Alessia Pifferi, le dichiarazioni del compagno: "A gennaio 2021 Diana è nata prematuramente a casa mia"
Emergono nuovi dettaglia sulla morte della piccola Diana Pifferi. A parlare, ancora una volta, è il compagno della madre, Alessia Pifferi
Mario Angelo D’Ambrosio, 58 anni, compagno di Alessia Pifferi, ha raccontato al Gip l’origine della relazione con la 36enne e la sua versione dei fatti circa la morte della piccola Diana Pifferi, morta di stenti perché abbandonata dalla madre per giorni da sola in casa a Milano.
Le dichiarazioni del compagno
“A gennaio 2021 Diana è nata prematuramente a casa mia e la piccolina è stata ricoverata per circa due mesi all’ospedale di Bergamo”. È ciò che l’uomo ha raccontato al Gip in merito alla relazione con Alessia Pifferi.
La coppia si sarebbe conosciuta due anni fa, grazie a un sito di incontri. Questa conoscenza sarebbe poi diventata una “relazione vera e propria, tra alti e bassi, a partire da agosto 2020”, come emerge dalle dichiarazioni diffuse dalla trasmissione di Rete 4, Zona Bianca.
“Non sapevo fosse incinta”
L’uomo ha raccontato al Gip di non essere stato informato dalla fidanzata circa la sua gravidanza anche se qualche sospetto gli era venuto per l’assenza del ciclo e per la pancia “che aumentava”.
Dopo essersi allontanati per un periodo, i due avrebbero ripreso a frequentarsi lo scorso gennaio. Nei fine settimana in cui Alessia andava a trovarlo a Leffe, in provincia di Bergamo, non portava mai con sé la bambina. “Mi diceva che rimaneva con la sorella o la baby-sitter”, avrebbe dichiarato l’uomo durante l’interrogatorio.
Il giorno della morte della piccola Diana
Secondo quanto dichiarato da D’Ambrosio, Alessia si sarebbe recata a casa sua, a Leffe, il 14 luglio, dicendogli che sarebbe andata via lunedì e che la bambina era in compagnia della sorella che l’aveva portata con sé al mare.
Il compagno della donna ricorda inoltre il momento in cui ha appreso la notizia della morte della piccola Diana. “Mi ha chiamato Alessia, un paio di ore dopo aver lasciato casa mia, e mi ha detto che la bambina era morta e che qualcuno era entrato in casa. Poi mi ha passato la sua vicina di casa che mi ha confermato che era tutto vero” ha affermato.
La 36enne accusata di omicidio, ora in stato di fermo nel carcere di San Vittore a Milano, non era comunque nuova a questi comportamenti. In passato, emerge dalle indagini, pare la donna avesse lasciato la piccola incustodita con un grosso bieberon vicino per alcuni giorni, ma questa volta non è andata come in passato.