzando in modo significativo la stagionalità dei pollini e, di conseguenza, l’incidenza delle allergie. Diversi studi scientifici dimostrano una correlazione con: l’aumento delle temperature globali che, essendo più elevate, favoriscono una fioritura anticipata e una stagione dei pollini più lunga; la maggiore concentrazione di CO2, che stimola la produzione di polline da parte delle piante, rendendolo più allergenico; le modifiche nei modelli di precipitazione perché i cambiamenti nei regimi di pioggia e siccità possono influenzare la distribuzione e la concentrazione dei pollini.
Infine, quando occorre rivolgersi a un esperto e sono i rimedi oggi disponibili per i casi di allergie (topici, ma anche farmaci di nuova generazione per i casi più gravi di asma)?
“È importante rivolgersi a un medico in caso di sintomi allergici persistenti o gravi, reazioni allergiche gravi (come gonfiore del viso o della gola, difficoltà respiratorie o respiro sibilante), o nel sospetto di una nuova allergia. Esistono diverse opzioni di trattamento per le allergie, che variano a seconda del tipo di allergia, della gravità dei sintomi e delle esigenze individuali del paziente. Alcune tra le più comuni includono gli antistaminici, i cortisonici inalatori e/o topici, e l’immunoterapia (vaccini antiallergici). Per i casi più gravi di asma che non rispondono ai trattamenti standard, sono disponibili farmaci biologici di nuova generazione, che agiscono su specifici meccanismi del sistema immunitario che contribuiscono all’infiammazione delle vie aeree. È importante ricordare che il trattamento delle allergie deve essere individualizzato e seguito sempre dal pediatra allergologo”.